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Questo articolo è stato pubblicato il 21 dicembre 2014 alle ore 08:16.

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Il leggendario Théâtre du Rond-Point, la sala legata a due mostri sacri come Jean-Louis Barrault e Madeleine Renaud, un pezzo di storia del teatro europeo. Lì, ecco trenta repliche tutte esaurite dell'ultimo lavoro teatrale di Yasmina Reza, Comment vous racontez la partie, che si può vedere ancora, in dicembre, nei comuni della cintura parigina, come Neuilly-sur-Seine e come Marne-Le Perreux; e poi in tournée in Francia, tra cui Lione, Marsiglia, Tolosa, quindi Lussemburgo e Losanna (date nel dossier de presse, theatredurondpoint.fr).
«La commedia è il racconto del disagio con il quale ciascuno tenta di interpretare la parte che gli è stata assegnata», scrive l'autrice. La parte, come appunto «la partie» del titolo. La scrittrice superpremiata Nathalie è invitata a presentare nella Francia profonda. Raffinatissima, sottile, profonda scrittura per quartetto, si potrebbe dire: pensiamo a un primo violino per Rosanna, critico letterario e gloria locale che intervista Nathalie, secondo violino; viola Roland, il giovane animatore (e poeta) della Biblioteca Civica e di questi Sabati Letterari; violoncello il Sindaco, che entra nella parte finale. Lo si potrebbe definire una variazione sugli smascheramenti, le grinze della psiche, l'ambiguità dei ruoli, la "terra di nessuno" in cui si svolgono certi incontri sociali – e la solitudine che ne consegue. Quattro attori molto bravi, Zabou Breitman (Nathalie), Dominique Reymond (Rosanna), Romain Cottard (Roland), André Marcon (Sindaco). La bella e misurata regia è della stessa Reza, che ci conduce dalle atmosfere del teatro boulevardier dell'inizio fino al finale cecoviano, inclusa una bella scena musicale sulle note di Nathalie, di Gilbert Bécaud. Reza, tradotta in 35 lingue, di cui in Italia si sono visti Arte, Il dio della carneficina, e L'uomo del destino, si conferma qui una delle voci maggiori del teatro contemporaneo.
In scena fino al 4 gennaio al Théâtre du Châtelet (chatelet-theatre.com) è il nuovo musical An American in Paris, che poi sarà a Broadway al Palace Theatre con le anteprime dal 13 marzo (palacetheatreonbroadway.com). Ricordiamo il film Oscarpremiato del 1951, con Gene Kelly, Leslie Caron, regia di Vincent Minnelli? Kelly, ossia Jerry Mulligan, giovane pittore americano di cui si invaghisce ricca-ereditiera-americana; però lui ama Lisa, promessa invece a un altro. Danza, danza, danza, sulle musiche di Gershwin. Che nel 1928 aveva scritto, appunto, An American in Paris, «balletto rapsodico», così lo definì. Oggi lo Châtelet assieme a produttori di Broadway hanno chiesto al drammaturgo americano Craig Lucas il libretto e a Christopher Wheeldon, il pluripremiato Artistic Associate del Royal Ballet, la coreografia e anche la regia. La vicenda si complica un poco, rispetto al film: qui sono in tre a essere innamorati della stessa ragazza – e inoltre appaiono i genitori (con madre molto stiff upper lip) di uno dei tre. Ci sono tutti gli ingredienti per un "perfetto" musical di successo, con una compagnia di 25 persone fra attori e danzatori. La danza è l'elemento centrale dello spettacolo, così come nel film, dove aveva marcato l'innovazione. Lì le coreografie erano di Gene Kelly; qui Wheeldon ha disegnato numeri di danza di grande bellezza, dove stili diversi coesistono, andando dalle punte al tip tap al contemporaneo. Al punto che i due personaggi principali, Jerry e Lisa, sono interpretati da due danzatori: lui è Robert Fairchild, principal del New York City Ballet; e lei è Leanne Cope, first artist del Royal Ballet, che qui danno inoltre prova di cantare e recitare con grande talento. Volano sui tavoli dei grandi magazzini Lafayette, con le clienti in Dior, oppure passeggiano per Parigi all'alba sulle note del Concerto in fa: An American in Paris.
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