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Questo articolo è stato pubblicato il 21 dicembre 2014 alle ore 08:14.

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Quest'anno il mercato dei libri è stato invaso da manuali per imparare in poco tempo e con ironia le problematiche amorose. È tutto uno spreco di principesse, rospi, pale per seppellire i cuori infranti, consigli per riconoscere al volo l'anima gemella o, in alternativa, un partner passabile per un fine settimana. La modalità dell'amore sembra sempre più vicina all'azzardo e alla leggerezza dello speed date, dell'appuntamento al buio in cui si hanno a disposizione pochi minuti per decidere se il candidato sia principe o rospo. Si tratta di una via percorsa anche senza l'aiuto delle sempre più numerose agenzie apposite, infatti tutte le occasioni sono buone per conoscere e farsi conoscere, tra sessantenni come tra adolescenti. E se invece sull'amore ci si volesse soffermare, addirittura esprimere una riflessione? Un azzardo, sì, ma con la complicità delle feste e dell'inverno che pare infine propenso a portare gelo e neve, diventa più facile leggere di grandi amori, o scandagliare le sfumature di questa abusata parola, e si perdoni l'uso del sostantivo plurale diventato ormai una brutta parola, una volgarità, non si può nemmeno sfumare un arrosto col vino bianco senza pensare a frustini e manette. Banalità, a confronto dell'erotismo della letteratura dell'India antica, che oscilla sempre tra una sensualità sfrenata e la rinuncia più rigorosa. In una società di matrimoni combinati, spose bambine, donne considerate solo come mogli e madri, sorprende la ricchezza della mitologia erotica. Il dio dell'amore è il bellissimo Ka-ma, armato di arco e frecce, testimone della potenza sconvolgente della passione. Ka-ma ha due mogli, Rati o Godimento sessuale e PrI-tI-, l'Affetto, ma solo della prima si parla. Nelle arti visive, poi, la figura di coppie eroticamente allacciate è ovunque, nei templi come nelle dimore private. L'uomo è appassionato come la pioggia, come un monsone che versa benedetta acqua sulla terra fertile, la donna: la metafora è ricorrente nei testi raccolti da Fabrizia Baldissera (L'universo di Ka-ma).
La risposta occidentale d'altra parte è tutt'altro che pacata, soprattutto in un'epoca che ha ancora una volta i tratti forti dell'ascesi e della passionalità travolgente. Parliamo anche di Abelardo ed Eloisa (Laterza ha appena ristampato il saggio di Mariateresa Fumagalli Beonio Brocchieri, quasi un romanzo), ma ci soffermiamo sul misogino Roman de la Rose, finalmente ben tradotto in italiano da Mariantonia Liborio. Più di ventimila versi di due mani differenti per raccontare il sogno del l'amante alla conquista di Rosa, attraverso il giardino che è corte del dio d'Amore. Le personificazioni dei diversi sentimenti contrastano o aiutano Amante, tra Cortesia e l'ipocrita Falso Sembiante, con Paura, Vergogna, Amico, Dolce Parlare, Benaccolgo e tanti altri. Jean de Meun, nel completare i versi di Guillaume de Lorris, introduce un taglio più realistico e vicino ai Fabliaux, storielle in versi cantate soprattutto tra militari, con riferimenti assai espliciti. La descrizione dell'incontro tra Amante e Rosa risulta così una divertente e poco discreta allegoria dell'incontro sessuale, che non piacque per nulla alla poetessa delle corti Christine de Pizan. Figlia del medico e astrologo di corte di Carlo V, Christine (forse 1364-1430) era nata a Venezia, si sposò giovanissima e a venticinque anni rimase vedova con tre figli piccoli. La fortuna famigliare declinava rapidamente, così la colta Christine compose poemi, un po' per distrarsi e un po' per mantenersi. La Cité des Dames (1405) presenta una visionaria città fortificata, abitata solo da donne guidate da Ragione, Rettitudine e Giustizia. Qui abitano regine come Didone, Medea, Semiramide, con Minerva e Aracne, che trasformarono la tessitura in un'arte. Poetesse, indovine, martiri, sante, guerriere conoscono i tristi destini di molte donne, ma con orgoglio abitano una polis dove regnano pace e giustizia, senza discriminazioni verso nessuna. La Città è alla sua prima traduzione italiana, mentre un'altra opera di Christine de Pizan viene proposta addirittura nella prima traduzione in lingua moderna, si tratta delle Cento Ballate d'Amante e di Dama, dialogo che mostra le difficoltà nelle comunicazioni tra donna e uomo. La consapevolezza di questa scrittrice medievale, solo un poco più colta delle altre grazie all'influenza del padre, è davvero degna di nota: alla donna vorrebbe che fosse consentito non solo studiare, ma anche governare e combattere, lo chiede l'autrice di opere sulla vita femminile, ma anche di un trattato sull'arte della guerra. In India come nella Francia del Trecento non è facile esser donne, ma non è che nella nostra Italia oggi le cose vadano meglio, come conferma la cronaca e come rilevano gli autori di una ricerca su Genere e religioni in Italia. A proposito di religioni, non ci si lasci sfuggire le ventidue opere inedite di Marc Chagall, preparatorie ai grandi dipinti ispirati alle Scritture, ora con bellissima veste in Chagall. Viaggio nella Bibbia. I dipinti sono al museo Chagall di Nizza, dove un'intera stanza è dedicata alle opere ispirate al libro dell'amore, il Cantico dei Cantici, dalle tinte del rosso, del terra di Siena, del magenta, forti e delicate al tempo stesso. Una venatura di religiosità è anche in uno dei best-seller di quest'anno nell'ambito dei temi d'amore, si tratta del breve saggio di Massimo Recalcati sulla reale possibilità e l'efficacia del perdono all'interno delle coppie. È possibile andare avanti insieme dopo un tradimento? Il volume sostiene che lo sia, e possa perfino funzionare bene, anche se "non sarà più come prima", come recita il titolo. Alle diverse declinazioni della passione è invece dedicato lo studio di Umberto Curi, dal taglio filosofico che non disdegna incursioni nella musica, nella letteratura, nel cinema. (Passione, Raffaello Cortina editore, pagg. 230, € 13.00). Infine, un grande amore, una grande passione: quella di Giovanni Reale, scomparso di recente, per la filosofia. Armando Torno ha affettuosamente raccolto gli articoli che Reale ha pubblicato sul Corriere della Sera tra il 2004 e il 2014. Il titolo è come un grido, Mi sono innamorato della filosofia, con la certezza che "l'uomo può trovare nella filosofia quelle ali che gli permettono di volare molto in alto, e di realizzare, in questo continuo cercare, la sua vera natura".

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