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Questo articolo è stato pubblicato il 26 dicembre 2014 alle ore 09:36.

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A Scandicci, accanto a Firenze, la Pelletteria Montblanc si nasconde tra capannoni, cartelli pubblicitari, cancelli automatici e una trentina di ulivi che crescono proprio davanti allo stabilimento. Dalle loro olive e da quelle di un campo poco lontano, raccolte dai 60 dipendenti durante le attività di team building, si produce un olio da assaggiare con il pane, come da tradizione. È qui che il marchio tedesco della galassia Richemont studia e realizza i prototipi dei propri prodotti in pelle. Dentro, accanto all'accento toscano, si sente molto l'inglese. Può capitare di incrociare l'indiano Zaim Kamal, creative director Montblanc, o di vedere confabulare il tedesco Christian Rauch, managing director per l'Italia, con il francese Jérôme Lambert, ceo della maison che iniziò a produrre penne ad Amburgo nel 1906 – per poi ampliare la gamma alla pelletteria, dal 1926, e agli orologi. L'aria che si respira è internazionale. Il distretto è quello storico fiorentino della pelle. Come spesso succede nel nostro Paese, i grandi gruppi – Montblanc ha 500 boutique nel mondo, di cui 16 in Italia – si insediano nella provincia per avvalersi delle migliori maestranze sulla piazza. Monica, Stefano e Sergio lavorano nel laboratorio delle riparazioni della Pelletteria, dal grande banco in legno e dal caratteristico odore di colla: stanno restaurando una borsa del 2001 fatta in Germania – il centro di Scandicci è stato aperto nel 2006. Vengono da generazioni di pellettieri, chi megliodi loro? «Qui beneficiamo della rete di imprese familiari, del fatto che la conceria sia vicina, a Santa Croce. Delle competenze così alte raggruppate in un unico luogo», racconta Lambert durante una delle sue visite mensili: 45 anni, ceo Montblanc da agosto 2013, viene da una esperienza decennale come ceo di Jaeger-LeCoultre (altro marchio Richemont). «Il vostro Paese è sempre stato un mercato importante per noi – spiega Lambert – e cresce, come Portogallo e Spagna. Usa e Cina rimangono gli sbocchi principali, mentre guardiamo con interesse al Sud America col Brasile, all'Africa, al Medio Oriente, all'India, al Vietnam. L'emisfero Sud è in forte sviluppo, anche in termini di ispirazione per la creatività: forme, voci, colori, misure». Il design è un punto fermo fondamentale nella visione del ceo: «Deve seguire la vita delle persone: se si viaggia molto, se si usa il car sharing... Tutto influisce sulla progettazione di uno zaino, sulla ricerca di un materiale resistente». L'ultima nata della maison, la Montblanc Extreme Collection, incarna proprio queste preoccupazioni: cartelle, borse, zaini, custodie di smarphone e tablet, portadocumenti, portafogli sono tutti realizzati in pelle di vitello nera, di taglio fiorentino, su cui è stata stampata una struttura in carbonio intrecciata, di brevetto tedesco; hanno inoltre rifiniture in alluminio anodizzato nero molto leggero. Nel laboratorio della Pelletteria – dove attraverso il controllo qualità e la ricerca sui materiali inizia di fatto lo sviluppo dei prodotti – trovano posto, tra gli altri strumenti, camere climatiche e a nebbia salina, un braccio meccanico usato nell'automotive e modificato per collaudare la resistenza delle maniglie e la macchina Martindale che misura l'abrasione. Per testare il materiale Extreme, ai dischetti di panno di lana che strofinano i pellami è stata sostituita carta abrasiva. Il risultato? Solo un leggero peggioramento. Nel laboratorio, la pelle al carbonio si rivela praticamente inviolabile anche alla prova del fuoco. Letteralmente, fiamma saldatrice alla mano.

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