Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 27 dicembre 2014 alle ore 09:41.
L'ultima modifica è del 20 gennaio 2015 alle ore 12:28.

My24

A un certo punto di questa storia, Jonathan Franzen tiene il muso per telefono a Oprah Winfrey dopo che la signora Winfrey lo ha informato di aver scelto Le Correzioni per il suo book club. «I miei editori saranno contenti», risponde Franzen con una certa freddezza, scatenando un piccolo putiferio che finirà solo quando lo scrittore camufferà da scuse un'ennesima polemica. Prima però viene il grosso del best-seller di Boris Kachka, Hothouse, all'inseguimento dei vizi, delle eccentricità e della genialità di Roger W. Straus Jr., fondatore di Farrar, Straus & Giroux, casa editrice dagli indubbi meriti e giustificati sentimenti di grandezza. Un bacio in bocca a una delle pietre miliari dell'editoria americana, che conta tra i suoi autori Paul Auster, Saul Bellow, Joan Didion, Philip Roth e venticinque (venticinque!) premi Nobel.

Lo Straus che si aggira per Hothouse è un personaggio seducente e ambiguo e trasforma il libro in una puntata di Mad Men spalmata per più di quattrocento pagine. Tiene lo spazzolino nel bagno di ognuna delle signore con cui passa le serate e si lascia trasportare dalla poesia di ognuno dei suoi autori. Tom Wolfe lo definisce un suo pari, per brio, stile e – soprattutto – ego e Susan Sontag lo nomina «unica persona al mondo che può chiamarmi “baby”». Il sangue Guggenheim lo pone decisamente tra i predestinati a occupare una posizione di rilievo nel panorama artistico newyorchese. Hothouse è una carrellata di immagini dei bei tempi andati, che individua tra la fine degli anni Sessanta e i primi anni Settanta il periodo più luminoso per l'editoria, quando Straus poteva agire impunito e scatenare il suo estro a piacimento. «Faceva cose per cui adesso si rischia l'arresto», scrive Kachka, e probabilmente non ha tutti i torti.

La vicenda si snoda sui binari paralleli del crescente successo della casa editrice e della singolare umanità che la popola. L'esaltazione di un mondo che non c'è più e sopravvive nei ricordi di anni dinamici e sfacciatamente ricchi: quando Farrar, Straus & Giroux accumulava i premi che ora tiene esposti in sala d'aspetto e i geni letterari erano tutti destinati a passare per i suoi uffici, tra radica scura e liquori forti. Kachka spinge un po' troppo sull'acceleratore quando arriva a raccontare l'attualità, definendo Jonathan Galassi, editore corrente, «l'uomo che se non fosse esistito, FSG avrebbe dovuto inventare», ma per il resto tocca le corde giuste e traccia un profilo fedele di un angolo importante dell'editoria americana.

Commenta la notizia

Ultimi di sezione

Shopping24

Dai nostri archivi