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Questo articolo è stato pubblicato il 30 dicembre 2014 alle ore 07:23.

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Immaginate una metropoli di 20 milioni di abitanti, zeppa di automobili, perennemente congestionata, con pendolari che finiscono per rimanere bloccati nel traffico anche per tre ore al giorno. Fatto? Benvenuti a Città del Messico, la prima – secondo l'IBM Commuter Pain Index – tra le conurbazioni più caotiche del pianeta. Per chi ci vive e lavora, un incubo quotidiano; per chi ha il compito di amministrarla, un rompicapo gestionale da perderci la testa. Qualcosa, però, si può fare. Da qui sono partiti Jose Castillo, Carlos Gershenson e Gabriella Gomez-Mont, il terzetto di innovatori che il mese scorso, a Berlino, si è aggiudicato la terza edizione dell'Audi Urban Future Award (vedi riquadro); un approccio basato sul crowd-sourcing, il loro, che propone la creazione di una rete aperta a cui partecipano singoli cittadini, aziende private ed enti governativi locali. Come ha spiegato Castillo, docente all'Università di Harvard, «la nostra città ha bisogno di un sistema che aiuti la gente a scegliere le tipologie di mobilità urbana più appropriate, e che affianchi politici e progettisti nell'elaborazione di risposte di lungo termine alle tematiche della mega-city». In questo contesto, i pendolari assumono un ruolo attivo come “donatori di dati”, divenendo essi stessi parte della soluzione del problema in cui si ritrovano coinvolti; informazioni anonime (comunicate in tempo reale, tramite un'apposita app o un sito web dedicato, magari dal chiuso di un'auto bloccata nell'ingorgo da ora di punta) che diventano base per decisioni più o meno immediate da parte di “terzi”, siano essi altri commuters o organi di governo locale. Risultato: un'istantanea del network dei trasporti – e dei suoi punti critici – che integra dati in arrivo anche da piattaforme sociali come Twitter o Foursquare. La prima versione del sistema operativo ha fatto il suo debutto a settembre, con decine di migliaia di data sets distribuiti nelle settimane successive. Oltre ad Audi, anche Apple, Microsoft, Uber e Hp hanno incoraggiato i loro dipendenti ad aderire al programma. Ora l'esperienza continua. Con l'obiettivo di definire un sistema che possa essere adottato anche nelle altre metropoli del mondo.

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