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Usain Bolt, una vita di corsa

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Usain Bolt, una vita di corsa

  • –Maria Luisa Colledani

Basta leggere Come un fulmine, l'autobiografia di Usain Bolt, per capire che i libri corrono veloci. Con l'autore Matt Allen, lo sprinter giamaicano rivive corse e mattane. È un libro senza respiro, divertente e irridente come Bolt. È la storia dell'uomo più veloce del mondo: Bolt è un essere normale con la sua pigrizia e la sua fama di gloria. Ma corre i 100 metri in 9 secondi e 58.
Tutto inizia nella scuola Waldensia di Sherwood Content: Usain ha 8 anni e corre sempre. Il medico gli diagnostica un'iperattività congenita «e ve lo tenete così», dice. Mamma Jennifer fa la sarta e Pa' lavora in una ditta di caffè, così non patisce la fame ma una mano in casa la dà: porta secchi di acqua, è la sua ginnastica. Arrivano le prime vittorie ed entra alla William Knibb, scuola seguita dai tecnici federali.
Ai Champs, i campionati giamaicani, a 12 anni, stravince i 200 e i 400 metri: è strafottente, pigro, abbatte gli avversari come birilli. La gara in tv di Michael Johnson ad Atlanta 1996 gli cambia la vita. È un bambino col mondo in mano e rischia di farselo fuggire, fra discoteche, auto di lusso, ragazze, anche se ai Carifta del 2002 a Nassau con la vittoria dei 200 metri era già – così gridava il pubblico Lightning Bolt. Ha la scoliosi, la schiena non gli dà tregua e scopre di avere una gamba più corta di un centimetro. Il coach Mills gli costruisce allenamenti su misura e il ragazzo non si ferma più: scatta dai blocchi più "piano" degli altri vista la sua mole (è alto 1,95 m), ma poi allunga i suoi passi rapaci e felini, si guarda intorno felice, e stravince. A Pechino mangia cento crocchette di pollo al giorno ma conquista tre medaglie: 100, 200 e staffetta 4x100 con tre record. E il mondo balla alla sua mimica. Adesso fa sul serio, allenamenti, sponsor, le insinuazioni sul doping, fino all'incidente d'auto del 2009: Bolt esce illeso. Si sente un miracolato e riparte. A Berlino con 9"58 sui 100 fa boom: il mondo incorona i suoi 41 passi di gloria (agli altri ne servono 45). A Londra altri tre ori. Lui non si scompone agli ennesimi dubbi di doping: correre è il suo lavoro che gli dà la stessa gioia di quando era bambino e corre per diventare leggenda, per dominare dolore ed emozioni. Che è la lotta quotidiana di noi umani, trafitti dal fulmine Bolt.
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Usain Bolt con Matt Allen, Come un fulmine, Tre60 libri, pagg. 266, € 16,00