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Questo articolo è stato pubblicato il 09 gennaio 2015 alle ore 16:48.

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Oggi completo il mio tour ideale attraverso le zone spumantistiche d'Italia: dopo Oltrepò Pavese e Franciacorta tocca al Trentino, il terzo territorio vocato per il metodo classico. Il marchio collettivo Trentodoc, apposto su ogni bottiglia, è del 2007 e riunisce 41 aziende spumantistiche. Parliamo di una produzione annua di 7-8 milioni di bottiglie.

Lo definiamo spumante di montagna per le sue caratteristiche, magica combinazione di territorio, altitudine e clima: i vigneti da cui nasce il Trentodoc arrivano fino ad 800 metri s.l.m., con differenti microclimi che danno peculiarità diverse di zona in zona, dal Lago di Garda, più mite, alle Dolomiti, decisamente più fredde. Perfette le acidità delle uve, così come intensi e vari i profumi del Trentodoc, dovuti alle grandi escursioni termiche. Il vitigno più usato è lo Chardonnay, seguito a ruota dal Pinot Nero e, in misura decisamente meno significativa, da Pinot Bianco e Menieur. Volendo fare un po' di storia, ricordiamo che il padre del Trentodoc è stato Giulio Ferrari (1879-1965), fondatore dell'azienda omonima, da lui ceduta nel 1952 a Bruno Lunelli, in cui rimase a lavorare fino alla morte.
Oggi vi presento due delle aziende di cui bevo abitualmente le loro bollicine: Letrari ed Endrizzi.

Letrari – Rovereto (TN)
L'azienda Letrari è stata fondata nel 1976 da Leonello Letrari e dalla moglie Maria Vittoria: Leonello era già un affermato enologo presso importanti cantine trentine quando decise di mettersi in proprio. La famiglia Letrari ha radici antiche in Trentino: nel 1647 sono zatterieri fluviali a Borghetto d'Avio, in riva all'Adige, poi si danno al commercio e all'agricoltura. Sicuramente Leonello è uno degli artefici della crescita dei vini trentini dal Dopoguerra. Dal 1987 è affiancato dalla figlia Lucia, entrata subito in cantina dopo aver completato gli studi enologici a San Michele all'Adige.

Col passare degli anni i ruoli si sono invertiti, e credo che si possa tranquillamente dire che ormai Lucia rappresenta la nuova anima della cantina, su cui però si posa sempre l'occhio attento di papà Leonello. Lucia è donna affascinante, decisa ed esuberante: probabilmente aver studiato per 6 anni in un istituto enologico in cui vi erano in tutto 5-6 ragazze, e lei era l'unica nella sua classe, ha contribuito a formarle il carattere. Ho avuto il privilegio di essere allo stesso tavolo con lei alla cena degli ultimi due Merano Wine Festival, e raccontava di come sia stata interessante quell'esperienza, seppure un po' dura all'inizio.

L'azienda, in cui ben si sposano le moderne pratiche agronomiche con le tradizioni vitivinicole, dispone di 20 ettari di vigneto, con una produzione di 160.000 bottiglie, di cui 60.000 di bollicine. Le etichette in totale sono una ventina, di cui 8 di Trentodoc.

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