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Il Museo van Gogh rinnovato

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Cinema

Il Museo van Gogh rinnovato

  • –Marco Carminati

Chi ha in mente il vecchio allestimento del Museo van Gogh di Amsterdam forse ricorderà che i quadri di Vincent erano appesi a pareti bianche, ed erano disposti in una rigida sequenza cronologico-geografica, seguendo i vari luoghi di residenza del pittore (Nuenen, Parigi, Arles, St. Remy, Auvers-sur-Oise). Oggi questa linea di lettura si percepisce appena. Il museo – radicalmente ridisegnato da Marcel Schmalgemeijer – procede adesso per temi, in modo da offrire una visione più completa della storia di van Gogh e da mettere in campo tutti gli aspetti che hanno contribuito a consacrarne la fama: l'arte, la vita, la famiglia, il contesto storico, il mito che sorse attorno a lui e l'influenza esercitata dalla sua arte fino ai nostri giorni.
Ma c'è di più. Attraverso i social network, i curatori del museo hanno cercato di capire quali siano gli argomenti che più interessano i visitatori, e hanno scoperto che i temi più apprezzati sono quelli legati alla vita di van Gogh, e nello specifico alla vicenda del taglio dell'orecchio, alle sofferenze della malattia, alla tragedia della morte per suicidio. E così, senza troppi snobismi intellettuali, i curatori sono venuti incontro alle richieste del pubblico realizzando dei pennelli specifici (tra l'altro fatti benissimo) dedicati ai temi più gettonati della biografia vangoghiana e collocandoli in alcuni punti chiave lungo il percorso. La scelta si è rivelata vincente: davanti a queste sezioni tematiche (soprattutto attorno alla vicenda dell'orecchio mozzato) si accalcano, di norma, più persone che davanti ai Girasoli!
Ma vediamo di capire le linee principali del nuovo percorso. La filosofia di fondo è che non si viene qui per ammirare una sequenza di capolavori di van Gogh ma si viene qui per «entrare nel mondo di van Gogh». Il quale ci viene incontro subito, al pian terreno, con una sequenza mozzafiato di autoritratti, con la sua tavolozza originale esposta in una teca e con pannelli cronologici di inquadramento biografico. Sulle pareti giganteggia l'ingrandimento di uno dei suoi autoritratti.
Si sale al primo piano. Le pareti sono verde scuro, come scura è la tavolozza di van Gogh agli esordi. È noto che il debuttante van Gogh volesse diventare un «pittore di contadini» e che avesse dinnanzi precisi modelli da imitare. A questo tema è dedicata la prima parte del piano, che culmina con i Mangiatori di patate del 1885. Subito dopo van Gogh sente il bisogno di perfezionarsi. Va prima ad Anversa e poi, nel 1886, sbarca a Parigi. L'impatto con la capitale francese è fondamentale. Qui Vincent incontra i pittori impressionisti (alle pareti ammiriamo Monet, Manet, Pissarro, Fantin La Tour, eccetera), qui la tavolozza di Vincent si rischiara (e anche le pareti delle sale diventano verde chiaro) e i soggetti e lo stile dei quadri mutano. Da questa "minirivoluzione" scaturiranno i Girasoli. Vincent è un pittore molto metodico che studia seriamente i colori e si esercita nella prospettiva, come ci documentano sezioni apposite ricche di supporti didattici.
Ma è il momento di salire al secondo piano (il verde delle pareti è ancora più chiaro). Qui ci viene raccontata la storia della famiglia di van Gogh e le circostanze della nascita del museo. Il nuovo allestimento esalta il ruolo dei van Gogh, e in particolare la figura di Vincent Willem van Gogh, il figlio Theo van Gogh (fratello di Vincent) che ereditò tutti i quadri dello zio e fondò il Museo Van Gogh nel 1973. Oggetti personali e documenti ripercorrono le tappe di questa straordinaria avventura. Ad esempio, sono esposti alcuni oggetti di proprietà della famiglia, tra cui un martin pescatore imbalsamato e i gomitoli di lana usati da van Gogh per i suoi esperimenti cromatici. Da non perdere sono alcune lettere originali del pittore eccezionalmente esposte, vicino alle quali è stato collocato l'armadio in cui Theo van Gogh conservò gelosamente le ottocento missive inviategli dal fratello.
Van Gogh ebbe molti amici tra i colleghi pittori, e con alcuni di loro sognò di realizzare una sorta di "repubblica delle arti" nella città di Arles. Questo è il tema sviluppato attorno alla Casa gialla di Vincent, e qui si trova il ricco e gettonatissimo pannello che racconta della lite con Paul Gauguin e del gesto autolesionista del lobo mozzato. A van Gogh disegnatore è dedicata l'ultima parte del piano: un dispositivo touch screen permette di sfogliare i suoi taccuini. Una vera emozione.
Ma ci aspetta ancora un piano, il terzo. Quassù le pareti sono di un verde sempre più tenue. Per van Gogh dipingere diventa una terapia. Nel cronicario di St. Remy Vincent realizza opere sublimi (Iris, Mandorli in fiore), ma questa produzione diventa superproduzione negli ultimi due mesi di vita, nei quali il pittore dipinge 65 quadri in 60 giorni. Questa frenesia ebbe effetti nefasti: il 27 luglio 1890, vagando nei campi di Auvers-sur-Oise, van Gogh si spara un colpo di pistola. Il 29 luglio muore.
Il nuovo percorso, però, non si arresta al triste epilogo. Al contrario. Il percorso si spalanca sul futuro e ci racconta come il testimone di Vincent venne raccolto da altro maestri, dai Nabis francesi agli Espressionisti tedeschi, fino a Francis Bacon.
Da notare, infine che in questo entusiasmante «viaggio nel mondo di van Gogh» il visitatore non viene mai lasciato solo. All'ingresso può procurarsi un tablet da portare con sé per informarsi sui quadri più importanti. Non solo. Accanto ai capolavori più celebri il visitatore trova anche dei touch screen che permettono ulteriori approfondimenti. In alcuni punti si possono anche alzare dei ricevitori per ascoltare le descrizioni dei quadri direttamente da van Gogh, attraverso la lettura di passi delle lettere. In termini d'apparati didattici, un occhio particolare è riservato ai più bambini con famiglie al seguito: alcuni quadri di van Gogh sono stati appesi ad altezza di bambino e corredati da oggetti autentici. Un esempio? I quadri coi celebri nidi sono accompagnati da nidi veri. Un vero spasso (anche per i grandi).
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