Cultura

Summa di teologica chiarezza

  • Abbonati
  • Accedi
san tommaso

Summa di teologica chiarezza

Il sistema dottrinale di Tommaso d'Aquino, morto nel 1274 a una cinquantina d'anni, fu ostacolato dai contemporanei e guadagnò a fatica credito fuori dall'ordine domenicano. Soltanto con il Concilio di Trento – XVI secolo – la sua opera si impose all'attenzione universale.

La Seconda Scolastica, animata nel tardo Cinquecento da gesuiti acutissimi quali Francisco Suarez o Juan de Mariana, ne diffuse le idee influenzando diritto, politica, teologia. Giovanni XXII lo canonizzò nel 1323 e Pio V nel 1567 lo dichiarò Dottore della Chiesa; ebbe tra i titoli soprattutto quello di Doctor angelicus. Leone XIII nella Aeterni Patris (1879) ne rilanciò il pensiero: tra i filosofi «eccelle di gran lunga Tommaso d'Aquino, di tutti principe e maestro». Il neotomismo che seguì nel secolo scorso vantò esponenti quali Maritain, Gilson, Bontadini, Vanni Rovighi.

L'opera principe, oltre che di maggior estensione, di Tommaso è La Somma Teologica (Summa Theologiae), divisa in tre parti e iniziata a Roma nel 1265: fino al 1268 scrisse la prima pars; la prima secundae la vergherà a Parigi nel 1270, mentre la secunda sucundae sarà terminata nel 1271; la tertia pars, avviata a Parigi nel 1271-72, verrà continuata (ma non terminata) a Napoli. La penna si ferma alla questione 90 articolo 4 della terza parte; è il fatidico 6 dicembre 1273, giorno in cui l'Angelico rinuncia a ogni attività intellettuale. Alle obiezioni di Reginaldo da Piperno, che gli era confidente confessore segretario, replica: «Non posso più. Tutto ciò che ho scritto mi sembra paglia rispetto a quanto ho visto». Le testimonianze concordano: gli accadde qualcosa di straordinario durante la celebrazione dell'Eucarestia nell'autunno di quel 1273; la sua vita non fu più la stessa.

Summa indica un compendio universitario, testo che segue un piano ordinato di trattazione della materia. Tommaso la concepì con fine pedagogico, proponendosi - senza apologie o polemiche – di trattare con chiarezza gli argomenti, offrendo risposte con riferimenti indispensabili. Fondandosi sull'autorità della Scrittura e di Agostino, il domenicano estende l'impianto aristotelico alla teologia. L'opera è razionale: divisa in parti con la medesima struttura, ognuna di esse si ripartisce in questioni dedicate al tema da trattare, e le questioni si suddividono in articoli formulati con una domanda. Sono enunciati gli argomenti contro la tesi proposta, poi quelli a favore; seguono le risposte, eventuali riflessioni e talvolta contestazioni o altro.

Ebbe la prima integrale a stampa nel 1485 a Basilea; fu tradotta in italiano tra il 1950 e il 1974 da Salani, a cura di Tito Sante Centi: 35 volumi con il latino a fronte. La stessa è stata rivista e riedita dalle Edizioni Studio Domenicano di Bologna, le quali stanno recando nella nostra lingua tutto Tommaso. Nel 1996 ci fu, sempre per la casa bolognese, l'edizione di Roberto Coggi solo in volgare (6 tomi). E ora, curata di Giuseppe Barzaghi e Giorgio Carbone, ulteriormente riveduta, queste edizioni pubblicano l'integrale della Summa Theologiae in 4 volumi, con testo e traduzione su doppia colonna; 2 tomi (parti I e II-I) uscirono prima dell'estate e in dicembre sono apparsi gli altri 2 (parti II-II e III). Impresa editoriale lodevolissima per un'opera che è ancora un riferimento.

Nella seconda parte, sezione seconda, Tommaso tratta tra l'altro della guerra giusta, ammette che è lecito tendere insidie (q.40, a.3), che in una rissa «peccano quelli che si difendono ingiustamente» (q.41, a.1). Esamina i prestiti e condanna l'usura, giacché «il denaro, come insegna il Filosofo, è stato inventato principalmente per facilitare gli scambi: quindi l'uso suo principale è il consumo o la spesa che di esso viene fatta negli scambi» (q.78, a.1). Nella terza parte, ove si parla di Cristo, ribadisce che non ha avuto un corpo celeste ma terrestre, riprendendo la definizione di Aristotele: «Essendo la forma dell'uomo una certa realtà naturale, esige una determinata materia, ossia la carne e le ossa, che vanno poste nella definizione dell'uomo, come insegna il Filosofo» (q.5, a.2). È ancora il pensatore greco che aiuta Tommaso a sciogliere il dubbio se «la Beata Vergine ha avuto in qualche modo un ruolo attivo nel concepimento del corpo di Cristo» (q.32, a.4), mentre Dionigi l'Aeropagita lo supporta per dimostrare che il suo concepimento non è stato naturale (q.33, a.4).

Si narra che sovente lo chiamassero «il bue muto» per la riservatezza e per le dimensioni corporee. Eppure pochissimi seppero essere eloquenti e agili in teologia come lui.

Tommaso d'Aquino, «La Somma Teologica», parte II-II e parte III: pp. 1820, euro 80 e pp. 1216, euro 50. L'opera in 4 volumi, di circa pp. 6000, costa euro 230

© Riproduzione riservata