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Stamina: la fine triste della partita?

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Stamina: la fine triste della partita?

Nonostante l'ultima udienza sul caso Stamina si sia svolta a porte chiuse, le indiscrezioni emerse alla sua conclusione e le agenzie che ne sono seguite riferiscono come quasi nessuno degli imputati abbia escluso la possibilità di ricorrere al patteggiamento. Certamente sembra non la abbiano esclusa né i legali di Davide Vannoni, su cui pendono i più gravi capi di imputazione, né quelli di Erika Molino, deus ex machina "scientifico" della truffa medica ideata da Vannoni e messa a segno dalla presunta associazione a delinquere da lui capeggiata, stando a quanto sostiene il procuratore di Torino, Raffaele Guariniello.
Anche un non giurista come me rimane di sasso di fronte a questo tipo di dichiarazioni, che sottendono un'implicita ammissione di colpa rispetto ai reati contestati, sia nella forma che nella sostanza.
Ma come?!
Dopo mesi e mesi di dichiarazioni di innocenza e di proclamazione di buona fede ed altruismo, adesso si sarebbe disposti ad ammettere (per limitare la pena?) che siano state promesse in malafede guarigioni che già a priori si sapeva non sarebbero mai avvenute?
Dopo centinaia di dichiarazioni vittimistiche secondo cui Vannoni Davide da Moncalieri, novello Galileo, rischiava di perdere il Premio Nobel per la medicina, a cui si era autocandidato, per colpa dell'ottusità e della malafede della comunità scientifica di cui io stesso faccio parte, adesso si sarebbe disposti ad ammettere, anche di fronte ai malati e alle loro famiglie, di aver scientemente somministrato farmaci imperfetti e pericolosi per la salute a decine di pazienti, tra cui molti bambini?
Dopo centinaia di post su Facebook e di tweet in cui Stamina & supporters, inclusi alcuni pseudogiornalisti e pseudoesperti, accusavano lo Stato (istituzioni sanitarie, agenzie regolatorie, Nas) e la comunità scientifica (scienziati, medici, veri Nobel, Accademie, Nature, Science) di ogni nefandezza arrivando anche a definire "assassini" coloro che ostacolavano una sedicente "terapia" in grado di salvare la vita a migliaia di pazienti con centinaia di patologie diverse, ora si sarebbe disposti a patteggiare ammettendo quindi che i nostri sospetti e timori erano fondati?
Non posso sapere quali saranno le scelte finali, anche perché sembra che i legali di Vannoni si riservino di decidere dopo aver valutato le altre posizioni processuali, ma mi domando come abbiano potuto anche solo considerare l'ipotesi del patteggiamento. Se si è certi della propria innocenza, immagino non si possa fare altro che desiderare di andare a tutti i costi a processo per avere finalmente l'occasione di dimostrare al mondo che nessuno dei capi di imputazione di cui si è accusati corrisponde a verità. Mi sembra di ricordare che gli stessi legali che oggi parlano di patteggiamento abbiano più volte dichiarato di avere prove schiaccianti ed incontrovertibili in grado di dimostrare l'innocenza degli imputati: potrebbe essere l'occasione per mostrarle finalmente anche ai membri dei vari comitati ministeriali che avrebbero dovuto autorizzare la sperimentazione pubblica e a noi scienziati, per dimostrare che ci siamo sbagliati e che abbiamo inutilmente tuonato per mesi contro un terapia che non è l'olio di serpente che tutti credevamo.
Sono convinto che Vannoni questo lo debba se non altro a chi ha creduto (o voluto credere) in lui al punto di forzare la mano e le regole per portare irresponsabilmente il trattamento in un ospedale pubblico e ai vertici della politica. A chi, dai tavoli ministeriali ai banchi del parlamento, senza alcuna minima prova scientifica, si è prodigato per ottenere una legge ad hoc che, almeno nelle intenzioni iniziali, liberalizzasse il "metodo Stamina" e lo sottraesse, facendolo passare come trapianto, alle stringenti regole che sottostanno alla produzione dei farmaci. A chi, tra gli scienziati, si è esposto così tanto da offrirsi di far volare le cellule oltre oceano o da dichiarare pubblicamente che Stamina rappresentasse la punta di diamante della medicina rigenerativa italiana. A chi, dedicando decine di puntate televisive alla vicenda, ha contribuito ad alimentare tante illusioni nell'opinione pubblica italiana, arrivando anche a condizionare, attraverso la bolla mediatica che ne è scaturita, molti giudici del lavoro che hanno imposto una "terapia" che la scienza medica non ha mai riconosciuto come tale.
Sarà che abito a Modena, ma a me, guccinianamente, continua a soffiare nelle orecchie il libeccio di una domanda, rovaio di un dubbio eterno (o quasi) che separa, a livello planetario, la comunità degli staminalisti dai mercanti di illusioni: la vera truffa sta solo nel metodo e nell'approccio adottato da Stamina o riguarda invece la pretesa stessa di curare con una sola tipologia di cellule, nella fattispecie le mesenchimali, centinaia di patologie diversissime tra loro, incluse quelle di origine genetica, a carico di tessuti completamente diversi da quelli che in natura sono deputate a rigenerare?
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