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Julianne Moore da Oscar in «Still Alice»

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CINEMA

Julianne Moore da Oscar in «Still Alice»

Profumo da Oscar nelle sale italiane: dopo Eddie Redmayne, papabile candidato al titolo di miglior attore protagonista con «La teoria del tutto» uscito la scorsa settimana, è il turno di Julianne Moore, grande favorita alla statuetta come miglior attrice protagonista per «Still Alice».

Per gli amanti del cinema action spicca «John Wick», mentre per chi desidera una visione tutta italiana spazio a «Il nome del figlio» di Francesca Archibugi.
Diretto da Richard Glatzer e Wash Westmoreland, «Still Alice» ha per protagonista una donna felice, sposata con tre figli e rinomata professoressa di linguistica all'università. Un giorno, però, inizia a rendersi conto di dimenticare le parole e scopre di avere una rara forma di Alzheimer.

Presentato al Festival di Roma, «Still Alice» è il dramma di una donna che, a causa della malattia, perde progressivamente il controllo sulla sua vita. La serenità familiare non sarà più tale e così il suo prestigio professionale.
I due registi si limitano, saggiamente, a dare tutto lo spazio che serve a Julianne Moore, puntando su una messinscena semplice e poco azzardata. Il coraggio sta tutto nella splendida e coinvolgente performance dell'attrice, il cui volto segue l'inesorabile deteriorarsi delle condizioni psicofisiche del suo personaggio. Quell'Oscar sembra averlo già prenotato: e se lo merita tutto.

Toni decisamente diversi sono quelli di «John Wick» con Keanu Reeves.
L'attore interpreta un killer in pensione, ritiratosi da diverso tempo e rimasto vedovo dopo la scomparsa dell'amata moglie. Quando un malvivente (inconsapevole di chi si trova davanti) inizia a pestargli i piedi, l'indole spietata di John si risveglia e la sua vendetta sarà brutale.
Non ha certo molto di originale la sceneggiatura firmata da Derek Kolstad e il regista Chad Stahelski lavora di maniera e non va troppo per il sottile.
Eppure il divertimento non manca e il film fa piuttosto bene il suo dovere di puro intrattenimento di genere, pensato per una specifica fetta di pubblico.
Credibile Keanu Reeves, ormai sempre più specializzato nel cinema action.

Tra i titoli del weekend, spazio anche a «Il nome del figlio» di Francesca Archibugi.
Una coppia è in attesa del primo figlio: quando un amico e i futuri zii vengono a conoscenza del nome pensato per il piccolo, si genera tra i presenti una forte discussione.
L'interessante spunto della pellicola nasce da una pièce teatrale già portata sul grande schermo in Francia nel film «Cena tra amici».
Vero e proprio remake del lungometraggio transalpino, «Il nome del figlio» è un prodotto che vive di luce riflessa sfruttando le intuizioni dell'opera originale.
Non basta una confezione discreta e un cast in buona forma: il risultato è didascalico, anche e soprattutto, a causa di una sceneggiatura che perde sempre più mordente col passare dei minuti.

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