Cultura

Riscoperta: gli scatti industriali di Emil Otto Hoppé al Mast

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BOLOGNA

Riscoperta: gli scatti industriali di Emil Otto Hoppé al Mast

Delawere Bridge - Philadelphia- Pennsylvania
Delawere Bridge - Philadelphia- Pennsylvania

Altro che selfie! I migliori ritratti del Novecento li ha fatti un fotografo tedesco, naturalizzato inglese, che oggi, dopo 50 anni di oblio, ritorna a essere riscoperto grazie alla mostra “Emil Otto Hoppé: il segreto svelato” inaugurata al Mast di Bologna. Emil Otto Hoppé durante la sua lunga vita, -morirà a Londra nel 1972 a 94 anni - ha visto posare nella sua casa atelier a South Kensington divi, artisti e reali del primo trentennio del Novecento: il duca e la duchessa di York, Ezra Pound, Virginia Woolf, Albert Einstein, Henry James, Rudyard Kipling, Filippo Tommaso Marinetti e anche Benito Mussolini (fotografato a Roma nel 1924).

Coetaneo dei più famosi Steichen, Stiglitz, Sander e Weston, Hoppé è stato ingiustamente cancellato dalla storia della fotografia e resuscitato grazie alla caparbietà del curatore, Graham Howe. A questo storico della fotografia australiano si deve infatti la riscoperta dei suoi lavori che erano stati venduti dal fotografo nel 1954 a uno studio londinese e poi archiviati per argomento e non per autore. E' lo stesso Howe, presente alla vernice della mostra, che racconta con emozione come nel 1994 riuscì a ritrovare nello studio polveroso uno scatto della 42° Strada di New York di Hoppé, che aveva al primo istante confuso con uno di Paul Strand.

A Bologna si possono ammirare 190 immagini in anteprima mondiale, frutto della catalogazione durata anni, relative a diversi scenari produttivi e scattate, tra il 1912 e il 1937, negli Stati Uniti, India, Gran Bretagna, Germania, Australia e Nuova Zelanda. Con lo stesso stile che impiegava per ritrarre i famosi,(stampava in modo pittorico, con tonalità in bianco e nero morbide e sfumate), e sound (così definiva la ricerca di quell'attimo dove si riesce a catturare e unire mondo esteriore e mondo interiore) il Richard Avedon del secolo scorso, ha rivolto dunque l'obiettivo anche a uomini e macchine della nuova era industriale. Nei suoi lunghi pellegrinaggi ha ritratto, con il suo approccio da artista e uomo d'affari quale era, il distretto delle auto a Detroit, gli stabilimenti dell'acciaieria Tata a Jamshedpur, i banchieri della Borsa di Londra, i minatori di carbone a Durham, i senzatetto e le operaie della fabbrica Candbury.

Oltre ad essere un inesauribile viaggiatore a Hoppé va anche riconosciuto il ruolo di divulgatore. Su commissione della casa berlinese Wasmuth Verlag contribuì, con 300 immagini su 5000 negativi, a illustrare 20 opere sui Paesi allora lontanissimi per i più: l'America, l'Africa il continente australe. Curioso, eclettico ma affatto bohème era figlio di un banchiere e ha lavorato per la Deutsche Bank prima di dedicarsi interamente alla fotografia, il globe trotter Hoppé è di nuovo finalmente in scena per raccontare il vecchio mondo. Al Mast, oltre alle sale dove sono esposte le fotografie industriali vi è anche uno spazio dedicato alle proiezioni digitali dei ritratti di personaggi celebri ai nudi, dalle tipologie umane ai paesaggi.

Mast gallery “ Emil Otto Hoppé il segreto svelato/unveiling a secret”
21 gennaio- 3 maggio

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