Cultura

Il richiamo ululante di Paolini in «Ballata di uomini e cani»

  • Abbonati
  • Accedi
TEATRO

Il richiamo ululante di Paolini in «Ballata di uomini e cani»

Selvaticamente romantico e poeticamente innevato, Marco Paolini, dedica anima e corpo il suo nuovo canzoniere affabulante a Jack London al ritmo ipnotico di “Ballata di uomini e cani”. Un autore di culto London, che come per Paolini ci riporta all'immaginario adolescenziale delle pagine eterne di “Zanna Bianca” e rivive sul palco liberato dalla vecchia iconografia di scrittore per ragazzi, assumendo i tratti pulp di un solitario errante sempre in lotta per la sopravvivenza, cercatore d'oro e sogni, perso nei meandri delle umane contraddizioni, scrutate attraverso lo sguardo implacabile del cane.

Le forze della natura non si fermano mai come le dinamiche individuali, in questo flusso ondivago Paolini plasma il mosaico di racconti in un fascinoso canovaccio drammaturgico, ricco di suggestioni e colmo di riflessioni sul perché di azioni e destino. Lo fa, con la consueta maestria che riesce a farci captare il senso profondo delle cose attraverso la testimonianza orale, in continuo mutare di accenti e toni destruttura e gioca con gli stilemi di dolore solitudine, disagio, frammentando le emozioni in mille pezzi con lo strumento che sa usare meglio: la parola. Divaga, affonda, libra, tra slitte, boschi, ghiacciai, casette in Canada, elaborando uno stile epico che svela le ragioni sottese della ricerca mai paga di questo colto e raffinato artista moderno cantastorie della memoria.

Lo spettacolo sospeso tra parabola esistenziale e viaggio musicale, ben cadenzato dalle musiche di Lorenzo Monguzzi suonate dal vivo con Angelo Baselli e Gianluca Casadei, parte da cenni della vita dello scrittore per traghettarci in un fiat senza possibilità di fuga, rapiti e immersi nei tre racconti che vedono uomini e cani in simbiotico protagonismo. Il primo “Macchia” narra di un bellissimo cane da slitta, pelandrone, astuto e vorace, inutile perché incapace di fare il suo dovere, viene venduto e rivenduto, e ritorna sempre fedele con incredibile intelligenza e senso dell'orientamento dai suoi esausti padroni. Dal simpatico Macchia si passa a un pugno allo stomaco ben sferrato con la lotta sanguinaria tra il cinico zingaro Black Leclère e il ferino cane “Bastardo”, avvinghiati implacabilmente da un sentimento atroce di odio reciproco e di condivisione totale fino alla vendetta fatale.

Il terzo struggente racconto, fil rouge della performance è “Preparare un fuoco”, qui un uomo e il suo cane senza nomi, tentano un'impresa impossibile e rischiosa nell'affannosa ricerca delle pepite d'oro. Il cane la sa lunga e si salverà abbandonando il padrone, l'uomo privo di immaginazione, moderno male che ci attanaglia, non riuscirà a contrastare il gelo e soccomberà alla disperata ricerca di un calore che oltre che fisico è anche esistenziale. Tre uomini e tre cani, specchio inesorabile della natura estrema che non fa sconti, in uno spettacolo struggente dal cuore randagio dove Paolini, fonte inesauribile di possibilità inattese, percorre il cerchio della vita guardando avanti nel nostro animo dissennato con lucido sarcasmo. “Sia chiaro che in queste storie io sono stato sempre il cane” puntualizza alla fine sornione Paolini e per dirla alla maniera di Jack London augura a tutti “In bocca al lupo”.

“Ballata di uomini e cani” dedicata a Jack London di e con Marco Paolini. Musiche originali composte ed eseguite da Lorenzo Monguzzi con Angelo Baselli e Gianluca Casadei.Consulenza e concertazione musicale di Stefano Nanni. Animazione Video Simone Massi. Produzione Michela Signori, Joelefilm. Durata 120 minuti senza intervallo. In scena fino al 22 febbraio. Piccolo Teatro Strehler- Milano http://www.piccoloteatro.org/

© Riproduzione riservata