Cultura

Papa Francesco: «L’economia iniqua uccide»

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verso expo: videomessaggio del pontefice

Papa Francesco: «L’economia iniqua uccide»

A Milano, all'hangar Bicocca, nel pieno dei lavori dei 500 esperti sul tema di Expo 2015, “Nutrire il pianeta, Energia per la Vita”, è arrivato il videomessaggio di Papa Francesco. Un invito e un monito a non cedere “all'economia dell'esclusione e della iniquità”. Perché questa “uccide”. Parole dirompenti, che si trovano nella Esortazione “Evangelii gaudium” ma calate nel contesto di Expo 2015 assumono un rilievo pragmatico senza scampo. Ad ascoltare il Papa c'è Matteo Renzi, il presidente del Consiglio, con i suoi ministri e una platea di economisti, di esperti, di opinionisti. Ci sono le istituzioni che contribuiranno al successo di Expo e alla divulgazione dei suoi contenuti: una cultura che vuole la salvaguardia dell'ambiente, che intende modificare le logiche delle diseguaglianze spesso determinate dalle materie prime. C'è poi il grande tema della lotta alla fame. Le parole di Papa Francesco non hanno nulla di circostanza, al contrario chiamano in causa i presenti: «Per favore, siate coraggiosi e non abbiate timore di farvi interrogare nei progetti politici ed economici da un significato più ampio della vita perché questo vi aiuta a “servire veramente il bene comune” e vi darà forza nel moltiplicare e rendere più accessibili per tutti i beni di questo mondo».

In collegamento, ascoltano il videomessaggio anche Federica Mogherini, rappresentante per la politica estera dell'Unione Europea e l'ex presidente del Brasile Lula.

Prosegue il Papa: «Oggi nonostante il moltiplicarsi delle organizzazioni e i differenti interventi della comunità internazionale sulla nutrizione, viviamo quello che il santo Papa Giovanni Paolo II indicava come “paradosso dell'abbondanza”. Infatti, c'è cibo per tutti, ma non tutti possono mangiare, mentre lo spreco, lo scarto, il consumo eccessivo e l'uso di alimenti per altri fini sono davanti ai nostri occhi».

Che fare? Dal Pontefice tre indicazioni: innanzitutto «Abbiate uno sguardo e un cuore orientati non ad un pragmatismo emergenziale che si rivela come proposta sempre provvisoria, ma ad un orientamento deciso nel risolvere le cause strutturali della povertà. Ricordiamoci che la radice di tutti i mali è l'iniquità». Poi l'agire concreto: «Da dove deve partire una sana politica economica? Su cosa si impegna un politico autentico? Quali i pilastri di chi è chiamato ad amministrare la cosa pubblica? La risposta è precisa: la dignità della persona umana e il bene comune. Purtroppo, però, questi due pilastri, che dovrebbero strutturare la politica economica, spesso sembrano appendici aggiunte dall'esterno per completare un discorso politico senza prospettive né programmi di vero sviluppo integrale». Da ultimo: «La terra, che è madre per tutti, chiede rispetto e non violenza o peggio ancora arroganza da padroni. Dobbiamo riportarla ai nostri figli migliorata, custodita, perché è stato un prestito che loro hanno fatto a noi. L'atteggiamento della custodia non è un impegno esclusivo dei cristiani, riguarda tutti». E su quest'ultimi temi ambientali a breve sarà pubblicata un Enciclica.

Il videomessaggio conferma una preoccupazione che Papa Bergoglio ha manifestato fin dall'inizio del suo pontificato: la “globalizzazione dell'indifferenza”. Nella crisi e nei profondi sconvolgimenti geopolitici aumentano le povertà, le diseguaglianze e «gli esclusi non sono ‘sfruttati' ma rifiuti, avanzi». Esiste, e si sta rafforzando, una cultura dello “scarto” che per Francesco è deleteria perché si alimenta del disprezzo per ogni cosa dalle persone all'ambiente, dalle condizioni di lavoro all'esistenza stessa. Il pontificato si va caratterizzando per scelte decise e scomode che partono da una chiesa da rinnovare. Più volte si è sentita l'espressione “Voglio una Chiesa povera e per i poveri”, espresssione che ha fatto scattare non poche accuse di pauperismo, così come l'affermazione “Questa economia uccide” non piace ai sostenitori del super-capitalismo.

In due anni, il Papa ha parlato molto di denaro, finanza, occupazione, costi umani della crisi. Giudizi taglienti entrati nella “Evangelii gaudium”, quindi in un documento ufficiale della coscienza della Chiesa e in un testo rivolto a tutti, ma in particolare alle gerarchie e ai fedeli perché operino con una rinnovata responsabilità nel mondo globale. Per capire meglio il pensiero economico di Bergoglio e per orientarsi nell'impostazione che sta prendendo la Dottrina sociale della Chiesa è di aiuto il libro dei vaticanisti Andrea Tornielli e Giacomo Galeazzi, appena edito da Piemme con una intervista al Papa su capitalismo e giustizia sociale (Papa Francesco: questa economia uccide, Piemme, Milano, pagg. 222, euro 16,90). Il saggio prende in esame tutti i testi in cui il Papa parla di economia e ricostruisce il dibattito interno alla mondo cattolico su questi temi consentendo di capire l'uomo-Bergoglio e la chiesa che verrà non solo nella sua riorganizzazione gerarchica ma soprattutto nella presenza sociale. Un piccolo segnale concreto è arrivato venerdì, quando è stato annunciato che in piazza San Pietro, sotto il colonnato del Bernini, saranno aperti da lunedi alcuni locali dove i clochard, “i pellegrini senza tetto”, potranno lavarsi, disporre di un barbiere e avranno in dotazione un kit per un cambio completo della biancheria. L'idea è dell'elemosiniere del Papa, il polacco monsignor Konrad Krajewski, che si avvarrà dell'aiuto di parrocchie e di volontari. Un servizio che è anche un invito al mondo cattolico a farsi carico degli ultimi e a inventare nuove modalità per contrastare le povertà.

Bergoglio in questo porta a Roma l'esperienza personale da vescovo di Buenos Aires che visitava nelle piazze i poveri accampati sotto le tende, facendosi prossimo con gesti di carità e di condivisione. Certo, piccoli segni ma espressione di una cultura della dignità alternativa alla “cultura dello scarto”.

La Dottrina sociale di Francesco è in continuità con gli appelli di Giovanni Paolo II e con le acute analisi della “Caritas in veritate” di Benedetto XVI; si spinge, però, nei territori delle nuove diseguaglianze con vigore e linguaggio forte, senza temere le accuse di vetero-marxismo formulate da taluni ambienti americani e da certo cattolicesimo urticato dalla insistenza sui poveri. Bergoglio in Argentina non ha mai condiviso le tesi della Teologia della liberazione che al marxismo si ispirava. Certo, Francesco avverte prioritaria la presenza della Chiesa nella condizione peculiare di questa contemporaneità che ha il volto dell'economia, della finanza, degli emergenti, delle guerre per il controllo delle materie prime. Per questo esorta nell'intervista concessa a Tornielli e Galeazzi: «Quando al centro del sistema non c'è più l'uomo ma il denaro, uomini e donne non sono più persone ma strumenti di una logica ‘dello scarto' che genera profondi squilibri. I mercati e la speculazione non possono più godere di autonomia assoluta».

Andrea Tornielli, Giacomo Galeazzi, “Papa Francesco: questa economia uccide”, Piemme, Milano, pagg. 222, euro 16,90.

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