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Jovanotti tutto acceso

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PROLOGO/2

Jovanotti tutto acceso

Qualche anno fa scrissi sul mensile del Corriere della sera che Lorenzo Jovanotti era, con Francesco De Gregori, il più bravo di tutti e che proprio per questa sua manifesta superiorità avrebbe dovuto decidere che cosa fare da grande, scegliere una strada coerente e puntare tutto sulla cosa che secondo me sapeva fare meglio: cantare formidabili ballate romantiche come Mi fido di te, Fango, A te eccetera.

Naturalmente avevo torto. Non solo perché non esiste Jovanotti senza la musica dance (un'unica chiesa che va da «1-2-3 casino» a «voglio ballare come Michael nel video di Bad»), ma soprattutto perché in natura non esiste nulla che lo possa costringere in un confine circoscritto. Lorenzo è il teorico del viva-tutto e del tutto-acceso, deve provare, conoscere ed essere libero di inseguire tutto quello che gli piace fare fin da quando era bambino («Provare veramente a fare quello che volevi», ribadisce nel nuovo disco), e cioè mescolare generi, suoni e collaborazioni in un frullatore musicale che è un casino incredibile ma, come nell'improvvisazione jazz, è anche composizione istantanea e creazione sul momento.

C'è di più: io allora non lo sapevo, e avevo ancora un'idea sentimentale degli album, ma Jovanotti aveva capito prima di iTunes e di Spotify che stavamo entrando nell'era dello shuffle e che i dischi come li conoscevamo noi avrebbero presto ceduto il passo a una moltitudine di singoli, magari da far uscire, come ha fatto con il suo nuovo cd, una puntata a settimana come le serie tv.
Il nuovo disco, Lorenzo 2015 cc., con i suoi 30 brani di cui almeno la metà potenziali hit alla radio e nelle classifiche, spiega molto bene questa verità, più di quanto lo facesse il precedente, Ora, che comunque aveva una sua riconoscibile uniformità.
2015 cc. non è un solo disco, sono almeno cinque: uno di ballate (Ragazza magica; Le storie vere; Un bene dell'anima), uno di canzoni pop (Il cielo immenso; Con uno sguardo; Pieno di vita), uno dance (Sabato; Musica; È la scienza, bellezza) e – grande novità nata dall'esperienza di “Lorenzo negli stadi” di due anni fa – anche un disco di canzoni costruite per spaccare ai concerti (Tutto Acceso; 7 miliardi; L'estate addosso). C'è, infine, un'inedita dimensione da rock epico che probabilmente si sentirà ancora di più dal vivo (ascoltate Gli immortali, L'alba; Insieme; Il mondo è tuo e preparate gli accendini e il sing-along).

Lorenzo resta sempre imbattibile nel trovare le parole giuste per raccontare la vita contemporanea, come scrive Guia Soncini nel suo Why Jovanotti Matters di pagina 27. Sabato la conoscete già, e mia figlia di meno di tre anni la sa a memoria, «senza pilota». Ragazza magica è la ballata d'amore che sentiremo fino allo stordimento («Se metti un vestito \ stampato a colori \ in gara con i fiori \ per me vinci te», «e quando mi perdo \ e non mi ricordo \ mi basta pensarti \ e poi mi ricordo \ il mio posto dov'è \ il mio posto sei te»). Lo Zeitgeist politico è affidato a L'Alba («Non si può tornare indietro \ non si può tornare indietro \ nemmeno di un minuto \ è la regola di questo gioco \ puoi tentare di salire di livello \ o restare dove sei \ come carne da macello \ nelle mani del tecnocrate di turno») e a Il mondo è tuo, con l'invito alla figlia a non farsi contagiare dalla rabbia e dal risentimento molto di moda di questi tempi («Mandiamoli a cagare \ i bulli e i vittimisti \ gli indignati di mestiere \ i fondamentalisti»). Con i fiati jazz rock, più che soul, degli Antibalas, Libera ha il sapore di una canzone newyorchese di Lou Reed. Si alza il vento, invece, è un blues del deserto suonato con il chitarrista nigerino Bombino. Contiene la versione aggiornata della filosofia di vita di Jovanotti, più fatalista rispetto al passato del pensare-positivo-e-poi-tutto-si-aggiusta; più intimista e realista del solito, ma sempre ottimista: «Si alza il vento \ bisogna vivere \ giorno e notte a innamorarmi di un'idea incredibile \ il rock'n'roll \ la libertà che c'era sotto i tavoli da ragazzini \ quelle cose che ci diciamo e poi lasciamo perdere \ per esempio \ provare a fare quello che volevi».

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