Cultura

Tra la Flaminia e il West

  • Abbonati
  • Accedi
PRIMA PAGINA

Tra la Flaminia e il West

La tentazione è forte: prendere l'ordinanza della Procura di Roma del 28 novembre che consacra il genere letterario Mafia Capitale come una Puntarella Rossa (o Nera) o Tripadvisor con stelle e stellette di questa Roma Nord. Si parte subito, dunque, per i misterici Parioli e per il Bar Hungaria intercettato, dove tra colazioni continentali si parlerebbe forse molto di armi, occultamento d'armi, giubbotti antiproiettile; e siamo di fronte alla nuova Luiss e alla chiesa orrida prefabbricata di San Roberto Bellarmino, già sede di primari funerali tra cui quello recente di Virna Lisi; dentro, splendori anni Ottanta, grandi girasoli secchi in vaso, un dehors con tavolini di ghisa, una fama di migliori hamburger su piazza, e un'aria molto Milano, in un tentativo di Cucchi un po' vanziniano (accanto, anche un Euronics dove si può incontrare Corinne Cléry che fa shopping tecnologico).

Scendendo per viale Parioli, un bar pasticceria Il Cigno con bassorilievi tipo Della Robbia di ceramica lucida e il volatile ovunque come nei castelli bavaresi di Ludwig; e un'edicola dove il press agent Enrico Lucherini scende a comprare Grazia, con berretto antifreddo. Ma al Cigno niente ascendenze criminali, anzi la mejo società pariola che compra marron glacé turgidi; si va giù da piazza Santiago del Cile, luogo di psicanalisti e ceti non medi, anzi alti e altissimi, e assai riflessivi (ci abita Angelo Guglielmi con un gigantesco cane). Giù ancora, sempre su viale Parioli, ecco ristoranti placidi anni Cinquanta col vitello tonnato e il carrello dei bolliti e dei formaggi; ma poi arrivano quelli aggressivi e aspirazionali con tutto uno chic pariolo-Hamptons (il Caminetto) privo però della mattonella bianca da latteria mainstream in altri quartieri a Roma.

Qui, rispetto al centro, invece, intonaci soft e tinte da capanni oceanici, da Martha's Vineyard, e dehors forse abusivi, e fiorini con stemma “Marchesi di Barolo” in tripla fila che consegnano bottiglie; più giù, invece, Celestina, pizzeria-ristorante Parioli in purezza, colori chiari, vasto parcheggio, riconducibile secondo la procura a Marco Iannilli, prestanome di Massimo Carminati ovvero Er Cecato, e cinque vaste citazioni nell'ordinanza Terre di Mezzo (che sembra il nome di un'etichetta costosa che si potrebbe bere qui, affinata in barrique). Ma a viale Parioli c'è un epicentro che incrocia le vicende mafiocapitali con altre fattispecie delittuose che attengono alla morale minorile: al 190 c'è il famoso portone delle baby-squillo, cinque piani un po' malmessi con fili di antenne pencolanti e data di fondazione 1923, dove si sarebbero consumati sfruttamenti di ninfette; e al 190 entra pure un indagato di Mafia Capitale, anche se non si sa per quali traffici e in quali uffici; e però “er 190” pare veramente «er duecentodiciannove», «er palazzo dell'oro» o «dei pescecani» di gaddiana memoria, con diversi delitti forse intrecciati e forse totalmente indipendenti, che si incrociano nello stesso caseggiato affluente. Allo stesso civico, anche, un negozio Gabrielli per uniformi di
maggiordomi e colf, con crestine e targhe di vittorie al rugby 1947 all'Acqua acetosa (qui dietro), e viene in mente naturalmente «Dichiarare il secondo», e tante Downton Abbey vanziniane (i fratelli abitano poco lontano da qui). Di fronte, l'Ambasciata del Senegal presso la Santa Sede.

Ma questi Parioli, questa South Kensington di pizzerie e pashmine sono soltanto un antipasto, per arrivare al vero regno mafiocapitalista bisogna superare quello splendido Ponte Flaminio di Armando Brasini, il re dei barocchetti romani, con lampioni e aquile e lupe svogliate e con la testa girata tipo quella in copertina di Houellebecq, e si entra nel regno benzinaro-texano di corso Francia. «Sono a Roma Nord a far benzina», cantava naturalmente Umberto Tozzi nel 1982; qui, terra soprattutto di auto e di servizi per auto; e già in Fratelli d'Italia di Alberto Arbasino (1963) si va a party «di mediatori d'automobili usate». Qui, un concessionario Smart, la stessa macchina su cui è stato arrestato er Cecato, regina incontrastata delle highwaysromanordiste. E poi il celebre distributore Eni di corso Francia, epicentro di mediazioni e vessazioni da parte sempre der Cecato, che tra queste pompe avrebbe diretto i traffici romani. Trovare il distributore giusto però è un'impresa, perché qui ce ne saranno dieci in cento metri; e con grande delusione non è il distributore grande, quello con contingente McDonald's; è uno più piccoletto, molto più su, ancora più improbabile come quartier generale criminoso. Più interessante, però, questo, e lì, in una giornata di fine gennaio, tanti box per autolavaggio che raccontano storie: Classe E blu presidenziale targate Corpo Diplomatico in attesa di risciacquo; poi una macchinetta Aixam nuova di zecca con tre ragazze molto bionde in leggings che la lustrano, forse uscite da scuola, e improvvisano un sexy car wash scherzando con l'idrogetto; poi, nel box accanto, roccioso romanordista che lava fin sotto il cavalletto il suo scooterone col suo bomber Tucano Urbano: mentre Enrique Iglesias passa sparato negli altoparlanti e giovani bellocci in pantalone kaki con risvoltino sobrio fanno benzina alla loro Classe A forse diretti all'Olgiata.

Nel McDonald's, invece, studentesse fanno pausa doposcuola coi loro Sh e IL Castiglioni-Mariotti di latino blu sotto braccio, e voci che si perdono nella pioggia: «Ah Sveva, che se pijamo l'happy meal?». Dentro, finalmente, si intravede un signore dall'aria Mafia Capitale: di mezza età, è seduto a mangiare il suo muffin, con cicatrici in faccia e tutto: e però legge attentamente Repubblica, e magari è pura Società Civile Romanordista, magari in quota Tsipras, e come sempre è difficilissimo fare delle sociologie dalle parti del Ponte Flaminio. Si rischiano errori anche molto grossolani. Più avanti, su corso Francia (196 citazioni nell'ordinanza di Mafia Capitale), il panorama urbano si fa più esplicito. Ecco il negozio Blue Marlin della compagna der Cecato, Alessia Marini. Oggi chiuso, sprangato, sembra il set di un film di Sergio Leone, perché questo Blue Marlin, brand di un certo successo tra maschi alfa romanordisti e non solo, propaganda uno stile rusty and grunge, una sorta di Abercrombie benzinaro-laziale, che guarda molto a Vigna Clara e Vigna Stelluti ma soprattutto alle vaste distese americane (di fronte, la bisteccheria ormonale T-Bone Station). L'uomo romanordista del resto si sente un po' texano, un po' tra la Flaminia e il West. Su, sopra questa high street, ecco la collina Fleming, nuove urbanizzazioni anni Sessanta («Un quartiere sconvolto da nuove costruzioni e frane», sempre Arbasino), con una pasticceria Fleming molto amata dai mafiocapitalisti (che amano soprattutto primi di pesce e dolcetti, non temendo né la madama né il carboidrato, par di capire dalle indagini). Però si fa inversione e si prende la via Flaminia per andare a Ponte Milvio. Lì, ingorghi di suv targati Principato di Monaco davanti al famoso Trony dove anni fa dei saldi di elettronica crearono problemi di ordine pubblico per il troppo entusiasmo, e riflessioni luddiste nelle classi alte. E si arriva dunque al borghetto di Ponte Milvio, tipo villaggio del Piccolo Lord sotto la villa Brasini, detta anche “il castellaccio”, delirante fortilizio novecentesco opera sempre dell'architetto immaginifico che fece anche lo zoo verdoniano di Marisol («campione del titanismo di cartapesta, del pompierismo ipermonumentale e della carnevalata neoromanesca», secondo Antonio Cederna, non un estimatore, diciamo).

Nelle masserie o scuderie del castello, ecco il pub Coco Loco (anche questo chiuso, in ristrutturazione, con friggitrici e lavelli impacchettati, in strada), dove, nell'ordinanza Puntarella Nera, si ritrovano non solo la meglio gioventù mafiocapitalista a convegno, ma anche risse e nomi meravigliosi come un «Kolaj Orial, nato a Lezhe (Albania), 23/08/1983, pugile albanese naturalizzato italiano, campione italiano e della Comunità Europea nella categoria dei pesi mediomassimi» e il figlio di Nicoletti, boss storico della banda della Magliana, che si menano o vengono menati. Sempre tra le masserie del castello non si trova invece il concessionario Concept Car Garage, dove er Cecato incontrava Giovanni De Carlo detto “Giovannone”, che non è il sottocuoco di Amici miei ma – si dice – il nuovo boss cittadino. Qui, si cerca assai, tra vicoletti di carrozzerie anche un po' paurose, abusi, retro di supermercati con carrelli abbandonati, villette di alluminio anodizzato però ospitanti società di Pr e di grafica: un Pigneto americano, una Notting Hill flaminia, dunque. Ma niente mafiocapitalisti, niente concessionari. Tutto scomparso, tutto evaporato, e largo invece a una società affluente molto indaffarata, con aria milanese. Ci sono: guardiani privati, una piadineria-gourmet, una Bakery House (ancora l'America), e un negozio Niki Nika con lounge esterna tipo Porto Cervo e infradito-gioiello Pinup Collection primavera-estate 2015. E anche qualche negozio normale. Roma Nord non è così lontana in fondo, cantava il Poeta.

© Riproduzione riservata