Cultura

Un enigma chiamato Boulez

  • Abbonati
  • Accedi
Musica

Un enigma chiamato Boulez

Un libro monografico scritto da Joan Peyser nel 1976 sul compositore e direttore d’orchestra francese Pierre Boulez si intitola Boulez: Composer, Conductor, Enigma. Il libro in sé ha un valore alquanto modesto ma il suo titolo sembra inquadrare perfettamente la personalità sfuggente di questo musicista che quest’anno compie novant’anni ed è presente sulla scena artistica come protagonista assoluto da quasi settanta.

Compositore tra i più influenti del secolo, è stato per intere generazioni una figura da seguire con reverenza o contro cui ribellarsi in modo assoluto, in ogni caso impossibile da evitare o considerare con indifferenza.

Assieme a colleghi come Berio, Nono, Stockhausen, Maderna, Xenakis ha rinnovato il linguaggio musicale del Dopoguerra,attraverso partiture fondamentali come Le Marteau sans maître, Pli selon pli, Notations pour Orchestre, Rituel, Éclat/Multiples, Livre pour cordes e Répons: le sue scelte orientate a una assoluta radicalità di scrittura e le sue intransigenti (spesso intolleranti) posizioni teoriche nei confronti di chi non condivideva le sue idee hanno dato il via a reazioni di carattere opposto da parte di molti autori, culminate nella nascita di estetiche ancora oggi molto influenti come il minimalismo americano e il neotonalismo postmoderno.

La sua formidabile carriera di direttore d’orchestra lo ha portato fin dalla gioventù alla testa delle maggiori formazioni del mondo (è stato a lungo direttore principale della New York Philharmonic) procurandogli notevoli successi di pubblico, tuttavia di lui si sa poco a livello personale: ha sempre tenuto una pesante saracinesca chiusa sulla propria vita affettiva né ha mai fornito ai giornali materiale da gossip: nulla della sua carriera permetterebbe di trovare quegli aneddoti colorati e divertenti che si trovano ad esempio in quella di Leonard Bernstein, per molti versi il compositore/direttore più lontano da lui. Nel dibattito culturale della sua epoca Boulez è intervenuto spesso, attraverso una serie assai nutrita di libri e scritti su riviste ma evitando sempre di attaccare personalmente i suoi detrattori, piuttosto limitandosi a ignorarli con ironico snobismo.

Negli anni Sessanta fecero scandalo le sue dichiarazioni sulla necessità di fare tabula rasa di tutto ciò che riguardava il passato; Boulez si vantava con Leonardo Pinzauti in una celebre intervista di non conoscere l’Otello di Verdi e mostrava disinteresse assoluto per il mondo dell’opera lirica (è uno dei pochi compositori a non aver mai affrontato il teatro musicale come autore), auspicava metaforicamente ma non troppo che sotto i teatri lirici si mettessero le bombe, rimpiangeva i tempi della Rivoluzione Francese in cui si tagliavano le teste alle statue. In quel periodo storico Boulez raccoglieva il testimone di Webern dichiarando invece artisticamente defunto Schönberg e nello stesso tempo manteneva una posizione di grande ambiguità nei confronti di Stravinskij, che apprezzava solo in parte ma del cui prestigio si servì per aumentare il proprio, con una buona dose di cinismo (si legga l’epistolario di Stravinskij relativo alla fine degli anni Cinquanta per capire meglio la questione).

Dopo questi exploit giovanili, però, Boulez ha passato molti degli anni seguenti in quegli stessi teatri che voleva far saltare in aria, dirigendo magnificamente opere di Berg, Janacek, Schönberg, Wagner (nella celebre rilettura del Ring a Bayreuth realizzata assieme a Patrice Chéreau) e molti altri autori e recuperando nel suo repertorio persino Mahler, di cui ha fornito una lettura del tutto immune da sentimentalismi e svenevolezze postromantiche.

Generalmente il nome di Boulez viene avvicinato ad aggettivi come “lucido”, “freddo”, “razionale”: indubbiamente tutte queste caratteristiche fanno parte della sua personalità compositiva, ma in molte partiture sono presenti anche seducenti morbidezze timbriche (come nelle Improvisations Mallarmè per soprano e ensemble) e un gusto particolare per il colore strumentale che lo porta a creare prismatici e sorprendenti effetti di prospettiva in un brano come Sur Incises,vasta esplorazione di un bizzarro assieme strumentale di arpe, pianoforti e percussioni che in altre mani sarebbe risultato invariabilmente monocromatico e qui invece riesce a non annoiare l’ascoltatore per oltre quarantacinque minuti.

Tra gli autori della sua generazione Boulez è quello più refrattario a qualsivoglia contaminazione stilistica: lontanissimi da lui i flirt con la musica popolare e le strumentazioni del passato da Bach a Schubert tipici di Luciano Berio. Il gusto ironico del paradosso di Kagel, la sottile vertigine virtuosistica di Ligeti o il colossale caos materico di Xenakis gli sono sconosciuti: Berio disse che il mondo di Boulez era «di una stupefacente chiarezza e trasparenza sia che scriva che parli di musica, anche se spesso si tratta di una musica che non esiste».

L’interesse per l’elettronica che lo ha portato a fondare un’importante istituto come l’Ircam di Parigi, il costante aggiornamento dello sguardo rivolto alle nuove tecniche di produzione del suono, l’inesausta opera di diffusione musicale effettuata anche attraverso l’Ensemble Intercontemporain da lui fondato nel 1976, il confronto con un musicista come Frank Zappa (nome visto in maniera non certamente favorevole all’interno del mondo “classico”) cui Boulez ha commissionato diversi lavori, tutto questo testimonia una curiosità intellettuale molto meno dogmatica e settaria di quanto non farebbero sembrare certe dichiarazioni d’intenti (bellicosi) affidate dal musicista francese a libri e giornali.

Certamente una figura del genere può risultare non particolarmente simpatica ma la conoscenza della sua opera è inevitabile per chiunque faccia il mestiere di compositore, se non altro per confrontarsi con un autore dalla fortissima personalità le cui intuizioni creative fanno ancora discutere dopo decenni e che, comunque la si pensi al riguardo, sono parte integrante della Cultura musicale del Novecento. Buon compleanno, Monsieur Boulez.

© RIPRODUZIONE RISERVATA