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Chiedi chi erano gli Eagles, la leggenda del country rock che finì in classifica

Negli Usa la rivoluzione del country rock è un momento imprescindibile della storia della musica popolare, una «lezione» partita alla fine degli anni Sessanta con «Sweetheart of the Rodeo» dei Byrds ma raccolta da intere generazioni di autori, ultimi tra i quali Wilco, Beck e Norah Jones.

Qui in Italia è stata ed è materia per una ristretta cerchia di cultori che tendenzialmente «c'erano» nell'irripetibile stagione dei Seventies. Con un'importantissima eccezione: gli Eagles, la band che con l'album «Hotel California» ha venduto qualcosa come 30 milioni di copie in giro per il mondo. A chi intendesse approfondire l'epopea dei sette musicisti che si sono alternati sotto l'effigie del gruppo, consigliamo due strumenti: «Eagles Box Set» che raccoglie i sei album classici del loro repertorio e il libro «Eagles. La leggenda del country rock» di Sergio d'Alesio (Aereostella Edizioni), grande conoscitore del fenomeno country rock e delle vicissitudini del complesso fondato in California, alla corte della nascente Asylum Records di David Geffen. Innanzitutto per un motivo: prima di diventare musicologo (suoi anche tre audiolibri di musicoterapia per CapitanArt), d'Alesio «c'era» e negli anni Settanta ha avuto la fortuna di assistere in prima persona, davanti e dietro al palco, ad alcune delle fondamentali apparizioni della band. Il libro, attraverso una rapida successione di capitoli più o meno coincidenti con la discografia del gruppo, è insieme un atto di passione e di testimonianza. Ed eccoli alle origini, gli Eagles, che si incontrano nella sala di registrazione di Linda Rondstadt.

Qualcuno, come il polistrumentista Bernie Leadon e il bassista Randy Meisner, ha più esperienza. Gli altri due, il batterista Don Henley e il chitarrista Glenn Frey, dimostrano subito un grandissimo feeling. Tutti e quattro insieme potrebbero continuare a fare quattrini come turnisti, ma decidono di tentare la scalata come band. Gli esordi (l'omonimo del '72 e il concept album «Desperado») sono nel solco del country rock, rivisitano il verbo di Flying Burrito Brothers e Poco con il banjo di Leadon a primeggiare. Ma non sfondano. La musica cambia con il successivo «On the border», l'album che vede Don Felder entrare in formazione, Henley e Frey assumere la leadership e il suono farsi più heavy. Sarà il disco della prima vera hit del gruppo, la ballata «Best of my love». Il successo planetario arriva con il seguente «One of these nights» che fa rotta verso un easy listening più marcato e impone un altro classico, «Take it to the limit». Ma una country rock band può avere successo planetario? Secondo Bernie Leadon no, tant'è vero che lascia la band per ritrovarsi rimpiazzato da quel funambolo della chitarra hard rock che è Joe Walsh. La nuova formazione l'8 dicembre 1976 ferma gli orologi dell'industria musicale con l'uscita di «Hotel California», senza dubbio la punta dell'iceberg della produzione degli Eagles, dopo la quale anche Meisner, stufo dei continui tour, passerà la mano. Da allora la parabola è in discesa, attraversa il furbetto «The long run» e quindi per una lunghissima stagione di stop, litigi e cause per arrivare alla prima reunion degli anni Novanta e al ritorno in sala d'incisione nel 2007 per «The Long Road out of Eden». Oggi gli Eagles – solo per due quarti uguali a ciò che erano agli esordi - rappresentano un brand che continua a vendere benissimo e a riempire i teatri. L'«eccezione» best seller del country rock che d'Alesio dimostra di conoscere, capire e amare attraverso 160 pagine oneste e ricche d'intensità. Un po' come il superclassico «Life in the fastlane».

Sergio d'Alesio
Eagles. La leggenda del country rock
Aereostella
Euro 16
pp. 160

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