Better Call Saul è la serie spin-off di Breaking Bad incentrata sull'avvocato buffo ma cinico che aiuta Walter White a diventare re della droga ad Albuquerque, New Mexico, e di cui questa nuova serie, tornando indietro nel tempo, racconta come divenne l'avvocato dei criminali. Nato come contrappunto comico all'oscurità crescente di Walter White, il personaggio di Saul Goodman, interpretato dall'autore e attore comico Bob Odenkirk, aveva conquistato il cuore degli appassionati perché sembrava l'unico personaggio in grado di evitare i guai invece di andarseli a cercare.
Il pericolo è che Vince Gilligan, già autore di Breaking Bad, e AMC, che l'ha prodotta, abbiano trasformato la serie più amata degli ultimi anni in una franchise solo per soldi. Gilligan stesso ha insistito in alcune interviste sull'importanza di continuare a lavorare con la produzione di Albuquerque che ha vissuto per cinque anni di Breaking Bad. Se così fosse, chi può assicurarci che tra un anno non uscirà lo spin-off sulla moglie di Walter White, Lonely Skyler, oppure un programma di cucina con Tuco Salamanca, lo spacciatore messicano delle prime stagioni di Breaking Bad che (spoiler minimo) compare nelle prime puntate di Better Call Saul? Ma a ben vedere, dipenderà dal bisogno di dar lavoro alla gente se Better Call Saul, inizialmente concepita come commedia da mezz'ora, si è poi evoluta in un più regolare drama con episodi lunghi e maggiore solennità narrativa? Oppure gli autori hanno intravisto l'intensità potenziale del personaggio?
Dopo aver visto le prime puntate di Better Call Saul, il rapporto tra serie madre e spin-off risulta più complesso di come si pensava. Le due serie parlano della trasformazione di un uomo, ma se Walter White si trasforma da macchietta dell'uomo frustrato a complessa macchina del male, Saul è un uomo ancora vagamente dotato di coscienza che finisce col diventare una macchietta, la spalla comica dei criminali. Poi: Walter White, per trovare se stesso, deve distruggere la propria vita e quella di parecchie altre persone. Saul Goodman è un uomo patetico che sta cercando un modo per svoltare a quarant'anni, il suo talento è parlare, e parlando in qualche modo salva le persone.
Vince Gilligan ha detto al New York Times che la vera lezione di Breaking Bad è che le azioni hanno delle conseguenze. Saul cerca, con la parlantina, di allontanare le conseguenze delle azioni. Forse per questa vocazione a sfuggire alle conseguenze delle scelte, la serie si tiene tutte le porte aperte. Saul ha un fratello maggiore di nome Chuck di cui non sapevamo niente, un avvocato rispettabile che però vive chiuso in casa perché ha paura di campi e onde elettromagnetiche. In potenza, un personaggio a cui affezionarsi. Inoltre, Peter Gould, co-autore di Better Call Saul, ha detto che il tempo potrà andare avanti e indietro a loro piacimento, che alcune puntate o scene si potrebbero ambientare anche nel dopo-Breaking Bad, o nell'anno, tra il cinquantesimo e il cinquantunesimo compleanno di Walter White, in cui ha avuto corso la trama di Breaking Bad. Il che trasformerebbe in occasione creativa il suo limite principale: se fosse un semplice prequel sapremmo già come va a finire, con Saul senza lavoro e una serie di morti ammazzati. Esquire ha scritto che i primi episodi di Better Call Saul sono già migliori di quelli di Breaking Bad, ma senza volersi sbilanciare troppo si può dire che si respira un'aria più pulita e leggera. Nella prima puntata, un cliente gli spiega di essere innocente, e Saul: «Non cerco clienti colpevoli. Chi ha bisogno dell'aggravante?» Dove aggravation vuol dire anche “scocciatura”. Che paraculo.
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