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I tanti volti di Napoli e la speranza di riscatto in 15 lettere al Papa

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I tanti volti di Napoli e la speranza di riscatto in 15 lettere al Papa

«Santità, sono un medico innamorato della ricerca scientifica. Dirigo il Tigem, centro all'avanguardia riconosciuto a livello internazionale. Santità, la invito a visitare il nostro istituto in cui duecento ricercatori provenienti da tutto il mondo dedicano la propria vita alla lotta contro le malattie genetiche».

Così scrive Andrea Ballabio al Papa in visita a Napoli, e come lui altri 14 napoletani noti e apprezzati in Italia e nel mondo, tra cui anche Mirella Barracco, Maurizio Marinella, Antonio Colasanto, Aurelio De Laurentiis, Marco Salvatore, Maurizio Maddaloni, Giuseppe Tesauro e Fulvio Tessitore.

Le loro lettere sono raccolte nel volume “Napoli. Lettera a Francesco”, curato dal giornalista della Rai Massimo Milone (edito da Guida) , introdotto da una lunga intervista al cardinale e arcivescovo di Napoli Crescenzio Sepe. Inviti, analisi, opinioni sulla città e soprattutto la fotografia di quanto di meglio essa può offrire, nelle dieci lettere si scopre l'aspetto migliore che da tempo resta nascosto. O meglio vengono messe in risalto due anime, una buona e l'altra cattiva di una città “maledetta” e affascinante. Ma in tutte affiora l'attesa di una spinta, di uno shock di una scrollata per uscire dal torpore.

È proprio su questa linea che Francesco Paolo Casavola, presidente emerito della Corte Costituzionale, nella sua lettera ricorda Benedetto Croce e la sua definizione di Napoli “paradiso abitato da diavoli” e cita anche l'altro proverbio che definisce la stessa città “Un inferno abitato da santi”: una città che per alcuni versi ha subito un arresto di sviluppo sociale, spiega Casavola, ma per altri ha - come lo stesso Croce precisa - un'alta vita morale e intellettuale, ci sono coloro che hanno sofferto e amato la patria compiendo un'importante opera di avanzamento civile.

Questa è Napoli, scrive il magistrato al Pontefice, da cui alcuni invitano a scappare (Eduardo in Jatevenne), e in cui altri dicono che sia bello rimanere come in un'eterna infanzia (Pino Daniele in Napule è mille culure).

Una città in cui ci sono antichi problemi mai risolti. Ne fa cenno Luca De Filippo, attore e regista, che attacca la sua lettera scrivendo: Santità, a nord ovest di Napoli, c'è una piccola isola che si chiama Nisida. De Filippo descrive i luoghi, con l'enorme scheletro di cemento armato del dismesso polo siderurgico dell'Italisider su una costa dal mare piatto anche d'inverno: si cerca di rimediare bonificando. Ma l'impresa non è facile. Poi torna su Nisida: «Il carcere minorile: altro cemento, altra nota stonata rispetto alla bellezza dei luoghi». Dietro quei cancelli i ragazzi che hanno in comune i quartieri dove sono cresciuti, il degrado, la violenza, la droga, soprusi, prepotenze sopraffazione. Ma i ragazzi che riescono a cambiarer il proprio destino - scrive Luca De Filippo - sono sempre troppo pochi rispetto a quelli che tornano alla vita precedente .

Giovani sfortunati e migranti, gli interlocutori veri della visita del Papa a Napoli a cui rimanda nella sua lettera anche Erri De Luca. Lo scrittore annota: Napoli è un'esperienza più che millenaria. Fondata da stranieri che vennero dall'Oriente che le diedero il nome nella loro lingua, è stata sede secolare di spagnoli venuti da occidente. In mezzo ebbe per inquilini varie genti del nord.

I pensatori chiedono una scossa per il riscatto. Lo storico Giuseppe Galasso scrive al Pontefice: La nostra è una città in cui da secoli il lavoro e la casa sono rimasti problemi dominanti; una città in cui una straordinaria congestione umana e le gravi difficoltà determinate da una debole struttura economica e materiale hanno determinato devianze e patologie sociali che hanno assunto le forme di una malavita organizzata tra le peggiori del nostro paese. Auspico chela Chiesa e il mondo cattolico intensifichino la loro azione di carità cristiana e sociale. Auspico che in questo spirito Lei voglia parlare anche al mondo laico della città.

È di una propulsiva spinta vitale che Napoli ha stringente bisogno di ritrovare in sé - chiosa il filosofo Aldo Masullo -. Nello scuotere la città, nello sfidarne l'indebolito coraggio civile, io vedo Santità, il valore profondo della sua visita. Ma basterà? Le università di Napoli, il mondo dell'alta formazione e della ricerca della città di questa scena possono essere meri testimoni? , si domanda Lucio D'Alessandro, il vicepresidente della Crui.

“Napoli. Lettera a Francesco”
Massimo Enrico Milone
Guida Editori
pagg. 184
prezzo 8,50 €

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