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Questo articolo è stato pubblicato il 25 marzo 2015 alle ore 18:38.

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Parliamo di fantasmi. Simili, grosso modo, a quello che ha un gran lavoro nell'”Amleto” di Shakespeare o a quelli che, non trovando valide occupazioni nella dimensione che li ospita, decidono di infestare i vecchi castelli e costituiscono la gioia dei cosiddetti racconti gotici. Vi sono fantasmi anche nella Bibbia, come si legge nel Primo Libro di Samuele, dove troviamo la descrizione dell'apparizione di uno spirito. E', appunto, quello di Samuele che si rivolge a Saul che l'ha evocato con l'aiuto di una negromante: “Perché mi hai disturbato e costretto a salire?” (I Sam. 28,15). Oppure ecco le apparizioni di Mosè ed Elia durante la trasfigurazione di Gesù, episodio narrato nei tre vangeli sinottici (per esempio Matteo 17, 1-8)

Secondo Allan Kardec (1804-1869), il fondatore dello spiritismo, i fantasmi diventano visibili in virtù di un fenomeno naturale: il loro “corpo animico” si fa più denso e colpisce i nostri sensi così come un gas, in condizioni normali invisibile, impressiona la retina o il tatto con l'abbassamento della temperatura. Che dire? Aggiungiamo soltanto una notizia: uno dei grandi filosofi del Novecento, Henri Bergson, tra l'altro presidente nel 1913 della Società per la Ricerca Psichica, dedicò una conferenza all'argomento. La quale è di nuovo tradotta per l'editore Elliot da Giulio Martone, con una introduzione di Alda Teodorani: “Fantasmi” (pp. 60, euro 8).

Certo, il pensatore toglie ai fenomeni di questo genere “l'alone di attrazione da baraccone” che spesso li caratterizza; tuttavia sottolinea Bergson: “Più faremo l'abitudine a questa idea di una coscienza che straripa dall'organismo, più ci sembrerà naturale la sopravvivenza dell'anima al corpo”. Insomma, se i fatti, “studiati indipendentemente da ogni sistema, ci portano a considerare la vita mentale come molto più vasta della vita cerebrale, l'ipotesi della sopravvivenza diventa talmente probabile che l'onere della prova spetterà a chi la nega piuttosto che ai sostenitori”.

Non è il caso di soffermarsi sulle apparizioni o su qualche allucinazione che le ha aiutate, diremo semplicemente che il fantasma (da φάντασμα, phàntasma) significa “apparizione” e che dagli albori dell'avventura umana ci accompagna. Più o meno discretamente.

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