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Fiction su Pietro Mennea, intervista al protagonista Michele Riondino

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La Freccia del Sud

Fiction su Pietro Mennea, intervista al protagonista Michele Riondino

Il film inizia portandoci indietro nel tempo, nel 1980, alle Olimpiadi di Mosca. In primo piano il volto teso di Pietro sulla pista dello stadio, pronto allo scatto della partenza. Parte un lungo flashback, attraverso il quale egli rivive i momenti più importanti della sua vita, dall'infanzia fino a quell'incredibile falcata finale sulla pista di Mosca che gli valse l'oro olimpico. Il giovane atleta di Barletta coronava così il sogno della sua vita dopo che, un anno prima, il 12 settembre 1979, a Città del Messico, aveva battuto il record del mondo dei 200 metri, quel 19.72 rimasto imbattuto per diciassette anni.

A due anni dalla sua prematura scomparsa, a ricordarci la sua figura ripercorrendo la vita privata e sportiva fino a quel memorabile trionfo, è la miniserie in due puntate “Pietro Mennea-La freccia del sud” in onda il prossimo 29 e 30 marzo su Raiuno, prodotta dalla Casanova Multimedia di Luca Barbareschi, con la regia di Ricky Tognazzi. A interpretare il grande velocista è Michele Riondino, anche lui pugliese, volto noto soprattutto del cinema e della televisione (conosciuto dal grande pubblico soprattutto per “Il giovane Montalbano”), ma anche di teatro suo luogo d'elezione. L'attore tarantino impersona con grande immedesimazione la testardaggine e la caparbietà di Mennea, accompagnata dalla semplicità, dall'umiltà, e da quella ritrosia, sia come uomo che come atleta, nell'apparire, nel mettersi in mostra.

Riondino, come si è preparato, anzitutto dal punto di vista atletico, per affrontare questo personaggio?
C'è stata una preparazione soprattutto fisica di due mesi, seguendo tutti i giorni esercizi pesanti con il preparatore della nazionale femminile delle Olimpiadi di Londra. Ho fatto un certo tipo di allenamento: lo stesso di Pietro, che aveva uno stile “sporco”, come ad esempio correre con i copertoni legati ai fianchi. Da attore una cosa molto bella che ho scoperto, è stata quella di dover recitare correndo, che è già difficile di per sé, ma farlo all'interno di dieci secondi è stato molto stimolante. Mi sono documentato vedendo molti film di repertorio dalle teche Rai, leggendo interviste, ma soprattutto ho preso spunto dal suo libro che racconta la sua vita.

Cosa l'ha colpito particolarmente dell'uomo sportivo?
Tra le tante cose mi hanno colpito le parole che, in un'intervista a Gianni Minà subito dopo aver fatto il record del mondo, lui dice: “Ecco finalmente un ragazzo del sud, cresciuto in un posto dove mancano attrezzature e impianti sportivi, diventato l'uomo più veloce del mondo”. Lì c'è tutto il pensiero di Pietro, la sua testardaggine, la sua passione per questa disciplina, la voglia di farcela.

Mi sembra che un po' le somiglia, per la caparbietà, la serietà, la passione per il suo mestiere. Anche lei, è andato via dalla Puglia, animato dalla voglia di farcela e di inseguire un sogno…
Sì, mi sono ritrovato molto. Anch'io sono dovuto andare via, da Taranto, per inseguire i miei sogni. E anch'io come Pietro cerco di alimentare la mia passione, di darle voce e corpo a costo anche di alienarmi da quella che è la vita reale. Rispetto ad altri personaggi finora interpretati, in questo ho potuto inserire parte di me stesso, del mio percorso di vita. In lui era molto forte l'amore per la sua terra, la passione per la disciplina agonistica e per lo sport, del quale aveva una concezione pura, pulita, e per la quale ha sempre lottato. Si è sempre battuto contro la Federazione, contro gli sponsor, per ribadire l'importanza dello sport come disciplina che regolamenta soprattutto l'uomo.

Cosa succede, come anche nel suo caso, quando il sogno si realizza?
Nel mio caso quando il sogno si è realizzato, ovviamente non ci credi. Quando ti accorgi di essere arrivato dove non avresti mai pensato di arrivare devi poi fare i conti con una serie di cose: come la preoccupazione di soddisfare sempre qualcuno o qualcosa, le aspettative degli altri.

Pietro ha sofferto molto questo aspetto, e nel film emerge chiaramente.
Quando vinci la prima gara, le aspettative crescono, e il rischio è quello di correre più per gli altri che per se stessi. Pietro si preoccupava molto di quello che poteva pensare la gente.

Una figura importante nella sua vita è stata quella del professore Carlo Vittori (interpretato da un appropriato Luca Barbareschi), il suo trainer. Nel loro rapporto ricorrono frasi e parole come sacrificio, integrità, umiltà, dedizione, volontà, ecc. Che valore dà a queste parole?
È facile cadere nella retorica con un personaggio che esprime concetti di sportività “alta”. E proprio perché parliamo di un certo tipo di personaggio queste parole hanno un significato e un peso specifico molto più importante di quanto invece, retoricamente, noi potremmo dargliene. In un programma televisivo del 1980, mettendo a confronto due grandi velocisti americani e Pietro, Gianni Minà a un certo punto parla proprio di questi aspetti e cioè della tenacia, dell'importanza della disciplina, e dell'amore per quello che si fa che va oltre il risultato, ma che si ottiene solo ed esclusivamente attraverso questi passaggi. Il suo segreto era l'allenamento e la preparazione, ma a un livello quasi di masochismo, cioè quel piacere di passare attraverso la sofferenza che gli faceva godere appieno il risultato finale. Qualunque esso fosse, sia di vittoria, che di sconfitta.

C'è un momento in cui Pietro davanti ai dirigenti della Federazione, quando decidono di non mandare la nazionale alle Olimpiadi di Mosca, rimprovera alle istituzioni l'aver dimenticato il valore dello sport, il rispetto dell'avversario…
Esatto. E non riesco a immaginare uno sportivo, un calciatore, con il coraggio oggi di fare un ragionamento del genere. In Italia credo siano veramente pochi gli atleti puri di spirito. Comanda il denaro. Ci siamo dimenticati che lo sport invece è la celebrazione dell'uomo, della sua bellezza, della sua prestanza, dell'esaltazione del corpo, dell'agonismo, del vincere rispettando le regole, non solo quelle scritte, ma le leggi naturali.

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