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Commuove Zhang Yimou con «Lettere di uno sconosciuto»

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Commuove Zhang Yimou con «Lettere di uno sconosciuto»

Preparate i fazzoletti: nelle sale arriva il nuovo commovente melodramma di Zhang Yimou, «Lettere di uno sconosciuto». Tra le uscite anche il francese «La famiglia Belier» di Eric Lartigau e il film d'animazione americano «Home – A casa» di Tim Johnson. Presentato fuori concorso al Festival di Cannes dello scorso anno, «Lettere di uno sconosciuto» ruota attorno a una coppia devota, Lu e Feng, costretta a separarsi quando l'uomo viene arrestato e mandato in un campo di lavoro come prigioniero politico. Rilasciato dopo diverso tempo, torna a casa e scopre che la sua amata moglie soffre di amnesia e ricorda pochissimo del suo passato.

L'autore cinese firma così un nuovo mélo, genere che l'aveva reso grande nella prima metà degli anni Novanta con pellicole come «Ju Dou» e «Lanterne rosse». Abbandonata presto una riflessione sul periodo storico e politico di riferimento, il film si concentra totalmente sul rapporto tra i due coniugi, dando vita a un dramma struggente dall'impianto narrativo piuttosto tradizionale. Se la sceneggiatura abbonda di cliché, Zhang Yimou è bravo a nascondere buona parte dei difetti grazie a un'attenta cura visiva e a una colonna sonora efficace. Difficile non emozionarsi, soprattutto in una conclusione a dir poco straziante, grazie anche alla notevole performance della protagonista Gong Li, che torna nuovamente a recitare per il regista che l'aveva lanciata, poco più che ventenne, in «Sorgo rosso» del 1987.

Toccante vorrebbe anche essere «La famiglia Belier» del francese Eric Lartigau.
Al centro una famiglia in cui tutti i componenti sono sordomuti, fatta eccezione per Paula, la primogenita di 16 anni. La ragazza possiede un grande talento canoro e decide di fare le selezioni per una nota scuola di musica parigina: è una scelta che potrebbe cambiare la sua esistenza e quella della sua famiglia. Commedia travestita da film impegnato, «La famiglia Belier» è una pellicola che tratta superficialmente una tematica importante, utilizzando furbizia sia nella messinscena che nelle svolte drammaturgiche.

Il percorso di crescita della protagonista Paula è costellato da cliché di ogni sorta e da scelte forzate alla ricerca della lacrima facile. Più adatto per un passaggio sul piccolo schermo, è un film che ha avuto (immeritata) fortuna ai botteghini transalpini. Infine, da segnalare «Home – A casa», ultima fatica della DreamWorks Animation. In un futuro prossimo la Terra è stata conquistata dai Boov, una razza aliena in cerca di una nuova casa. Tip, adolescente coraggiosa, è alla ricerca della madre e, suo malgrado, avrà come complice Oh, un Boov solitario e pasticcione.

Dopo «I pinguini di Madagascar», la DreamWorks si conferma in un periodo di grave crisi creativa e realizza un'altra pellicola prevedibile e priva di spunti davvero degni di nota. L'apparato visivo non stupisce mai e, mentre la narrazione procede fiaccamente, sono da registrare diverse sequenze retoriche e ricattatorie, in cui si accenna una banale riflessione sull'integrazione e sull'accettazione del diverso. Fastidiosa e invadente la colonna sonora.

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