Cultura

Stroncatura preventiva di questo numero

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LA MACCHINA DEL FANGO

Stroncatura preventiva di questo numero

“IL Megasin l'è on gran giornàl”.
Perché costa 2 euro, ma portato sottobraccio ti dà l'aspetto di uno che indossa 1.000 euro di vestiti. Perché, se realmente indossi 1.000 euro di vestiti, non ti fa sentire in colpa, anzi. Perché esce col Sole, e ti fa sembrare pure uno che ne sa a manetta di Borsa. Perché ti spiega Shoreditch, la quinoa e il flat white coffee, un attimo prima che ti trovi in una conversazione su Shoreditch, la quinoa e il flat white coffee.

Perché si può permettere di prendere in giro i consumi degli hipster, solo in quanto i redattori si fanno la barba.
Perché ti aiuta a distinguere con disinvoltura la Carrie di Homeland da quella di Sex and the City. Perché, come Don Draper, o come il mercato dei fiori di Londra, è “bello bello bello” in modo pazzesco.
Perché, inspiegabilmente, qui Saviano non è un'autorità, ma tipo la Bignardi sì.
Perché se non hai letto “l'ultimo di Genna” è meglio.
Per non farti sottovalutare il “Pigneto State of Mind”, anche se stai a Milano. Per tenerti sempre in guardia dal “Pigneto State of Mind”, soprattutto se stai a Milano.
Perché qui non si parla mai romano – tranne stavolta, che hanno riempito un buco con un'intervista a Venditti che manco a Che tempo che fa. Perché qui non si dice mai “partecipazione”, né “condivisione”; al massimo si parla di retweet. Perché, aprendo una pagina a caso, trovi sempre un bigino di Philip Roth, da giocarti in un pranzo semi-galante. Perché la gente non lo sfoglia, ma lo tocca. Per i Prologhi affabulatori del direttore, che teniamocelo buono che non si sa mai. Perché qui nessuno nella bio si definisce storyteller. Perché abbiamo Sgobba che fa il fact checking, mica pane e fichi. Perché non teniamo notizie patacca, ma solo approfondimenti pensosi di Piperno che si crede Montaigne. Perché, anche se salti un numero, non ti perdi niente, come nei vecchi serial tv autoconclusivi (la solfa è sempre quella, cambiano solo i governi e le cover). Perché qui il nuovo X-Files potrebbe perfino trovare una dignità letteraria! Perché i suoi collaboratori si sposano per farsi mantenere dalle compagne, ma dalla luna di miele continueranno a scrivere per YOLO.
Perché non facciamo sentimentalismi. Perché facciamo finta di parlare di Isis, fracking e Europa, ma in realtà parliamo di biancheria intima, app per appuntamenti e nuove Madame Bovary televisive.
Perché se di notte ti mancano Ester Viola o Guia Soncini, le trovi sempre su Twitter. Perché alla fine, i collaboratori di IL pubblicano sempre un libro pieno di sesso e droga, con un editore grosso. Perché se lo fanno senza troppi sperimentalismi del tubo, finiscono qui recensiti come da usanza dell'amichevole sistema critico italiano. Perché ce la cantiamo e ce la suoniamo tra di noi (e mica “al modo delle Rane”!).
Perché Masneri è il giocatore di scarabeo più baro della storia, e può convincere il più scrupoloso correttore di bozze che parole come “rezdora” e “mammozzone” non solo esistano, ma vadano usate con una certa frequenza per schiaffeggiare gli animi sopiti.
Perché ogni tanto ci scrive Rossari, che saprebbe liricizzare perfino un “va' a ciapà i ratt”.
Perché se hai voglia di andare a vedere un filmetto italiano al cinema, c'è sempre un Minuz o un Carzaniga che ti fa passare la voglia prima che sia troppo tardi. Perché puoi limitarti a pensare che Piperno e Veronesi siano gli unici due grandi scrittori italiani viventi, metterti il cuore in pace, e dedicare il resto del tempo libero a bere Negroni sbagliato con una conosciuta su Tinder.
Perché se vivi a Milano, potresti perfino credere che è una bella città. Perfino che l'Italia è milanocentrica. Addirittura che Milano è una città d'arte, di poeti e di teatranti!
Perché, come la mamma, non ti fa mai sentire un idiota per aver votato Renzi.
Perché tanto in Italia mica c'è New Republic, mica c'è BuzzFeed. Perché i fotomodelli sono maschi, ma a giudicare dallo strato sottile di pelle traslucida sugli zigomi, potrebbero anche essere indecisi. Perché si parla di donne intelligenti un po' come si parlerebbe di vallette di Non è la Rai in 1992 con Stefano Accorsi.
Perché ha pure un gusto un po' sadico, e dunque incoraggia una deliziosa rubrica di cattiverie su richiesta.

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