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SIONISMO VISCERALE

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RANE

SIONISMO VISCERALE

Passatemi il linguaggio da macellaio, ma qui bisogna sviscerare la questione delle viscere. Davanti al labirinto del mondo moderno, diceva Italo Calvino, lo scrittore può essere razionalista (e disegnarne una mappa) o viscerale (e tuffarcisi a capofitto, corpo e mente). Il viscerale per eccellenza è Céline. In politica, invece, l'aggettivo viscerale fa coppia fissa con il sostantivo anticomunista, quasi che l'anticomunismo fosse una strana ossessione e non un segno di salute mentale. E qui il viscerale per eccellenza è Arthur Koestler. Buio a mezzogiorno, il suo romanzo sul terrore staliniano, è senz'altro molto anticomunista, ma (nell'accezione di Calvino) ben poco viscerale, anzi ha l'andamento dimostrativo di un apologo.

Esiste però anche un Koestler scrittore viscerale, il Koestler di Ladri nella notte, un libro rimasto fuori catalogo per decenni, che il piccolo editore Tiqqun ripropone ora in ebook. Pubblicato nel 1946, è il romanzo (in parte autobiografico) di un gruppo di giovani pionieri emigrati dall'Europa che alla fine degli anni Trenta vanno a fondare un kibbutz, la Comune della Torre di Esdra, nella Palestina del Mandato britannico. Un'opera di «sionismo viscerale»? Certo, ma la potenza del libro è vitalistica prima e più che ideologica. Racconta infatti di una passione politica che nasce da uno scacco sessuale. Il protagonista, Joseph, riscopre le sue origini ebraiche quando a Oxford la sua prima amante, una bionda con simpatie fasciste, si ritrae da lui scoprendolo circonciso: «Era stato un curioso viaggio, dal letto di Lili alla Torre di Esdra in Galilea».

Ma in Palestina s'innamora di una ragazza che dopo le torture dei nazisti trema al solo pensiero di esser toccata da un uomo. Sesso e politica si rincorrono per tutto il libro – una delle scene culminanti è uno stupro, che segnerà un'ulteriore svolta nella lotta e nell'ideologia di Joseph – ma non perché Koestler volesse passare una mano di erotismo sugli orrori della storia. Piuttosto, il sesso è uno dei colori primari a cui attinge per raccontare quel momento notturno, caotico e selvaggio, in cui ebrei, arabi e inglesi si contendevano la Palestina. Come avrebbe poi scritto nel saggio Promise and Fulfilment, Israele è «un Paese più trasparente di qualunque altro, che mostra gli archetipi del conflitto e dell'esperienza umana». Uscito tre anni dopo Thieves in the Night, il saggio avrebbe dovuto chiamarsi Seen in Daylight, visto alla luce del giorno. Le viscere, quelle, appartengono alla notte.

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