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La storia dei miei file.doc

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La storia dei miei file.doc

Il 4 marzo scorso è apparsa su FiveThirtyEight – il sito dello scrittore e studioso di statistica Nate Silver, noto per aver predetto accuratamente i risultati delle elezioni americane dal 2008 in avanti – un'interessante recensione di Draftback, un'applicazione che «tratta la scrittura come dati». Nella versione attuale, Draftback è un'estensione del browser Google Chrome che, sostanzialmente, registra in tempo reale non solo tutti i tasti che vengono premuti sulla tastiera durante la compilazione di un documento scritto (e quindi tutte le lettere, gli spazi, gli accapo, le cancellazioni, i ctrl+Z, i copia e incolla, ecc.), ma anche gli intervalli di tempo tra una battuta e l'altra. Alla fine, Draftback ci restituisce tutto ciò con una sorta di animazione dell'atto dello scrivere, riproducibile a noiosissima velocità normale, cioè esattamente seguendo i tempi della produzione del testo, oppure a velocità accelerata.

Prima di arrivare a Draftback, il programmatore (e scrittore) James Somers aveva passato anni a cercare di sviluppare un programma che facesse quello che Google Docs aveva sempre fatto: memorizzare e archiviare tutte le battute di tutti i documenti prodotti e salvati sui propri server. Gli è bastato quindi accedere al codice di Google Docs per poter rivedere le animazioni di tutti i suoi testi.

L'idea di un'applicazione che mostri la scia che l'atto dello scrivere lascia durante il suo faticoso percorso è significativa.

Da un lato, c'è l'effetto del progresso: per chi ancora usa normalmente carta e penna, o è a conoscenza dell'esistenza della macchina per scrivere, il fatto di poter rivedere il passaggio da una bozza all'altra, da un'idea all'altra, tra errori e passi falsi, è la norma, nulla di nuovo. Per molti, invece, la tecnologia significa un inesorabile distacco da esperienze cognitive e percettive che fino a poco tempo fa erano comuni. E quindi sorge, a un certo punto, il curioso desiderio di voler colmare, sempre tramite la tecnologia, il divario creatosi tra l'esperienza analogica e quella digitale.

Dall'altro lato, c'è il piacere, comune a molti, di poter spiare il processo creativo di altri, forse nella speranza di trarne qualche indicazione. A questo riguardo, tuttavia, l'argomento di fondo del creatore di Draftback nasconde un fraintendimento cruciale. Il programmatore dice al recensore: sappiamo come migliorare un violinista, ma non sappiamo come migliorare uno scrittore. L'idea è che, vedendo l'animazione di un testo mentre viene scritto, si possa capire meglio la tecnica con cui è stato creato, e quindi correggerla o imitarla.

Ma scrivere, come anche disegnare, non è una disciplina esecutiva come lo sono suonare il violino o danzare; è una disciplina compositiva. A differenza dell'esecuzione di una danza o di un brano musicale, nella composizione di un testo è soltanto davanti al lavoro in stato avanzato che se ne può parlare. È solo davanti a una frase o a un paragrafo completo che un ipotetico insegnante può intervenire per migliorarlo.

Alla fine, più banalmente, riguardando la scrittura animata di Draftback finiremo forse per sentirci un po' rassicurati dagli altrui errori, ripensamenti, cancellature, tentennamenti e indecisioni. È proprio vero che, quando siamo soli davanti a uno schermo o a un foglio di carta bianco, ci troviamo un po' tutti a ondeggiare sulla stessa fragile barca ed è futile cercare soccorso altrove.

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