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Sono la droga

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Sono la droga

Ciao, mi chiamo Scotty e questa storia la racconto io. Cioè, non proprio tutta. Di una parte s'è occupato 'sto tizio che si chiama James Hannaham, un tipetto nero – ops, afroamericano. Sul suo sito si definisce «autore, artista concettuale part-time, scrittore o qualcosa del genere. Forse romanziere, ma anche giornalista, insegnante e performer saltuario… Che ne so? Specialista della prosa?». Ecco, ce l'hai presente? È il tipo di falsa modestia che cerca di evitare la spocchia: niente manina sul mento, niente aria seriosa. Uno si definisce «specialista della prosa» e finisce col diventare «specialista della posa», involontaria. A furia di modestia, diventi uno scrittore modesto. Ma non è questo il caso. Ho la lingua sciolta, lo so. Tutta colpa di Hannaham (sì, sono un suo personaggio, più o meno, ma esisto da sempre) (sì, “Scotty” è un espediente) (no, non ve lo dico chi sono). Comunque, 'sto ragazzo scrive bene e se non vi fidate di me, ché pure sono una persona di sostanza, potete credere a Jennifer Egan. Qualche parola a caso del suo parere: “avvincente”, “toccante”, “urgenza”, “libertà”, “sopravvivenza”. Roba buona per voi democratici. Come Dave Eggers. Sentiamo il suo: «Un libro di stupefacente –hey, Dave: are you talkin' to me? – originalità e potenza». Oh, mica hanno torto questi succhiotti che nell'editoria un tempo chiamavano soffietti.

Un giorno, 'sto scrittore-non-in-posa ha visto uno di quei tizi che si vedono qua e là e sono un po' i freak del posto, uomini senza gambe o che so io, che fanno da sfondo a qualche storia. Ecco, s'è chiesto: qual è invece la sua storia? Così, niente niente, s'è messo a raccontare di un ragazzo che ha perso entrambe le mani. Il romanzo comincia proprio come un thriller, con questo tizio di diciassette anni che guida una macchina con i moncherini e scappa da un postaccio dove ha lasciato la madre. Arriva dalla zia, che lo cura, lo accudisce, lo ospita. E lui è un ragazzo sveglio, alla mamma non ci pensa più, o insomma il meno possibile. E si mette sotto. Nonostante l'handicap, fa l'aggiustino, il tuttofare. Anzi, attira l'attenzione dei giornali e finisce col farsi addirittura dei biglietti da visita con su scritto «Handyman without hands». Sembra la classica storia di tenacia americana, ma allora Hannaham viaggia a ritroso, comincia a raccontare la storia dei genitori del tipo: una coppia di ragazzi neri volenterosi, che viene costretta a lasciare il college perché emarginata dagli amici (lei l'ha portato via a un'altra). In Louisiana lui diventa attivista contro il Klan e finisce ammazzato. La madre finisce emarginata, sprofonda nella depressione, comincia a prostituirsi e allora, ehi!, allora entro in scena io.
Già, perché io sono la droga. Il crack, nello specifico. Vediamo di non confondermi con personaggi di taglio scadente. Oh, voi potete sempre chiamarmi Scotty. Comunque gli è venuta questa trovata. Nel meccanismo di capitoli alternati a ritroso nel passato (il tour de force di cui parlava il succhiotto della Egan) sono io a raccontare, col nome di Scotty, prima lo sbandamento di Darlene e poi la sua cooptazione in cambio di droga in una strana fattoria, dove viene relegata grazie alla sua dipendenza.

Lo so, vi sembrerà un trucchetto come tanti. Si chiama prosopopea, personificazione, roba del genere, non faccio mica il critico, ed è vecchia quanto il mondo. Furbetta, vero, ma pericolosa, perché se funziona, grandioso. Se non funziona, è un disastro. Non starebbe a me dirlo, ma siccome io non sono un falso modesto come Hannaham, ve lo dico uguale: queste parti di neo-schiavismo spaccano. Sì, lo so che “spaccano” non fa molto Pietro Citati, ma è così che parlo io. E anche Hannaham spacca: è capace di scrivere pagine avvincenti come un thriller, oppure semplicissime; ti racconta una storia senza negarsi qualche tocco ardito sulla struttura; reinventa il Southern Gothic, qualsiasi cosa voglia dire; riesce a farti ridere e ogni tanto pure inumidere gli occhi (non a me, ma a te, lettore: sì, il tono è dispregiativo). Se siete così fessi da credere a tutte le cose che vi ho detto, passatemi a trovare in libreria e vi racconto questa storia. Entra sotto pelle.

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