Cultura

Fabbriche? No, showroom. L'industria, oggi al MAST di…

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LA MOSTRA FOTOGRAFICA

Fabbriche? No, showroom. L'industria, oggi al MAST di Bologna

Le fabbriche moderne nel mondo Occidentale non sono più luoghi sporchi, lugubri e fumosi ma sono diventati showroom. Per rendersene conto basta avvicinarsi all'opera, lunga sette metri di Olivo Barbieri che raffigura l'interno di uno stabilimento Ferrari esposta al MAST a Bologna nella mostra “Industria, oggi”. Questa foto, insieme a numerose altre di 24 artisti selezionati dal curatore Urs Stahel, evidenzia come il capannone ritratto dove si producono i pezzi del motore delle auto più desiderate del mondo, sia un luogo luminoso, silenzioso, arredato con piante verdi come se fosse un loft.

In questo spazio asettico paiono muoversi con disinvoltura le poche figure che si intravedono tra i macchinari e gli scaffali: gli operai. Lo stesso scenario si ritrova, come racconta Stahel nella prefazione del catalogo, nella “fabbrica di vetro” che la Volkswagen ha costruito a Dresda per la produzione della berlina di lusso Phaeton: “Qui lo stabilimento si fa insieme luogo culturale e produttivo, assume persino carattere sacrale: può essere preso in affitto per allestire eventi e addirittura per celebrare matrimoni”. La fabbrica di vetro che è visitabile da' ora spettacolo e trasforma il processo produttivo in una leva del marketing aziendale.

Al MAST si possono ammirare anche i ritratti dei siti industriali di Vera Lutter, artista tedesca che vive a New York, che spalanca il suo occhio fotografico da un container appeso a una gru. La particolarità tecnica del lavoro della Lutter è infatti quello di scattare foto utilizzando una camera oscura che a volte è un vero container dove lei si rinchiude per mantenere aperto l'obiettivo anche per ore, giorni, settimane. Nell'allestimento bolognese c'è spazio anche per la rappresentazione visiva di altri mondi. C'è il robot Kobian #1, che sembra osservare il mondo da una finestra, immortalato da Vincent Fournier nel Laboratorio di Takanishi, dell'Università Waseda a Tokyo. Oppure c'è l'immagine a forte impatto visivo COSMOS 2084 in Draco (Occhio russo), di Trevor Paglen, dove in un cielo blu si notano delle striature bianche che raffigurano l'attività intensa e inarrestabile dei satelliti e dei sistemi di sorveglianza militare che operano sopra le nostre teste.

L'uomo è dunque sparito, superato dalla tecnologia, e anche nei luoghi canonici dove si concentra il potere, le poltrone sono vuote. Lo certifica lo scatto del tavolo delle riunioni del Consiglio d'amministrazione di Assicurazioni Generali a Venezia di Jacqueline Hassink, l'artista che ha fotografato le sale dei consigli di amministrazione delle multinazionali. Il futuro è già qui: aspettiamoci dunque nella prossima rassegna, su quelle stesse poltrone, di vedere ritratti degli ologrammi.

La mostra inaugurata il 14 maggio e visitabile fino al 6 settembre presenta le opere di Olivo Barbieri, Edward Burtynsky, Ariel Caine, Stéphane Couturier, Ad van Denderen, Mitch Epstein, Simon Faithfull , Vincent Fournier, Peter Fraser, Jim Goldberg, Brian Griffin, Jacqueline Hassink, Miyako Ishiuchi, Richard Learoyd, Vera Lutter, Trevor Paglen, Sebastião Salgado, Allan Sekula, Bruno Serralongue, Henrik Spohler, Thomas Struth, Hiroshi Sugimoto, Carlo Valsecchi e Massimo Vitali.

Per informazioni: http://www.mast.org

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