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Il vero libro nero del Califfo

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Il vero libro nero del Califfo

Non c'è argomento più dibattuto e polifonico dell'Islam politico. Ogni interpretazione che si rispetti porta con sé l'aggiunta dell'aggettivazione “vera”: e così la natura dell'Islam è sempre «la vera natura dell'Islam», l'interpretazione dell'Islam, «la vera interpretazione dell'Islam», e così via. Il libro nero del Califfato di Carlo Panella non sfugge a questa logica e anzi, se possibile, la amplia ulteriormente, arrivando a comprendere atteggiamento e ragioni dell'Occidente («le vere ragioni dell'Occidente»). È un'opera complessa divisa in due parti: la prima teorica; la seconda, enormemente dettagliata, storica. Se quest'ultima, ripercorrendo la storia del Medio Oriente dell'ultimo secolo, non dovrebbe dare adito a grida di scandalo o levate di scudi, lo stesso probabilmente non si può dire per la prima.

Panella delinea due grandi direttrici di omogeneità storica: lo scisma salafita e la non comprensione (o pavidità) occidentale. Di fronte al terrorismo islamico, alla nascita del Califfato, a tutti i “John l'inglese” che riempiono le cronache quotidiane insieme alla consueta montagna di distinguo, l'autore erige un corpus teorico granitico. Bersaglio principale sono tutti coloro che «quello che sta accadendo non è parte dell'Islam». Il Califfato di Mosul, la guerra dichiarata e formale, il jihadismo, sono, secondo Panella, il risultato di uno scisma all'interno del mondo islamico. Anzi, più precisamente, si tratta di uno scisma nello scisma: lo scisma jihadista all'interno dello scisma salafita. All'idea che il jihadismo sia figlio della nascita dello Stato di Israele o delle guerre di George W. Bush, Panella replica sottolineando che la fitna, la guerra di religione interna all'Islam, data 1744, l'anno dello scisma salafita-wahabita. L'autore, però, non arriva a sostenere che terrorismo e violenza siano intrinseci all'Islam, nient'affatto: «Esiste e opera un grande Islam religioso – scrive –. Ma so che dentro l'Islam si è sviluppata una patologia. Uno scisma cancerogeno. Non in reazione all'intervento dell'Occidente, perché si manifestò, come si è detto, a metà del Settecento, ma tutto interno al dibattito teologico musulmano. Uno scisma che da 370 anni a questa parte crea metastasi di morte in tutto il corpo della comunità islamica, della umma» – e oggi anche in Occidente. Un fenomeno che ha mietuto tra i 5 e i 6 milioni di vittime nel contesto islamico, delle quali circa un milione e mezzo nel solo contesto arabo. Non capire questo, e secondo l'autore l'Occidente fa di tutto per non volerlo capire, significa, ed ecco la seconda grande direttrice di omogeneità storica del libro, replicare l'atteggiamento di complice passività già riservato al nazismo. Colpevole numero uno è il presidente Barack Obama, la cui politica del No boots on the ground sarebbe figlia di «decisioni su basi largamente emotive e di raccordo con effimeri sentimenti di indignazione dell'elettorato». Il libro nero del Califfato è un formidabile capitolo primo di un libro più ampio, e come tutti i capitoli primi che si rispettino è incredibilmente incisivo, ma non può esaurire una questione che è tuttora in divenire.

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