Cultura

Duro e sorprendente il «Louisiana» di Minervini

  • Abbonati
  • Accedi
cinema

Duro e sorprendente il «Louisiana» di Minervini

Dal Festival di Cannes alle sale italiane: presentato la scorsa settimana sulla Croisette, arriva nei nostri cinema «Louisiana», nuovo documentario di Roberto Minervini. In uscita anche «The Tribe» di Miroslav Slaboshpitsky e «San Andreas» di Brad Peyton.
Dopo aver diretto la “trilogia sul Texas” (conclusasi con il capitolo migliore, «Stop the Pounding Heart»), Minervini, che vive e lavora negli Stati Uniti fin dall'inizio della sua carriera, si sposta in Louisiana per raccontare un duro spaccato di provincia, segnato da povertà e miseria umana.

Al centro del documentario ci sono drogati e stripper, paramilitari e veterani di guerra, poveri e senzatetto.
Focalizzandosi nella prima parte su un ragazzo che quotidianamente consuma e vende sostanze stupefacenti, Minervini riesce immediatamente a colpire e a lasciare il segno. Se alcuni passaggi sanno troppo di già visto, sono diverse le sequenze in grado di scuotere: tra queste, il momento in cui il “protagonista” inietta della droga nel braccio di una spogliarellista, che scopriamo poi essere incinta.

Non si tratta però soltanto di uno spaccato sul degrado di una parte degli States, ma anche di un film politico (diversi gli attacchi al governo americano da parte delle persone riprese), dotato di uno sguardo profondo e sempre lucido.
Peccato che alcune scelte siano furbe e autocompiaciute (a volte il regista sembra mettersi troppo “al di sopra” dei soggetti che racconta), ma resta un film che non può e non deve lasciare indifferenti.

Dal Festival di Cannes 2014, invece, proviene «The Tribe», opera prima del regista ucraino Miroslav Slaboshpitsky.
Ambientato in un collegio per sordomuti, narra dell'arrivo di un nuovo ragazzo costretto a lottare per scalare la gerarchia sociale dell'istituto: si farà rispettare dai compagni, ma l'amore per una coetanea rischierà di metterlo nei guai.
È indubbiamente una forte esperienza di visione, «The Tribe», film totalmente raccontato tramite il linguaggio dei segni, senza sottotitoli.
L'autore esordiente dimostra coraggio e il film può emozionare, seppur rimanga in parte vittima di una durata eccessiva e di una certa ridondanza.
Originale, ma un po' artificioso.

Infine, da segnalare per gli amanti dell'action, «San Andreas» di Bred Peyton con Dwayne Johnson.
L'attore interpreta un esperto pompiere, pilota di elicotteri abituato a missioni di salvataggio. In seguito a un terremoto devastante, è chiamato a salvare nientepopodimeno che… sua figlia.
Azione, adrenalina, effetti speciali: per i fan del genere, forse, non si può chiedere di meglio. Ma per chi è in cerca di qualcosa di più interessante, è meglio spostarsi su altri titoli, poiché la narrazione è poco credibile, i dialoghi grossolani e gli attori inconsistenti.

© Riproduzione riservata