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Questo articolo è stato pubblicato il 31 maggio 2015 alle ore 08:13.

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Le mani impugnano - all’altezza del petto, gomiti in fuori - la parte superiore di un grande crocifisso posto in verticale: la croce come una spada, per un samurai guerriero della fede. È la statua che giganteggia nel parco municipale di Takatsuki, cittadina a mezza strada tra Kyoto e Osaka. Una statua uguale sta in un parco di Manila: quel samurai di alto lignaggio finì i suoi giorni in esilio nelle Filippine, dopo aver perso poteri e onori mondani per non aver voluto abiurare la fede cristiana, nelle maggiori persecuzioni organizzate dai tempi dell’impero romano.

Ukon Takayama, daimyo (“grande nome” ossia signore feudale) di Takatsuki, è una figura-simbolo per il cattolicesimo giapponese, di cui quest’anno ricorrono i 400 anni dalla morte. Fin dalla metà degli anni ’60 la sua beatificazione aveva cominciato ad essere sollecitata. Non sono pochi i fedeli nipponici che sperano in una conclusione positiva della causa che porterebbe per la prima volta alla gloria degli altari un samurai. Del resto, quest’anno ricorre anche il 150° anniversario di un episodio che commosse l’intera cristianità e fece venire le lacrime all’emotivo Pio IX, che da poco aveva canonizzato collettivamente i 26 martiri crocifissi a Nagasaki nel 1597: l’emersione dei kakure kirishitan (“cristiani nascosti”). Nel 1865, poco dopo la riapertura del Giappone al mondo dopo quasi due secoli e mezzo di isolamento totale, il padre francese Bernard Petitjean fu avvicinato, nella chiesa di Oura appena costruita a Nagasaki, da un gruppo di persone che gli chiese se fosse lui il successore dei “Bateren” (i padri gesuiti che avevano cercato, non senza cogliere importanti successi temporanei, di evangelizzare il Giappone nel tardo 500).

A rischio della vita, migliaia di persone nella sola area di Nagasaki si erano tramandate per molte generazioni la fede proibita dalle autorità, seguendo gli antichi riti: dovettero pagare con un’ultima persecuzione la loro prematura uscita pubblica (ci vollero ancora alcuni anni per l’arrivo della tolleranza religiosa in Giappone).

L’interesse per i kakure kirishitan e per l’archeologia cristiana si è ravvivata nella regione di Takatsuki a causa di numerosi ritrovamenti che, a partire dal 1998 e con importanti nuove scoperte (32 tombe) l’anno scorso nell’area di Sendaiji, testimoniano la loro permanenza anche nella vicinanze dell’antica capitale Kyoto. Al Museo Shiroato di Takatsuki, oltre a memorabilia di Ukon Takayama, sono custoditi con cura alcuni scheletri scoperti durante alcuni scavi nella zona. Hanno una croce sulla fronte e un rosario sulle mani. Una intera collina è soprannominata “la montagna dei cristiani” dopo la scoperta di un vasto cimitero cristiano. Altre reliquie sono custodite in un apposito museo nella vicina Ibaraki. Il signor Hikaru Nakatani, che vive lì accanto, ne ha una collezione privata, nella quale spicca la “Loreta”: un’immagine della Madonna con il Bambino, dipinta su una placca argentata in bassorilievo, su cui è scritto il nome “Loreto”. Evidentemente fu portata dall’Italia nel tardo ’500 e poi custodita segretamente per secoli, prima di essere studiata dall’Università di Tokyo. Poco distante, sulla montagna di Takayama una lapide ricorda il luogo natale di Ukon, curiosamente vicino a una specie di edicola in cui è esposto uno degli antichi bandi al cristianesimo, con la promessa di compensi alle spie. Fu suo padre Hida-no-Kami a convertirsi nel 1563 e a farlo battezzare l’anno dopo, dodicenne, con il nome di “Justo”. Nel 1573 Ukon divenne il signore del distretto, che sotto di lui divenne uno dei centri di irradiazione della cristianità. Ma dal 1587 l’unificatore del Paese, Toyotomi Hideyoshi, cominciò a proibire il proselitismo missionario; dieci anni dopo le persecuzioni si fecero sempre più violente (Hideyoshi in persona ordinò le crocifissioni a Nagasaki), fino al bando totale decretato dallo shogun Tokugawa nel 1613. L’anno dopo Ukon, già da parecchi anni emarginato con la sottrazione di ogni potere a causa del suo rifiuto di abiurare, partì per l’esilio, cui non sopravvisse a lungo. «Forse l’anno prossimo Ukon Takayama potrebbe essere proclamato beato. Sarebbe un grande stimolo per i cristiani giapponesi ad approfondire la fede e a tradurla in opere di più attivo volontariato», afferma padre Adelino Ascenso (da poco diventato superiore generale della Sociedade Missionaria da Boa Nova) nella canonica della chiesa di Takatsuki, davanti alla quale si ergono due monumenti a Ukon Takayama,

Lo storico della cristianità in Giappone (di cui fu tra i protagonisti), Luis Frois, racconta tra l’altro che sotto Ukon le tradizioni europee della Confraternita della Misericordia ebbero un forte sviluppo a Takatsuki. La Misericordia è tornata da alcuni anni. «Siamo attivi soprattutto nel volontariato a sostegno dei bambini orfani e anche degli anziani», afferma Flavio Gori, presidente della Misericordia di Osaka, il cui consigliere Kazuto Matsumura, sottolinea che «la comunità giapponese spera molto nella beatificazione di Ukon Takayama e in una prossima visita del Papa». Il Pontefice è stato invitato ufficialmente dal premier Shinzo Abe, quando si recò l’anno scorso in Vaticano portandogli in dono uno specchio speciale realizzato da un artigiano contemporaneo sul modello di quelli usati dai kakure kirishitan (esposto alla luce del sole, evidenzia una immagine di Gesù). Certo, il gesuita Papa Bergoglio è l’erede del confratello Francesco Saverio, il primo missionario a mettere piede in Giappone sbarcando nel 1549 nel piccolo porto di Yamakawa, in Kyushu. E si dice che Bergoglio ebbe l’aspirazione di diventare missionario nel Sol levante. Ma Francesco è anche il nome del poverello di Assisi, apostolo-simbolo della non violenza. E Ukon era un guerriero stimato da Hideyoshi per le sue virtù militari. Non c’è, inoltre, un cardinale di nazionalità giapponese, mentre con tutta probabilità i cattolici coreani non sarebbero contenti della beatificazione di un vassallo di Hideyoshi, il leader nipponico considerato con più orrore da tutti i coreani in quanto promotore di due spedizioni di conquista nel loro Paese. Secondo indiscrezioni, sarà presa questa estate una decisione sulla prosecuzione della causa che potrebbe, per la prima volta nella storia, proclamare beato l’anno prossimo un grande samurai che pagò i più alti prezzi “mondani” per combattere la buona battaglia del conservare la fede.

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