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Le provocazioni di Jeff Koons nell’incanto di Bilbao

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Le provocazioni di Jeff Koons nell’incanto di Bilbao

BILBAO. Nel grande gioco di specchi, rimandi e nostalgiche rievocazioni d’oggetti e luoghi familiari è impossibile non sentirsi quasi coccolati. Non ha dubbio Jeff Koons. Vestito di blu chiaro, con la cravatta in tinta, è affabile e assolutamente calato nel ruolo: il messaggio delle mie opere - dice con voce suadente - è “di ritrovare la fiducia in sé stessi attraverso una sensazione di familiarità”.

Senza mai tradire un accenno di stanchezza, l’artista acclamato si spiega con modi gentili, prestando volto e movenze ai fotografi e giornalisti che gli fanno ala. Rassicurante nei modi come nelle parole, sembra voler abbattere con i gesti oltre che con la sua arte ogni steccato reverenziale. Messaggio ricevuto dunque, a partire dal grande “Puppy”, il terrier di benvenuto collocato nello spiazzo antistante e ormai divenuto icona di quell’icona che è il Museo Guggenheim di Bilbao, che all’artista statunitense dedica una grande retrospettiva, già transitata dal Whitney Museum of American Art di New York e dal Centre Pompidou di Parigi.(Jeff Koons, Retrospettiva, fino al 27 di settembre).

Sono oltre un centinaio le opere esposte nel museo della città basca. Fra cui gli immancabili, cari, riconoscibili e seducenti lapin, nella versione Gonfiabili, (Inflatable Floower and Bunny del 1979, come in Statuary (in acciaio inossidabile) Rabbit (1986), reinterpretazione giocosa (e come sempre a doppia mandata nel tourbillon di referenze), del fanciullesco coniglio Easter Bunny come del coniglietto di Playboy. Le significazioni si declinano secondo le linee di una sintassi complessa, che per un Koons “mallarmeiano” parte sempre “dall’intuizione fino a raggiungere il linguaggio universale” e che, come spiega, trova “nel ready made il luogo deputato per la creazione di questo circuito di riflessione”.
La mostra curata da Scott Rothkopf affronta per sezioni le tematiche evolutive nella poetica lunga quattro decenni di questo artista.

Nella sezione dedicata a Prima del Nuovosono presenti gli oggetti di uso quotidiano che costituiscono il punto d’arrivo della famiglia medio borghese americana e non solo, reinterpretati nell’ossimorica celebrazione-contestazione degli status necessari alla massa: così il Toaster del 1979 sui tubi fluorescenti e la Teapot, mentre la sezione The New presenta i ready made New Hoover Convertible del 1980 e il New Hoover Deluxe Shampoo Polisher del 1980 e New Shelton Wet/Drys Tripledecker del 1981 oltre che la New Roomy Toyota Family Camry del 1983 quali simboli dell’estetica consumistica arrembante. E ancora la sezione Equilibre che ha come centro propulsore il tema del complesso raggiungimento di un equilibrio personale e sociale, con Two ball 50/50 Tank (Spalding Dr. Jk 241 series) del 1985 e le Threee Ball Total Equilibrium Tank (Dr. J.Silver series) del 1985. E ancora i bronzi Bumblebee del 1985 e Lifeboat del 1985, The Dynasty on 34th Street del 1985, Board Room del 1985. La sezione Luxury and Degradation pone l’accento, o meglio affonda in profondità l’uso, l’abuso e la pervasività dell'advertising: Hennessey, The Civilized Way to Lay Down the Law del 1986 e l’ironica interpretazione di quel simbolo del lusso borghese che è il cristallo Baccarat nella sua rivisitazione in acciaio del Baccarat Cristal Set del 1986, e ancora I Could Go For Something Gordon’s del 1986. La sezione Statuary pone l’accento sulla rappresentazione di rappresentazioni, dove nella superficie lucida dell’acciaio si smarriscono le referenze del ritratto per accentuare il richiamo alla interpretazione, quale unica referenza, che ne fecero artisti del passato: poetica ben rappresentata da Louis XIV del 1986. Banality serba alcune delle opere più conosciute dell’artista neo-pop come la scultura in porcellana Michael Jackson and Bubbles del 1988 o Bear and Policeman in legno policromo del 1988. E ancora il Kiepenkerl del 1987, che rappresentò la sua prima installazione pensata per un luogo pubblico, mentre Made in heaven, è la sezione dedicata alla provocatorie (e bastonate dalla critica) rappresentazioni del suo rapporto con la pornostar Ilona Staller, in cui l'artista appare con in coppia l’allora moglie, secondo le declinazioni di un Adamo ed Eva contemporanei: Ilona on top, del 1990, Jeff in The position of Adam del 1990 e il Burgeois Bust-Jeff and Ilona del 1991.

Il nuovo millennio porta alla sezioneEasyfun, dove a farla da padrone sono le superfici colorate in sagome infantili o d’animali come Giraffe del 1999 e gli Easyfun-Ethereal, con Bagel del 2002, Decharge del 2002 e Titi del 2004. E ancora la centrale sezione dedicata ai complessi Celebration, con le feste e gli avvenimenti archetipici a rappresentare in forme riconoscibili i mesi dell’anno: Cat on a Clothesline, 2004-2011, Boy with Pony, 1995-2008, il celeberrimo Ballon Dog (Magenta) del 1994-200, che è come spiega “ anche un cavallo di Troia”, delle collezioni Pinault e lo specchio delle streghe di veneziana e arnolfiniana memoria Moon (Light blue) sempre dalle collezioni Pinault. E ancora Popeye del 2009-2011e la Lobster cara al tanto amato Dalì del 2003, l’Hulk 2004-2014 e la Liberty Bell del 2006-2014. La sezione dedicata alle Antiquityserba Pluto and Proserpina del 2010-2013 e Antiquity Manet 2010-2014. E ancora la stupenda sezione dedicata alla Gazing Ball che prende spunto proprio dall’associazione dei vetri con i culti divinatori. L’interpretazione di Koons passa attraverso la mediazione dell’uso delle palle di vetro blu nei giardini vittoriani come nelle decorazioni beneaugurali delle case americane. Gazing Ball (Farnese Hercules) del 2013 è tra le più suggestive interpretazioni della poetica di questo autore e la sala con anche la Gazing Ball (Ariadne) il suggello di una mostra davvero unica e che trova in questo splendido museo la sua più indovinata cornice.

Jeff Koons: retrospettiva, Guggenheim Museum, Bilbao, resterà aperta fino al 27 settembre.

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