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Da Albo Versorio la collezione “L'idea e lo strumento”

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editoria

Da Albo Versorio la collezione “L'idea e lo strumento”

Nasce da Albo Versorio, casa editrice condotta da giovani e giovanissimi che raccoglie intorno a sé filosofi e uomini di scienza, una nuova collana: “L'idea e lo strumento”. La dirige Giorgio Cosmacini, celebre storico della medicina e docente universitario. Il primo titolo lo ha scritto lo stesso Cosmacini: “Tanatologia della vita e stetoscopio. Bichat, Laënnec e la nascita della clinica” (pp. 80, euro 7,50). Come si realizza questa singolare iniziativa? Semplicemente con dei piccoli libri che affrontano, con cadenza semestrale, temi e problemi di storia e filosofia della scienza mettendo a confronto, appunto, un'idea e uno strumento. Quasi avessero avuto due vite parallele, simili a quelle che Plutarco accostò per rappresentare con la più alta dignità possibile l'uomo greco-romano.

Nel caso specifico del nuovo libretto di Cosmacini appare Marie-François-Xavier Bichat (1771-1802), scienziato che oltre a gettare i fondamenti dell'istologia e dell'anatomia patologica, ha lasciato le “Recherches physiologiques sur la vie et la mort”. La quale fu un'opera che approfondì il concetto di morte biologica come mai era avvenuto e si apriva con una definizione da meditare continuamente: “La vita è l'insieme delle funzioni che resistono alla morte”.

L'altra metà del piccolo libro è dedicata a René-Théophile-Hyacinthe Laënnec (1781-1826), uomo di scienza che ha dato alla medicina le nuove indicazioni per la diagnosi differenziale delle malattie polmonari e cardiache; inoltre lasciò contributi determinanti sulla cirrosi epatica (fu lui a denominarla in tal modo); in particolare, tra gli altri suoi meriti, resta l'invenzione dello stetoscopio.

I punti di contatto tra i due sono molteplici, se non addirittura infiniti. Indubbiamente sul cuore l'attenzione dei due fu continua e se Laënnec ha definito il volume del muscolo cardiaco (pari al pugno del soggetto in esame), Bichat ricordò che il cuore non cessa di operare subito dopo l‘interruzione delle funzioni cerebrali. Qualcosa in noi, insomma, continua a vivere dopo quella che solitamente chiamiamo morte.

Questo piccolo libro di Albo Versorio si aggiunge e completa l'analisi che Cosmacini ha fatto in “Medicina e rivoluzione” (Cortina), un saggio in cui si illustra come Parigi al tempo della presa della Bastiglia, e per qualche decennio dopo, fu il centro della ricerca medica universale.

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