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Re per una notte

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Re per una notte

C'è questo videoclip in cui un ragazzo tedesco va in giro per L.A. con una cuffia in testa. Si chiama Florian e ascolta la musica che ama, quella del dj Paul Kalkbrenner, il connazionale che oggi è uno dei re della console. Florian prova a mettere la sua cuffia in testa a tutti quelli che incontra, per condividere quel che ama: rimedia solo spintoni, insulti e sberle. La storia di Florian (Cloud Rider, regia di Björn Rühmann) continuerà in nuovi episodi. Ma il messaggio è chiaro: la dance, la techno in particolare, è ancora recepita con sospetto se non con fastidio, fuori dal giro dei cultori. Ma Kalkbrenner è pronto a rimediare a questa apartheid musicale.

E il contratto che ha firmato con la Sony/Columbia, la più nobile delle major discografiche, è il veicolo per questo riscatto. Nel contratto, infatti, c'è un punto-chiave: Paul è autorizzato a campionare le voci di tutti gli artisti dell'etichetta – Elvis, Dylan e Springsteen, per intenderci. Se lo farà con la teutonica perizia che contraddistingue il suo lavoro, si trasformerà nel condottiero che condurrà le armate della techno fuori dai confini della notte e ben al centro del mercato contemporaneo – lo stesso in cui i ragazzini d'oggi non fanno più distinzioni tra un dj, una band o un cantautore, perché tutti, comunque, “suonano” la loro musica.

Paul Kalkbrenner ha il physique du rôle e la biografia dell'ideologo di questa possibile rivoluzione: arriva da Berlino Est e ha fatto la trafila underground della techno, autogestendosi in tutto e per tutto con la sua etichetta. Nel 2008 è protagonista di Berlin Calling, il documentario che racconta la capitale tedesca come cuore della musica da ballo del Vecchio Continente. Presto il suo nome esce dal giro degli appassionati, affermandosi come una vera popstar, capace di trasformare una serata in discoteca in un momento indimenticabile. La consacrazione arriva quando il governo tedesco gli chiede di commemorare il 25° anniversario della caduta del Muro con una performance alla Porta di Brandeburgo, davanti a mezzo milione di persone. Nel frattempo, il fratellino Fritz, di quattro anni più giovane, comincia a farsi largo col suo suono, le sue tournée, i suoi dischi. Adesso Kalkbrenner è sinonimo di techno “anthemica” (ovvero, con un nucleo altamente romantico e solenni parti vocali).

Quella di Paul si distingue per essere più fredda e matematica, mentre quella di Fritz è più influenzata dai ritmi hip hop. Entrambi hanno un album nuovo: è già uscito Ways Over Water di Fritz Kalkbrenner, il cui singolo Void sarà il tormentone dell'estate. Il 7 agosto esce 7 di Paul, con campionamenti di Jefferson Airplane (White Rabbit), Luther Vandross (Never Too Much) e D-Train, il cui singolo Cloud Rider contenderà a Void il climax nelle megadiscoteche. I fratelli Kalkbrenner sono entrambi in arrivo in Italia e la partecipazione a un loro set è un'esperienza emozionante e sconcertante, per il grado di comunione che riescono a stabilire con la pista ai loro piedi. Paul il 9 agosto è a Gallipoli e il 5 settembre a Treviso. Il 26 giugno Fritz è a Milano al Magnolia. La techno berlinese sarà il beat del solleone 2015. E i due barbuti fratelli Kalkbrenner sono gli strateghi di questa ormai imminente invasione.

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