Cultura

L’icona sexy degli anni ‘70

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Addio a Laura Antonelli

L’icona sexy degli anni ‘70

Nata a Pola nel 1941, Laura Antonelli aveva esordito nel 1964 con un piccolo ruolo nel film cult «Il magnifico cornuto» del maestro Antonio Pietrangeli.
Se negli anni successivi lavora con altri registi importanti – come Mario Bava («Le spie vengono dal semifreddo» del 1966), Pasquale Festa Campanile («Il merlo maschio» del 1971) e Claude Chabrol («Trappola per un lupo» del 1972) – la grande popolarità arriverà nel 1973, per il ruolo di Angela in «Malizia» di Salvatore Samperi.

Fu una delle più fortunate commedie erotiche del decennio e, almeno due, immagini con protagonista l'Antonelli divennero leggendarie e indimenticabili per gli amanti del genere, e non solo: la prima con l'attrice seduta sul letto, intenta ad armeggiare con il suo reggicalze, mentre il giovane Nino (Alessando Momo) la spia da dietro una porta; la seconda con la protagonista in piedi su una scala, intenta a pulire una finestra con le gambe fasciate da calze nere e in primo piano il ragazzo che la guarda turbato.
Altrettanto iconica, o quasi, in «Sessomatto» di Dino Risi dello stesso anno, in cui interpreta un'avvenente suora di un ospedale.

Nel 1974 torna alle dipendenze di Salvatore Samperi per il meno fortunato «Peccato veniale», mentre in seguito inizia a darsi al cinema d'autore: «L'innocente» di Luchino Visconti, «Mio dio come sono caduta in basso» di Luigi Comencini, «Gran bollito» di Mauro Bolognini sono solo alcuni dei titoli che interpreta nella seconda metà degli anni '70.

Mentre prosegue a lavorare nel filone erotico (si pensi a «Casta e pura», sempre di Samperi, nel 1981) appare in diverse commedie come «Il malato immaginario» (1979) e «Il turno» (1981) di Tonino Cervi; ma in molti la ricordano, bravissima, nel toccante «Passione d'amore» (1981) di Ettore Scola.

Nel corso degli anni Ottanta, però, partecipa ancora a lungometraggi leggerissimi e di scarsa presa sul mondo della critica, spesso incentrati su una comicità di stampo demenziale: «Grandi magazzini» (1986) di Castellano e Pipolo o «Rimini Rimini» (1987) di Sergio Corbucci sono tra questi.
Il 1991 fu un anno terribile per l'attrice, che segnò la fine della sua carriera: il flop di «Malizia 2000» di Samperi, fiacco seguito della pellicola che la rese celebre, e soprattutto la droga trovata nella sua villa nella notte del 27 aprile. Trentasei grammi di cocaina per i quali venne condannata in primo grado a tre anni e sei mesi di carcere per traffico di stupefacenti.

Incapace, in seguito, di trovare altri ruoli e di mantenere un tenore di vita adeguato, Laura Antonelli venne aiutata dall'amico Lino Banfi che, nel 2010, lanciò un appello per segnalare la sua condizione di grave difficoltà.
Troppo dimenticata negli ultimi anni della sua vita, l'attrice venne omaggiata dal cantante Simone Cristicchi che, nel 2013, le dedicò una canzone intitolata semplicemente «Laura».

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