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Questo articolo è stato pubblicato il 05 luglio 2015 alle ore 08:14.

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Una statua in bronzo, realizzata da Mimmo Paladino per il novantesimo anniversario dell’Istituto della Enciclopedia Italiana, sarà inaugurata in occasione dell’apertura dell’edizione milanese della mostra Treccani 1925-2015. La cultura degli Italiani, che con molte novità dal Vittoriale di Roma passa a palazzo Morando a Milano (domani, ore 18, Via Sant’Andrea, 6). La scultura raffigura un «lettore riflessivo» che osserva una sfera poggiata su un grande libro aperto a evocare l’idea borgesiana di un sapere circolare, infinito, che si identifica con il mondo stesso: il lettore, osserva Paladino, «non sta leggendo delle parole, delle pagine, ma piuttosto sta guardando dentro quest’oggetto metafisico che è l’infinito, sta cercando di capire il mondo». Potrebbe sembrare forse un’idea troppo astratta di cultura, troppo metafisica, per una città del fare come Milano. Ma ciò che si vuole sottolineare è l’insostituibile ruolo della riflessione veicolata dalla cultura che si fa ancora più stringente in una condizione economica e sociale come quella odierna, in rapidissima, vertiginosa evoluzione.

Forse non tutti sanno che il primo lettore riflessivo, l’inventore della lettura appartata e silenziosa, in una società, quella greca, in cui tutto ciò che veniva scritto non poteva non essere declamato ad alta voce, è stato Aristotele, primo pensatore sistematico ed enciclopedico, che veniva apostrofato scherzosamente come il Lettore. Ma Aristotele era anche il teorizzatore dell’uomo come animale politico. E non c’è un contrasto tra le due cose. Riflessione interiore e partecipazione attiva alla vita sociale e civile sono strettamente legate tra loro. Così oggi la Treccani mostra di voler tenere fede alla propria missione fondamentale, quale è enunciata nello statuto di 90 anni fa: non soltanto realizzare l’Enciclopedia e il Dizionario Biograficodegli italiani, che furono i primissimi obiettivi, ma anche – più in generale – contribuire allo sviluppo culturale, sociale e civile degli Italiani. «Se già nei decenni del dopoguerra - si legge nel catalogo - il pubblico al quale si rivolgevano le opere Treccani era venuto progressivamente ampliandosi rispetto a quello, d’élite, al quale pensava originariamente Giovanni Gentile, nei primi anni del XXI secolo – all’epoca di Internet e del sapere “fai da te” – è divenuto cruciale per l’Istituto della Enciclopedia Italiana sapersi rivolgere a un pubblico ancora più ampio». Come osserva Massimo Bray, direttore generale dell’Istituto, «all’epoca del flusso illimitato di stimoli e di informazioni che si lega a una condizione di ininterrotta connessione con ogni aspetto del reale», la Treccani deve «continuare a fornire quegli indispensabili strumenti di orientamento che consentano di confrontarsi in modo critico e consapevole con queste nuove realtà, e di saper distinguere, in quello che rischia altrimenti di diventare un mosaico impazzito, ciò che merita di essere conosciuto, studiato e, in prospettiva, preservato per le generazioni future».

Il presidente Franco Gallo, cui si deve una preziosa e concisa ricostruzione della storia dell’Istituto, sottolinea l’indipendenza intellettuale dei fondatori, Treccani e Gentile, nel rispondere all’esigenza di dare anche all’Italia una grande enciclopedia nazionale. Va riconosciuto a Gentile, il cui idealismo era caratterizzato da un atteggiamento filosoficamente ostile alle scienze (un tratto che avrebbe nuociuto non poco alla formazione delle classi dirigenti nutritesi della sua riforma della scuola, come ci ricorda qui a fianco Lamberto Maffei) il fatto che volle avvalersi immediatamente del contributo dei migliori scienziati dell’epoca. Negli ultimi decenni inoltre l’impegno della Treccani nell’ambito della scienza e della sua storia ha prodotto opere di grande importanza e qualità. «Gentile - scrive Gallo - si pose l’obiettivo di coinvolgere nell’impresa l’intera cultura nazionale, senza alcuna preclusione nei confronti degli intellettuali che non avevano aderito al fascismo; l’indipendenza scientifica e culturale del progetto, e poi della sua realizzazione, nei confronti sia del potere politico sia del controllo ecclesiastico è testimoniata del resto da molti documenti risalenti agli anni nei quali quella che oggi è conosciuta come la ’grande enciclopedia italiana’ veniva allestita». Rispondeva per esempio Guido Calogero al redattore capo Umberto Bosco che nel 1936 gli chiedeva di eliminare un brano dalla voce spirito: «Sono dolente di non poter aderire al desiderio dei vostri consiglieri ecclesiastici. Se si togliesse quel brano, l’articolo risulterebbe evidentemente monco [...]. Potrà esserci, da un punto di vista ecclesiastico, errore: ma siccome l’articolo è firmato da me e non da altri, così non mi è assolutamente possibile di autorizzarvi, in questo caso, ad alcuna modificazione o taglio». È solo una delle testimonianze «di una battaglia condotta giorno per giorno – ha scritto Tullio Gregory – per salvare la dignità della cultura, nella quale tutto l’Istituto era impegnato».

Lo stesso Gregory sottolinea come questa nuova mostra milanese sia anche un omaggio al suo fondatore, Giovanni Treccani, che proprio a Milano ha dedicato una monumentale Storia, promuovendola con un’apposita Fondazione. Con la Storia di Milano Treccani, come scriveva nel 1958, chiudeva «il ciclo delle opere culturali promosse a riposo e conforto del mio spirito: Bibbia di Borso d’Este, per l’approfondita conoscenza di una forma splendida dell’arte del Rinascimento; Enciclopedia e Dizionario Biografico degli Italiani quale contributo alla cultura nazionale e a definire il posto di questo nostro Paese nella viva operosità di tutte le nazioni civili, Storia di Milano come omaggio alla città dove ho svolto la maggior parte della mia vita di lavoro industriale». «Milano, capitale del lavoro, meritava una storia documentata delle sue varie e gloriose vicende», e quello fu solo il primo di una serie di volumi dedicati alle maggiori città d’arte e, ancora quest’anno, a Milano. Expo 2015. La città al centro del mondo, coronamento ideale del cammino intrapreso da Treccani. La città non dovrebbe dimenticare la sua grande lezione di mecenatismo. Fin dagli inizi della sua fortunata attività di industriale del tessile, egli asseriva con forza: «L’industria, la quale dalla scienza trae la sua vita e il suo sviluppo, deve essere larga di appoggio agli studiosi, nel suo stesso interesse. [...] Si può contribuire allo sviluppo delle lettere, delle scienze e delle arti anche senza essere letterati, scienziati o artisti, proteggendo quelle e animando questi; sopra tutto aiutando i giovani volenterosi. È poi dovere di tutti portare il massimo contributo di solidarietà a coloro che dedicano la loro vita allo studio o la sacrificano nobilmente nell’insegnamento, sorgente perpetua di bene futuro. Le cose grandi richiedono grandi rischi e grandi sforzi; la ricchezza privata è la più adatta per affrontare tali sforzi e tali rischi».

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