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True Crime: a New York la retrospettiva del crimine

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rassegna cinema

True Crime: a New York la retrospettiva del crimine

Cinema come luogo di fatti e misfatti. In bianco e nero, dai colori sconfinati, retrodatabile, de-generato. Dal volto “ex commedie-Our Gang” di Robert Blake agli spigoli militarizzati di June Howard Tripp; da A sangue freddo (1967) di Richard Brooks a Il pensionante (1927) di Alfred Hitchcock, passando per Fritz Lang (M - Il mostro di Düsseldorf, 1931), Nicholas Ray (La vera storia di Jess il bandito, 1957), John Milius (Dillinger, 1973), Clint Eastwood interprete in Fuga da Alcatraz (1979), Il caso Mattei di Francesco Rosi (1972), Terrence Malick (La rabbia giovane, 1973), Sidney Lumet (Serpico, 1973) e Martin Scorsese (Casino, 1995).

La retrospettiva True Crime, in programma al Film Forum di New York e curata da Bruce Goldstein, è la miscela senza varianti morbide a celebrare il genere “crime” su grande schermo. Fino al 5 agosto, la genealogia del crimine impunito (in celluloide) si fa puro gioco d'autore. Cinquanta le opere in cartellone, ispirate a delitti e reati avvenuti per davvero.

The Phenix City Story (La città del vizio, 1955, 35mm) di Phil Karlson, documentario-noir con protagonisti John McIntire, Richard Kiley e Kathryn Grant, racconta la vera storia dell'omicidio di Albert Patterson, appena eletto procuratore generale dell'Alabama in una città nel pugno di una gang. Le prime copie del film mostravano persino un cinegiornale di 13 minuti con il reporter Clete Roberts che intervista alcuni personaggi. Seguono i fuorilegge dell'America rurale Bonnie e Clyde (Gangster Story, 1967) con Warren Beatty e Faye Dunaway, che come accadrà per Thelma e Louise collezionano rapine in banca con la destrezza di Butch Cassidy e Billy the Kid; il gangster-movie Scarface - Lo sfregiato (1932) diretto da Howard Hawks e Richard Rosson, e l'escalation di cadaveri ammucchiati tra garage, lunch rooms, e sale da bowling: la censura ibernò il film per via di certe sequenze, ree di toccare i nervi sbandati dell'industria e di irritare l'establishment hollywoodiano all'epoca del Codice Hays. E ancora, per restare agli anni Trenta, I Am a Fugitive from a Chain Gang (titolo italiano: Io sono un evaso) di Mervyn LeRoy, con Paul Muni, Glenda Farrell, Helen Vinson. Memorabile il dialogo tra Helen e James Allen. Lei: Come ti guadagni da vivere? Lui: Rubo.

Al regista Robert Wise sono dedicate invece la proiezione di The Body Snatcher (La iena - L'uomo di mezzanotte, 1945) - prodotto da Val Lewton per la RKO e interpretato da Bela Lugosi e Boris Karloff, adattamento del racconto Il ladro di cadaveri di Robert Louis Stevenson del 1884, a sua volta basato sui delitti di Burke e Hare ad Edimburgo - e I Want to Live (Non voglio morire, 1958) per il quale Susan Hayward fu premiata con l'Oscar come miglior attrice protagonista, nel ruolo della prostituta Barbara Graham condannata alla camera a gas. Tra restauri in 4K (è il caso di In Cold Blood di Brooks), visioni hitchcockiane in DCP, showcase in omaggio ad Al Pacino (Quel pomeriggio di un giorno da cani e Donnie Brasco), TRUE CRIME è anche l'occasione per recuperare Richard Fleischer e i suoi L'assassino di Rillington Place n. 10 (1971) e Lo strangolatore di Boston (1968) o copie in 35mm di Memories of Murder, dall'autore di Snowpiercer Joon-ho Bong, fino al più brutale ritratto del killer Henry Lee Lucas in Henry - Pioggia di sangue (1986), diretto da John McNaughton. Girato in 16mm in 28 giorni e con un budget di 110.000 dollari, resta la prova più dura e letale dell'attore Michael Rooker, che ha domandato di non rivolgersi mai a lui per tutto il tempo delle riprese e di abbandonarlo ai pensieri dell'omicida che incarnava. Pochi istanti prima del ciak d'avvio, McNaughton gli consegnerà le chiavi di un camerino privato, lontano dal resto della troupe.

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