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L’avvincente «Fuochi d'artificio in pieno giorno»

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L’avvincente «Fuochi d'artificio in pieno giorno»

È passato un anno e mezzo da quando ha vinto l'Orso d'oro per il miglior film al Festival di Berlino 2014, ma ha trovato spazio soltanto adesso nelle nostre sale: «Fuochi d'artificio in pieno giorno» del cinese Diao Yinan è, indubbiamente, il titolo più atteso e importante tra le uscite di questa settimana.

A fargli compagnia, «Il fidanzato di mia sorella» di Tom Vaughan, «Il luogo delle ombre» di Stephen Sommers e «Il ragazzo della porta accanto» di Rob Cohen.

Ambientato inizialmente nella Cina del 1999, «Fuochi d'artificio in pieno giorno» racconta di un ispettore che indaga sul caso di un cadavere fatto a pezzi: in seguito a un inaspettato scontro a fuoco in cui perdono la vita due colleghi, decide, però, di abbandonare le indagini e viene trasferito. Cinque anni dopo, un caso analogo lo porterà ad affrontare i fantasmi del suo passato.

Scritto dallo stesso regista Diao Yinan, è un avvincente thriller con venature noir, capace di trasportare efficacemente i classici canoni del genere nella provincia cinese, a cavallo tra ventesimo e ventunesimo secolo.

Pur affidandosi a qualche cliché narrativo di troppo, il film colpisce per la forza visiva della fotografia, capace di giocare con la luce in modo magistrale, e per lo spessore dato ai personaggi, tanto al protagonista quanto a una misteriosa ragazza che lavora in una lavanderia e potrebbe essere collegata alle vittime.

Notevole, tra le tante, la sequenza finale, pirotecnica e difficile da dimenticare.

Decisamente più leggero è «Il fidanzato di mia sorella» di Tom Vaughan con Pierce Brosnan.

L'attore interpreta un affascinante professore che ama la compagnia femminile e, in particolare, quella delle sue studentesse. Un giorno conosce una quarantenne che gli fa perdere la testa: quest'ultima, però, è la sorella della ragazza che sta frequentando ultimamente.

Insipida commedia degli equivoci con ben poche cartucce a disposizione: lo spunto iniziale lascia presto spazio a un copione prevedibile e zuccheroso, mentre la regia si adagia su binari stereotipati e non regala alcun guizzo.

I tanti volti noti (le due protagonisti femminili sono Salma Hayek e Jessica Alba) non bastano a rendere la pellicola più accattivante.

Non fa di meglio «Il luogo delle ombre» di Stephen Sommers, un fantasy incentrato su un mondo sovrannaturale abitato da esseri e anime che cercano di interagire coi viventi. Un ragazzo viene considerato il prescelto per far comunicare i due universi.

Tratto da un romanzo di Dean R. Koontz, è un film che sa di già visto, a partire da una trama che ricorda troppo da vicino tanti altri prodotti dello stesso genere.

Sommers si dimostra a disagio sia nella scrittura (è sua anche la sceneggiatura), sia dietro la macchina da presa: gli sbadigli superano le emozioni e anche gli effetti speciali sono a dir poco grossolani.

Infine, una menzione negativa anche per «Il ragazzo della porta accanto» di Rob Cohen.
Protagonista è Jennifer Lopez, nei panni di una donna che, dopo essere stata abbandonata dal marito, finisce a letto con il suo giovane vicino. Per lei è solo un capriccio, ma lui la pensa diversamente.

Più che un melodramma, è un thriller insulso, incapace di intrattenere come vorrebbe, recitato male e girato ancora peggio.

Rob Cohen («xXx» e «Stealth – Arma suprema») non è certo conosciuto per la sua finezza registica, ma questa volta ha davvero toccato il fondo. Imbarazzante anche la sceneggiatura dell'esordiente Barbara Curry, mai credibile e piena di passaggi inconsistenti.

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