Gentile Direttore, nel 2016 saranno vent'anni che dirigo la Libreria Ticinum qui, in via Bidone a Voghera. Quasi due anni fa la crisi stava mettendo in serio pericolo l'attività così ho cercato di capire come resistere. Che si creda o meno al caso, proprio in quel periodo uno scrittore vogherese mi ha parlato di un suo manoscritto che aveva quasi dimenticato in un cassetto e me lo ha mostrato. Si trattava di un lavoro legato alla tradizione popolare locale che ho trovato di grande bellezza e interesse. Così ho deciso di stamparlo io evolvendo la mia libreria in casa editrice, diventando Libreria Ticinum Editore. Abbiamo salvato la libreria, pubblicato a tutt'oggi 10 titoli e siamo un'attività in crescita. Mentre i grandi gruppi si fondono e le piccole e medie case editrici tentennano sotto una distribuzione capestro, abbiamo avuto il coraggio di iniziare un'attività profondamente attenta al territorio e capace di creare cultura, con libri di grande qualità e cura grafica, con un gruppo di amici collaboratori che sta credendo nel progetto. Stampiamo in digitale e in maniera tradizionale a seconda dei volumi, distribuiamo in un raggio di poche decine di chilometri, spediamo i libri a chi ce li richiede e siamo presenti in rete essendo nel circuito Arianna. Un'attività da cui rinascerà un modo di fare cultura senza aiuti dalle istituzioni. Insomma un modo che trova nella crisi un'utilità nel momento di cambiamento. Crisi dunque non come frenata ma come opportunità. Abbiamo capito che per andare avanti bisognava tornare indietro di tre secoli, quando i librai diventavano editori cercando solidità economica nell'unione di due mestieri. Non un'idea innovativa quindi, ma antica, settecentesca.
Elisabetta Balduzzi
Ho conosciuto Elisabetta Balduzzi («sono la libraia di Voghera») l'anno scorso a Parma, al festival della parola, era lì con lo scrittore e amico Guido Conti, che mi aveva intervistato sui vizi e le virtù del Bel Paese, le angosce degli italiani, lo smarrimento per una crisi senza fine, i piccoli grandi segreti della provincia italiana. Si capiva lontano un miglio che la libraia di Voghera non avrebbe mai mollato, mi ha detto che stava sperimentando qualcosa, ora so che è diventata editore, a modo suo, piccoli libri grandi tesori, la ricerca ossessiva di autori legati alla tradizione popolare, manoscritti inediti da stampare e distribuire «in un raggio di poche decine di chilometri» e in rete attraverso il circuito Arianna.
È contenta Elisabetta perché abbiamo pubblicato sulla Domenica del Sole un aforisma di Edgardo Abbozzo che è uno dei suoi autori e ha voglia di farmi sapere fino a dove arriva l'intraprendenza e la determinazione di una libraia che rischia di chiudere perché nessuno compra più libri e si salva stampando libri eccellenti, di nicchia, dove stanno insieme qualità, grafica e amore, da vendere sul territorio. C'è qualcosa di romantico e di innovativo in questa signora che, al colmo della crisi dove il sentimento che prevale è la paura, capisce che per «andare avanti bisogna tornare indietro di tre secoli, quando i librai diventavano editori cercando solidità economica nell'unione di due mestieri».
Intorno alla libraia di Voghera, Libreria Ticinum Editore, ci sono gli scrittori del territorio e un team affiatato, la voglia e la forza di cercare in casa l'autore che merita di essere stampato, ci sono insieme la bellezza e la forza della provincia, il gusto di misurarsi guardandosi negli occhi. In una parola, il segreto educato di una signora di mezza età e piena di vita che vince la sfida della modernità con la testa e il cuore antico dei vecchi librai, quelli che piacevano a Umberto Saba («la libreria è un buco con un genio dentro») e passavano il tempo a annusare, sfogliare, leggere e rileggere la stessa pagina, saltando da un testo all'altro, senza mai stancarsi, divorati dalla curiosità e dalla passione. Questo tipo di libraio, lui a volte non lo sa, ma è l'editore perfetto perché respira da sempre l'aria genuina della cultura e l'amore per il libro e la lettura, molti di quei «luoghi da vivere» dove mi sono perso per anni non ci sono più, sono tante piccole luci che si spengono e nessuno prova a riaccenderle. Elisabetta ci è riuscita, in via Giorgio Bidone, a Voghera, senza l'aiuto di fondi pubblici, a non far spegnere la sua piccola luce, lo ha fatto con la testa e con il cuore, come dice lei, con «un'idea antica, settecentesca».
roberto.napoletano@ilsole24ore.com
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