Che gradita sorpresa il nuovo libro di Sebastiano Vassalli, La morte di Marx e altri racconti. Ritorno inatteso dell'autore alla contemporaneità. Dopo il notevolissimo romanzo storico La chimera (1990), Vassalli aveva infatti proseguito con continuità sulla strada della narrativa storica, come a volersi tenere alla larga dal presente. Scelta un po' diseguale sul piano dei risultati. Per parte nostra, siamo sempre stati persuasi che il suo temperamento (complesso) di autore sentimentale mascherato da burbero, forse anche misantropo, di “loico” camuffato da cinico, di godibile ma scomodo bastiancontrario attento alle debolezze dell'uomo, meglio potesse esprimersi nell'incontro-scontro col presente. Anche se La chimera rimane un grandissimo libro, e la sua ampia produzione storico-romanzesca è sempre da intendersi sul doppio piano della ripresa del passato e della metafora dell'oggi.
A noi, insomma, piace troppo un Vassalli più diretto e scoperto: quello che compare appunto in La morte di Marx. Un Vassalli che ritrova vecchie radici: prima della Chimera, occorrerà recuperare due piccoli capolavori (a parte la magnifica ricostruzione del poeta e personaggio Dino Campana nel notissimo La notte della cometa, del 1984). L'uno, Abitare il vento (1980), storia di Antonio Cristiano Rigotti detto Cris. Detto anche il “cavaliere errante”. Ballata grottesca di un baldanzoso squinternato, coinvolto marginalmente nel terrorismo, e libro fulminante per il perfetto mix fra lo sperimentalismo della scrittura e i tratti caratteriali del personaggio. L'altro, il satirico L'oro del mondo (1987), in cui ci paiono ripresi, genialmente metamorfizzati, tra l'altro, non pochi spunti autobiografici.
Abitare il vento e L'oro del mondo sono stati, a suo tempo, per noi, incontri straordinari, e continuano a esserlo. Come è incontro non comune questo nuovo libro. Per la pacata (e perciò ancor più drammatica) incisività dello stile. Per la diagnosi sul nostro oggi, e la messa in crisi, sotto forma di racconti morali o di dialoghi leopardiani, delle vecchie idee-mito progressive, dal l'illuminismo al marxismo: democrazia, uguaglianza, fratellanza...
Qualche esempio. La nuova identità umana. Paradossalmente e sempre più, legata non al concetto di “humanitas”, ma all'automobile. Dove l'uomo si incista come un guscio. I tempi antichi avevano il guerriero con corazza. Oggi l'individuo con auto. La storia del singolo è anche quella delle sue macchine, appendici naturali del corpo.
L'uguaglianza fra gli esseri umani: solo dalla cintola in giù, con l'uso universale dei jeans. Ovvio che «gli uomini non sono uguali e non lo saranno mai». I nuovi dei: non più Giove o Giunone, ma i “superuomini” e le “superdonne” del Grande Fratello e dell'Isola dei Famosi (cfr. il bellissimo racconto “Rocco del Grande Fratello”, e le smanie delle commesse di un supermercato, quando sanno che una di loro ha visto Rocco per strada). Il concetto di democrazia (in “Dialogo sulla democrazia”, il più vicino, per ironia e per timbro, al Leopardi). «La vera democrazia, - afferma il Cnv (cittadino che non andrà a votare) -, è un lotteria». Così nell'antica Atene, dove «le cariche pubbliche venivano tirate a sorte», e mai più. Invece, «ogni forma di governo, compresa quella che si fonda sul voto, è un'aristocrazia camuffata». Quanto alle “masse” («questa leggiadrissima parola moderna», commentava il Leopardi), ora esse coincidono con l'«uomo elettorale». E «uomo elettorale», «manipolabile con i meccanismi della propaganda», «uomo consumatore» e «uomo spettatore» sono i tre aspetti della contemporaneità. Come sono lontane le nobili idee d'antan!
C'è il Leopardi, s'è detto, ma forse anche lo Svevo della Coscienza di Zeno, nel pessimismo storico di chi, come Vassalli, considera (già nella Chimera) che la storia dell'uomo è governata dall'odio. Con il forte impatto emotivo di racconti che oscillano fra chiarezza di visione, legittima oltranza e apocalisse. Intrisi di pensiero ma anche segno della letteratura, alta letteratura. Chi infine voglia guardare all'aspetto romantico dello scrittore Vassalli, vada a cercare, nella terza parte del libro, “Dopotutto è amore”, il racconto (forse autobiografico, ma che importa?) “Sebastiano”. Storia dello sfiorarsi, per un attimo, di due vite, quella di uno scrittore di mezza età, che vive in campagna, e quella di una bella e giovane e non irreprensibile nigeriana: una non-avventura d'amore e una vicenda dolorosa del nostro tempo, fra pathos e beffa del destino. Racconto che solo un bravo narratore del presente poteva scrivere.
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