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Pompei, gli affreschi di Moregine per la prima volta esposti al pubblico…

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ARTE

Pompei, gli affreschi di Moregine per la prima volta esposti al pubblico italiano

Gli affreschi di Moregine, rinvenuti nella villa romana dell'omonima località scoperta nel 1959 durante i lavori per la realizzazione dell'autostrada Napoli-Salerno, trovano casa all'interno della Palestra Grande di Pompei, riaperta al pubblico dopo sette anni di restauri. I manufatti pittorici, in larga parte rappresentativi del «rosso pompeiano», saranno il pezzo forte del percorso pompeiano inserito nel circuito del Mibact «Una Notte al Museo» che fino a ottobre prevede visite notturne al sito, ogni sabato, per gruppi di 40 persone al costo di 2 euro.

È la prima volta che vengono esposti in Italia, dopo una serie di tour all'estero: la collocazione prescelta – definitiva - è quella del portico meridionale della palestra, in un allestimento che punta a esercitare «grande impatto emozionale» attraverso «una suggestiva istallazione sonora, realizzata appositamente dal Centro ricerche musicali». A tenere a battesimo l'intervento, è stato il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini che ha parlato di «segnali positivi di rinascita del sito archeologico».

Il complesso architettonico di Moregine fu scoperto a circa 600 metri a sud delle mura di Pompei, presso la foce del fiume Sarno e del relativo antico scalo commerciale: un cortile porticato sul quale si affacciavano almeno cinque triclini affrescati e terme in via di costruzione. La difficoltà dello scavo, a causa della presenza della falda freatica, portò già all'epoca alla decisione di asportare le pitture. Tre i triclini su cui si è lavorato negli ultimi 50 anni, oggi esposti nella Palestra Grande. Il Triclinio A è composto da tre pareti dipinte che vedono raffigurate le muse e Apollo. Il Triclino B ritrae invece Castore e Polluce su pareti di colore nero. Il Triclinio C, invece, propone la personificazione della locale divinità fluviale (Sarno) su pareti rosse. Le pitture in IV stile, attribuibili all'età neroniana, erano opera della stessa bottega che decorò la più celebre Casa dei Vettii. Il complesso, da quanto è noto, apparteneva alla famiglia puteolana dei Sulpicii che da queste parti custodiva l'archivio contabile. Probabilmente aveva come finalità quella di ospitare piccoli gruppi di avventori, forse membri di un collegium. Lo scavo, ripreso in occasione della costruzione della terza corsia dell'autostrada, ha permesso di riportare in luce anche materiali di interesse quali tavolette cerate con contratti registrati, elementi architettonici e decorativi in legno perfettamente conservati. L'esposizione della Palestra Grande restituisce anche parte di questi materiali. A completare l'offerta turistica, l'istallazione artistica «Gioco delle Risonanze» in cui sistemi vibranti in acciaio cortèn e inox (cosiddetti Plafoni) puntano a far emergere la percezione dei volumi, delle forme e delle relazioni architettoniche degli affreschi.

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