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Stroncatura preventiva di questo numero

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LA MACCHINA DEL FANGO

Stroncatura preventiva di questo numero

Dopo il numero estivo di fiction italiana, IL sente il bisogno di risarcire i suoi lettori con un estratto dal prossimo romanzo di Jonathan Franzen. Davvero: per bilanciare il calibro degli autori dello scorso issue, non sarebbe bastato niente di meno del più grande scrittore americano vivente. Ma si tratta di un tributo alla letteratura americana, o di un'ottima scusa per sferzare il colpo finale alla cricca di letterati del Pigneto, sulla cui demolizione si basa in realtà gran parte della Cover Story? Il tributo al Grande Romanzo Americano, insomma, è o non è solo una premessa necessaria all'infografica che rinomina le uscite del Grande Raccordo Anulare con i titoli di tanti recenti romanzi italiani (anzi, romani)?

Così, l'intellighenzia liberal, non più paga dei tweet e degli articoli sempre più velenosi sul presunto sistema clientelare del gotha letterario romano, aveva bisogno di dedicarci una copertina intera: tanto per darvi l'idea di quanto la vittoria dello Strega di Lagioia può avergli roso il fegato!

Di gente che voleva scrivere l'articolo di Marchesini sullo sterile panorama letterario romano (ve lo dico io) Milano pullulava, ma alla fine il coraggioso è stato evidentemente quello con meno romanzi nel cassetto (chi di noi ne ha meno di tre, scagli la prima pietra). E alla fine, nella foga di far fuoco sugli scrittori megalomani, c'è andato di mezzo anche Antonio Moresco, intoccabile idolo che nessun aspirante Giovane Autore Italiano sano di mente si permetterebbe di ammettere di non leggere o di snobbare, e attorno al quale si raccolsero finanche scrittori coinvolti in questa stessa Cover Story, con la solita speranza (ma biasimateli!) di compensare le lacune del talento con la forza della Rivista Letteraria. Ma non mi sentirei di puntare il dito contro nessuno, anzi: lancio qui il mio appello per affiliarmi a qualcuna di queste cosche semi-talentuose in odore di premi (meritati o no, chi se ne frega!).

E mentre la battaglia tra i due schieramenti, sempre meno confusi, si va definendo (e i romani capoccioni, lo sappiamo, continueranno a voler fare i Franzen de' noantri), gli europeisti vanno in cerca col lumino di scrittori capaci di creare un'epica europea simile a quella americana (ma dove, di grazia? Al Teatro Valle, al cinema Sacher, o al bar di Pasolini?!). E i grafici di IL, la cui occupazione principale – alla faccia dei dilemmi ideologici degli autori – è di giocare coi Pantoni, si divertono a disegnare la metropolitana d'Europa (godetevi incredibili fanta-linee, tipo la “Prospettiva Battiato”).

Nel caos generale, Francesco Pacifico rimugina su che scarpe mettersi. L'art director Franchi, invece, non perde colpi: questo mese, gli è venuta l'ideona di inserire delle pagine tutte bianche. L'idea era così forte, che stavo per cedergli anche la mia pagina. Ma poi ho cambiato idea. Perché, visto il contesto rosicone verso i premi letterari, volevo approfittare per parlare un po' di Michele Masneri, in procinto pure lui di ritirare il premio di giornalismo Primizie (un nome così brutto, che potrebbe averglielo dato tranquillamente lui). Ora, io sono fan del Grande Romanzo Civile (o forse, “immobiliare”?) di Masneri. Adoro le sue trovate: tanto per dire, in questo numero suggerisce Renato Pozzetto alle Pari opportunità per tutti i ruoli gay che ha interpretato nella storia della commedia italiana, e traccia remoti e inquietanti legami dinastici tra la Grecia e la Baviera.

Sarebbe tutto fichissimo, se il suo stile facesse un minimo sforzo di intelligibilità verso il lettore. Ovvero, se rarefacesse le metafore composte da quattro elementi e prendesse una scossa ogni volta che usa la parola “poracci” (lo dice di cose animate o inanimate, e non è neanche romano, è del Lago di Garda) e “aspirazionale”, ecco, se Masneri rinunciasse a un quinto dei suoi riferimenti culturali sotto forma di salti mortali carpiati su pagina, farebbe un lavoro di pulizia franzeniano utile a fargli vincere premi meno inventati di quello di cui sopra (una specie di nuovo Strega per “milanesi”, che ogni anno cerca di strappare cervelli indecisi al Pigneto, al modico prezzo di un biglietto del treno Roma-Spotorno). Di nuovo, non mi sento di condannare nessuno, giacché anch'io, come tutti, sono spinta dalla forza aspirazionale (alias invidia), quindi se doveste vedermi sul porticciolo ligure a brindare a Masneri, non meravigliatevi. E se non mi vedete… Vuol dire che nessuno mi ha offerto il biglietto.

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