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Sapore vintage per «Operazione U.N.C.L.E.»

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Sapore vintage per «Operazione U.N.C.L.E.»

Chi si ricorda la serie tv anni Sessanta «Organizzazione U.N.C.L.E.»? Forse non molti, almeno tra le nuove generazioni, ma tra questi c'è sicuramente Guy Ritchie, regista che ha riadattato la, un tempo celebre, serie per dare vita al suo nuovo lungometraggio.
«Operazione U.N.C.L.E.», il film più atteso del weekend in sala, è ambientato proprio al culmine della Guerra Fredda e ripropone la “strana coppia” di personaggi dell'epoca, composta da un agente della CIA e da una spia del KGB, costretti ad allearsi per sventare i piani apocalittici di una potente organizzazione criminale.

Operazione a dir poco curiosa e distante dai canoni del cinema odierno, la pellicola unisce l'immaginario vintage degli anni Sessanta allo stile concitato e al gusto laccato del regista di «Lock & Stock» e «Snatch – Lo strappo».
Ne esce una bizzarra combinazione di elementi eterogenei, che alla lunga può anche stancare ma che ha comunque la forza di essere ambiziosa senza, fortunatamente, prendersi troppo sul serio.

Così così i due nuovi attori protagonisti: Henry Cavill e Armie Hammer gigioneggiano eccessivamente, risultando spesso sopra le righe.
Delude in toto, invece, «Southpaw» di Antoine Fuqua con protagonista Jake Gyllenhaal.
L'attore interpreta Billy Hope, un pugile che, all'apice del successo, vede la sua carriera stroncata da una terribile tragedia: l'amata moglie viene uccisa sotto i suoi occhi e Billy toccherà il fondo, abbandonato dal suo manager e impossibilitato a vedere sua figlia, allontanata dai servizi sociali a causa del suo comportamento violento. Un nuovo allenatore, però, gli darà una seconda possibilità.

Classica storia “dalle stelle alle stalle” e viceversa, «Southpaw» è una pellicola convenzionale e stereotipata, che ricorda troppo da vicino tanti altri film a sfondo pugilistico (dalla saga di «Rocky» a «Million Dollar Baby» di Clint Eastwood).
Pochi gli spunti degni di nota, tanto in una regia scolastica, quanto in un copione fiacco e scontato dal primo all'ultimo minuto.
Evitabile.

Infine, una menzione negativa anche per «Un'occasione da Dio» di Terry Jones.
Il regista, ex Monty Python, ha dato vita a una pellicola fin imbarazzante nella sua pochezza, incentrata su un essere umano come tanti che, improvvisamente, si trova ad avere un potere illimitato. La ragione è che un gruppo di alieni sta mettendo a punto un esperimento e l'ha scelto come cavia.
È un progetto nato vecchio, grossolano nelle gag adottate e totalmente privo di quella verve anarchica che aveva fatto grande il gruppo dei Monty Python.
Il protagonista Simon Pegg gioca di maniera, e anche il resto del cast appare spaesato e poco in parte. In originale, la voce del cane Dennis è del compianto Robin Williams.

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