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Sorpresa a Venezia: il cinese «Behemoth» emoziona la Mostra

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venezia 2015

Sorpresa a Venezia: il cinese «Behemoth» emoziona la Mostra

In pochi se lo sarebbero aspettato ma, in attesa di scoprire i vincitori al termine della cerimonia di chiusura di domani sera, l'ultimo giorno del concorso veneziano ha portato sotto la luce dei riflettori un titolo che potrebbe partire in prima fila nella corsa al Leone d'oro: «Behemoth», documentario cinese diretto da Zhao Liang, ha ricevuto tantissimi applausi da parte della critica internazionale e un riconoscimento importante sarebbe più che meritato.

Al centro della storia c'è una comunità mongola, i cui appartenenti lavorano senza sosta nelle miniere: non pensiamo, però, a un classico documentario d'impegno sociale, «Behemoth» è un'operazione dalla grande portata simbolica (il titolo fa riferimento a una leggendaria creatura biblica), attraversata da immagini che sembrano ritrarre un pianeta lontano e appartenere al cinema di fantascienza.

Il regista si è dichiaratamente ispirato alla Divina Commedia per seguire il percorso compiuto dai lavoratori: Zhao Liang descrive un'immensa catena industriale, in cui i colori rosso, grigio e blu rappresentano rispettivamente l'Inferno, il Purgatorio e il Paradiso.
Se fin dalle prime battute colpisce il suggestivo apparato visivo, altrettanto rilevante è la riflessione proposta sullo sviluppo urbano, messo sempre in primo piano rispetto alle condizioni in cui versano gli esseri umani che lo stanno realizzando. Il risultato è un'operazione urgente e necessaria, esteticamente impressionante e dotata di un finale potentissimo: indubbiamente uno dei film che rimarranno di questa Mostra 2015.

In concorso ha trovato spazio anche «Per amor vostro» di Giuseppe M. Gaudino con Valeria Golino. L'attrice interpreta Anna, una donna che da tanti anni si è completamente annullata per amore dei suoi tre figli. Ora che ha ottenuto un lavoro stabile, potrebbe finalmente affrancarsi dal violento marito e cambiare vita. Gioca bene col kitsch il regista campano e dà vita a un melodramma attraversato da momenti di grande bellezza, accompagnati da una colonna sonora notevole e da dialoghi sempre credibili.
Quella di Gaudino è un'idea di cinema tanto personale quanto rischiosa: a volte, infatti, si incorre in alcuni passaggi poco equilibrati e la parte conclusiva è un po' deboluccia.
Nell'insieme, però, ci si può accontentare, anche grazie all'ottima performance della protagonista Valeria Golino.

Infine, una segnalazione per «Gli uomini di questa città io non li conosco. Vita e teatro di Franco Scaldati» diretto da Franco Maresco.
Presentato fuori concorso, è un documentario sulla vita e le opere del drammaturgo Franco Scaldati, una delle figure teatrali più significative della seconda metà del Novecento.
Rispetto al grandioso «Belluscone – Una storia siciliana», presentato a Venezia lo scorso anno, lo schema narrativo è più tradizionale, ma, grazie soprattutto alla personalità di Scaldati (scomparso nel 2013), il risultato è tutt'altro che canonico o banale.
Maresco è efficace nel dare voce sullo schermo al teatro radicale e privo di compromessi dell'autore siciliano, riuscendo anche a ragionare sul contesto palermitano che, spesso senza conoscerlo, lo circondava. Emozionante e mai scolastico.

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