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Charles-Pierre Péguy contro l’omologazione culturale

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Charles-Pierre Péguy contro l’omologazione culturale

Un giorno si riuscirà a scrivere la storia non accademica delle influenze di Bergson sulla cultura francese del Novecento. Il suo pensiero, indipendentemente dalle valutazioni attuali, lasciò tracce profonde in Proust ma anche in Maritain e in numerosi intellettuali cattolici; senza il suo magistero non si potrebbero spiegare le correnti che si opposero a materialismo e positivismo o personaggi quali Charles-Pierre Péguy. Il quale oltre ad essere stato poeta, scrittore e per talune intuizioni profetiche filosofo, morì in guerra il 5 settembre 1914, a 41 anni, dopo essere stato tra l'altro pacifista e volontario.

Allievo all'École normale supérieure di Bergson , interruppe i corsi, perse la fede, si diede al socialismo, si batté tra l'altro per la revisione del processo Dreyfus e nel 1900 fondò la rivista i Cahiers de la quinzaine. Successivamente ritrovò la fede, non rinnegò nemmeno un sospiro delle sue scelte, polemizzò con i sacerdoti della ragione e anche con l'anarco-sindacalismo di Sorel, fu catalogato come un reazionario senza esserlo, si accorse che “subito dopo di noi comincia un'altra età, un altro mondo, il mondo di coloro che non credono più a niente e se ne vantano”.

Di Péguy esce in italiano, a cura di Giorgio Bruno, Zangwill: è un saggio del 1904, una polemica contro l'omologazione culturale che agli inizi del Novecento era già dilagante. Sono pagine che nascono come introduzione al racconto Chad Gadya! di Israel Zangwill, uno scrittore inglese di origini ebraiche che sarà pubblicato Cahiers. Un testo che suscita entusiasmo in Péguy, anzi addirittura egli lo definisce “poesia”. Il testo di colui che morirà all'inizio della guerra sulla Marna entra in polemica con Taine e Renan, i pensatori francesi più rilevanti della generazione a lui precedente. In esso si trovano anche riflessioni che meritano tutta l'attenzione: “Talvolta concepisco Dio come la grande festa interiore dell'universo, come l'immensa coscienza in cui tutto si riflette e si ripercuote. Ogni classe sociale è un ingranaggio, una leva di questa immensa macchina. Ecco perché ognuno ha le proprie virtù. Noi siamo tutti funzioni dell'universo”.

Charles Péguy, “Zangwill”, Marietti 1820,
pp. 100, euro 14

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