Cultura

Con Vinicio Marchioni “rivive” il poeta Dino Campana

  • Abbonati
  • Accedi
MAXXI

Con Vinicio Marchioni “rivive” il poeta Dino Campana

Con solo due scarpe in scena, un tappeto circolare di fogli sparsi e due sedie sopra cui sostava, ne aveva fatto un piccolo, ma già con una sua compiutezza, spettacolo ancora in divenire; poi, lasciato sedimentare per qualche anno a causa di impegni cinematografici e altri teatrali più impegnativi. Ora ci rimette mano, con ulteriori approfondimenti, riproponendolo in forma di reading nell'affollato piazzale del Museo Maxxi di Roma.

“La più lunga ora – Ricordi di Dino Campana”, è un monologo appassionato, tra realtà e mitologia, imperniato sugli ultimi 14 anni del poeta di Marradi trascorsi nel manicomio di Castel Pulci. Marchioni, autore e interprete, ne focalizza l'aspetto più intimo e delicato, facendo rivivere un flusso di pensieri che riprende le immagini della sua vita, della sua famiglia, del suo paese, delle sue montagne, ma soprattutto gli ultimi anni in manicomio. Anni dei quali si è sempre parlato poco. All'interrogativo di cosa possa fare un uomo per tutto quel tempo in quelle condizioni, l'attore romano risponde con un componimento di versi che non vogliono evidenziare la schizofrenia, la pazzia, quel suo essere compulsivo e violento di cui in genere si parla di più. Ricostruisce, invece, un sofferto percorso interiore di sopravvivenza negli anni dell'internamento in manicomio.

Accompagnati dalle musiche dal vivo di Ruben Rigillo, emergono visioni, ricordi, tremori, e quel buio dello spirito che lo accompagnò negli anni di segregazione. Non è più il poeta che, vagabondo, travolge ciò che incontra, come la piena di un fiume. Marchioni lo fissa nell'inseguire la vita e i suoi versi perduti, quei “Canti Orfici” smarriti che egli ricostruì con la fatica e la furia di chi non riesce a ricomporre la propria immagine. Rivive il tentativo di vendere personalmente le pagine di quel libro nei caffè letterari di Firenze per farlo pubblicare a tutti i costi pur di essere riconosciuto come poeta, «pur di esistere». Forse, sembra azzardare l'attore, i Canti Orfici sono stati il suo incubo, la sua persecuzione. Perché scrivere lo faceva esistere, e gli faceva affermare che “la poesia salverà il mondo”. “Ho scritto e parlato tanto, inutilmente. …Forse ho amato poco”, dirà nel finale. Per concludere col ricordo delle sue montagne, dell'odore dei sentieri e dei granai. E l'ultimo desiderio: “Mi piacerebbe ricordare l'odore dell'amore, della vita”.

“La più lunga ora. Ricordi di Dino Campana”, di e con Vinicio Marchioni, musiche di Ruben Rigillo, per “L'arte del racconto”, evento di YAP FEST 2015. A Roma, Piazza del MAXXI, il 16/9; a Ladispoli (Rm), il 18/9.

© Riproduzione riservata