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Straordinario «Inside Out»

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Straordinario «Inside Out»

La data tanto attesa è finalmente arrivata: nelle sale italiane esce «Inside Out», straordinario film d'animazione che ha incantato l'ultimo Festival di Cannes. Accanto a lui due film italiani, «Per amor vostro» di Giuseppe M. Gaudino e «L'attesa» di Piero Messina, e il francese «Marguerite» di Xavier Giannoli. Al centro di «Inside Out» c'è un'idea semplicemente geniale: le emozioni di una ragazzina di nome Riley, costretta a trasferirsi dal Minnesota a San Francisco per seguire il lavoro paterno, sono raffigurate da cinque simpatici personaggi (Gioia, Rabbia, Tristezza, Paura, Disgusto) che provano faticosamente a cooperare tra loro.

Magnifica metafora della fine di un'infanzia come tante, «Inside Out» riesce a toccare corde emotive profondissime, grazie a una narrazione ricca di strepitose trovate creative e di personaggi (si pensi al già memorabile Bing Bong) che non si dimenticheranno facilmente. Si piange, si ride, ci si emoziona: è un capolavoro per grandi e piccini, brillante e malinconico allo stesso tempo, capace di ricordarci (e, forse, di insegnarci) che senza la tristezza non si potrà mai conoscere la vera gioia.

Tra le nuove uscite spicca anche «Per amor vostro» di Giuseppe M. Gaudino con Valeria Golino. L'attrice interpreta Anna, una donna che da tanti anni si è completamente annullata per amore dei suoi tre figli. Ora che ha ottenuto un lavoro stabile, potrebbe finalmente affrancarsi dal violento marito e cambiare vita. A quasi vent'anni di distanza da «Giro di lune tra terra e mare», Gaudino torna al cinema di finzione e firma un melodramma che gioca bene con il kitsch, accompagnato da una notevole colonna sonora e da scelte visive di grande suggestione (la fotografia è in bianco e nero ma ci sono improvvisi sprazzi di colore). È un'idea di cinema ambiziosa e rischiosa, tanto che non manca qualche caduta narrativa e anche il finale non è dei migliori, ma resta una pellicola italiana come se ne vedono poche e Valeria Golino, bravissima, si è meritata la Coppa Volpi che le ha tributato la Mostra di Venezia.

In concorso al Lido c'era anche «L'attesa», opera prima di Piero Messina. Juliette Binoche veste i panni di Anna, una donna segnata da un lutto improvviso. Poco dopo, alla sua porta appare Jeanne, ragazza francese fidanzata con suo figlio Giuseppe. Ma quest'ultimo, che l'ha invitata a trascorrere qualche giorno in Sicilia nella casa di famiglia, non c'è e Jeanne dovrà aspettarlo. Già assistente di Sorrentino, Piero Messina dimostra una buona mano registica soltanto nelle prime battute mentre, a lungo andare, il copione ridondante e poco verosimile fa perdere slancio anche all'apparato visivo. Debole tutta la parte conclusiva. Peccato. Infine, una menzione per l'interessante «Marguerite» di Xavier Giannoli, storia di un'eccentrica donna dell'alta società parigina degli anni Venti, così innamorata del canto da non rendersi conto di essere terribilmente stonata.

Prendendo spunto dalla vera storia dell'ereditiera americana Florence Foster Jenkins, Giannoli firma un intenso ritratto femminile, in perfetto equilibrio tra commedia e melodramma, farsa e tragedia. Forte di buoni tempi di montaggio, ed esteticamente elegante, il film ha validi spunti ma si perde in una parte finale prolissa e non all'altezza di quanto si è visto in precedenza. Ottima, in ogni caso, la prova della protagonista Catherine Frot in uno dei ruoli più difficili della sua carriera.

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