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La torre della canzone

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Yolo

La torre della canzone

GIRLFRIEND IN A COMA (The Smiths, 1987). Qualche anno fa sono andato a vedere Morrissey in concerto al Teatro romano di Ostia antica. Era una data del tour che seguiva la pubblicazione di Ringleader of the Tormentors, l'album che aveva registrato durante il suo lungo soggiorno a Roma. Era il disco della struggente Dear God, Please Help Me (quella in cui cantava: «I am walking through Rome / with my heart on a string» sopra un tappeto d'archi arrangiati da Ennio Morricone) e di You Have Killed Me, con tutti quei riferimenti a Pasolini, a Visconti e alla Magnani. Il Nostro, insomma, quella sera giocava in casa. Tanto che, a un certo punto, con l'espressione marpiona, s'è lasciato sfuggire: «So che qui vicino, al Palazzo dello Sport dell'Eur, stasera suona Bob Dylan. Cosa posso dire a voi che avete scelto di venire a vedere me e non lui? Solo questo: saggia decisione».

È stato allora che sono partite le note di Girlfriend in a Coma, il primo singolo estratto dall'album d'addio degli Smiths, Strangeways, Here We Come. Il genio pop di Johnny Marr sforna un blando andamento reggae su cui Morrissey può esercitare tutto il suo cinismo letterario. La storia è già nel titolo, il più sgradevole ad aver mai scalato le classifiche britanniche: c'è un ragazzo al capezzale della sua fidanzata in coma: «Lo so, è davvero grave» dice, affranto, per poi ammettere: «Ci sono stati momenti in cui avrei potuto strangolarla. Ma, sapete, non lo sopporterei / se dovesse accaderle qualcosa».

Il tizio sembra consumato dal rimorso, vero? Implora i medici: «Fatemela vedere ancora, vi prego!». Ma poi chiede: «Pensate che se la caverà?» e ci sembra di scorgere un lampo luciferino nei suoi occhi ipocritamente velati di pianto. Viene il sospetto che l'inconsolabile fidanzato non speri altro che la poveretta tiri le cuoia. In effetti, il suo estremo saluto suona piuttosto sarcastico: «Bye bye, baby, baby goodbye» le dice, accennando a un vecchio pezzo dei Four Season. E così ce lo immaginiamo, mentre esce dall'ospedale: le mani in tasca, scende la scalinata fischiettando Bye Bye Baby, incontro a un giorno pieno di sole. «Qualunque cosa tu scriva in un testo per definire l'amore e l'odio, Morrissey lo farà meglio» ha detto una volta Noel Gallagher. Giusto.

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