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La vita e le sofferenze dell'uomo al centro del percorso artistico di…

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biografia

La vita e le sofferenze dell'uomo al centro del percorso artistico di Svetlana Alexievich

“Un monumento alla sofferenza e al coraggio nella nostra epoca”. Così è stata definita dalla giuria del Premio Nobel per la Letteratura 2015, “l'opera polifonica” della scrittrice bielorussa Svetlana Alexievich, appena insignita del più importante riconoscimento letterario del mondo.

Autrice di opere epocali come Preghiera per Černobyl (e/o edizioni 2002), La guerra non ha un volto di donna (inedito in Italia), Ragazzi di zinco (e/o edizioni 2003) e, più di recente, dello straordinario La fine dell'uomo rosso (Bompiani 2014), Alexievich ha inventato un metodo di indagine e un genere letterario capaci di dare conto di come vivono, amano, soffrono, sperano e smettono di sperare l'uomo e la donna comuni nel caos della storia contemporanea nel suo farsi.

La sua opera, che nasce da un meticoloso lavoro di ascolto di centinaia e centinaia di persone apparentemente senza storia, è una sorta di diario del presente e delle sue spaventose aporie. Per arrivare alla stesura di Preghiera per Černobyl Alexievich trascorre sei anni là dove il disastro nucleare ha cancellato d'un colpo la possibilità di vivere, lasciando tuttavia intatto il paesaggio in cui esseri umani, piante e animali hanno sempre vissuto. Astratta, invisibile, la catastrofe ha ridisegnato il mondo materiale e mentale dei sopravvissuti, li ha costretti a ridisegnare la propria mappa temporale e spaziale, a diffidare dei sensi che da sempre ci fanno da guida orientandoci nel mondo. La scrittrice li avvicina, va letteralmente a vivere con loro, assumendo su di sé i loro stessi rischi, creando quella condizione di condivisione che, sola, permette di dirsi con fiducia.

La stessa operazione, più di recente, l'autrice fa con il monumentale La fine dell'uomo rosso, esito di tredici soffertissimi anni di ricerca, incontro, dialogo con diverse generazioni di uomini e donne ‘sovietici' e “ex-sovietici”. Ne esce una cartografia nitida e straziante della storia del secolo scorso e di quello appena iniziato, in bilico tra utopia e disincanto, illusione, inganno, speranza e resistenza. Le parole che Alexievich raccoglie e con cura e rispetto enorme ci restituisce attraverso la sua scrittura sono la storia umile di persone in carne ed ossa, l'unica storia possibile in un'epoca che annienta i corpi e ne teorizza la virtuale scomparsa.

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