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Che cosa penseranno i carcerati pisani del «Critone»?

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FILOSOFIA MINIMA

Che cosa penseranno i carcerati pisani del «Critone»?

Per una pura coincidenza due collaboratori storici di questo supplemento, entrambi filosofi, anzi logici (entrambi insegnano negli Usa, uno a New York e l'atro a Irvine), mi scrivono a proposito di iniziative filosofiche in carcere. «L'anno prossimo insegnerò un corso di logica al carcere di Sing Sing (ai carcerati, non ai secondini) - mi scrive Achille Varzi -. Quello di insegnare nelle carceri è un progetto al quale lavoro da tempo, e adesso finalmente dovrebbe andare in porto, anche perché Columbia ha avviato un'iniziativa chiamata Justice in Education che mira proprio a un'offerta di questo tipo».

E a proposito di Justice Ermanno Bencivenga mi annuncia che giovedì 15 ottobre si appresta a lanciarsi in un'impresa forse senza precedenti. Si presenterà alla casa circondariale di Pisa, dalle 10 alle 12, per parlare con i detenuti del Critone, uno dei primi dialoghi di Platone, da cui emerge nitida l'immagine di Socrate. Bencivenga non terrà una lezione cattedratica ma proverà a fare una vera discussione con i detenuti. Per questo ha chiesto e ottenuto che tutti i partecipanti ricevessero il testo e lo leggessero. Il Critone più di ogni altro testo impone Socrate come modello di laicità dell'etica occidentale.

Socrate vi enuncia in modo chiaro la sua tesi secondo cui non bisogna mai far male a nessuno e in particolare non bisogna mai rispondere al male con il male, e poi applica queste tesi alla sua situazione: è in carcere, condannato ingiustamente e in attesa dell'esecuzione, ma argomenta all'amico Critone, che cerca in tutti i modi di convincerlo a evadere, che questo non sarebbe giusto, anche se i più l'approverebbero. La nostra convivenza civile si regge sul rispetto delle leggi, e ogni violazione di quelle leggi e regole, per quanto fatta con buone intenzioni, per quanto minima, incide nella tenuta e credibilità, quindi nell'integrità, della comunità. Quindi è un'ingiustizia.

E indipendentemente da quanto altri hanno fatto a lui, Socrate non commetterà questa ulteriore ingiustizia e serenamente attenderà l'esecuzione della sua condanna. «Quando spiego questo testo ai miei studenti – mi scrive Bencivenga –, chiedo sempre loro: quanti semafori rossi dovranno essere violati prima che la gente non li prenda più sul serio? o quante piccole frodi sulle tasse? o quanti falsi in bilancio? e quanta responsabilità ha chi ne compie anche uno soltanto? Vado in carcere con grande umiltà, aspettandomi di imparare da persone per cui questo tema ha un impatto che io non riesco neanche a immaginare».
@Massarenti24

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